giovedì 16 gennaio 2014

TRA SICILIA E CALABRIA C’E’ UNA BOMBA NEL MARE: IL VULCANO MARSILI

E’ IL VULCANO PIU’ GRANDE D’EUROPA E SECONDO UNO STUDIO RECENTE E’ IN ATTIVITA’, CONTRARIAMENTE A QUANTO SI PENSAVA. MA IL FUTURO E’ INCERTO

Nel Mar Tirreno giace tranquillo (speriamo ancora per molto tempo), ma anche sottovalutato, il Vulcano Marsili, ritenuto addirittura il più grande d’Europa (lunghezza di 70 e una larghezza di oltre 30 chilometri). Un gruppo di ricerca internazionale che comprende l’Istituto per l'ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Iamc-Cnr) e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma (Ingv), ha rivelato che contrariamente a quanto si pensava, il vulcano è ancora attivo e deve essere monitorato.

LA SCOPERTA - Lo studio sul vulcano è stato condotto attraverso una campagna di esplorazione, cominciata nel 2006 a bordo della nave oceanografica Universitatis, che ha indagato sulla natura di questo vulcano sottomarino, della cui potenziale pericolosità si discute molto poichè è nota da tempo la sua attività sismica e idrotermale. Alla ricerca hanno collaborato anche l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti, la Schlumberger Information Solutions di Madrid, la Leibniz University di Hannover e la società Eurobuilding Spa di Servigliano.
Mattia Vallefuoco dell’Iamc-Cnr ha spiegato: "Nel corso della missione, finalizzata ad acquisire nuovi dati sui prodotti emessi dal Marsili e sulla loro età, è stata prelevata ad una profondità di 839 metri una colonna di sedimento che ha evidenziato due livelli di ceneri vulcaniche dello spessore di 15 e 60 centimetri, la cui composizione chimica risulta coerente con quella delle lave del vulcano". 
Per risalire all’età degli strati di cenere i ricercatori si sono serviti del carbonio 14. Guido Ventura, ricercatore Ingv, che ha speigato che "le due analisi eseguite sui gusci di organismi fossili contenuti nei sedimenti hanno fornito rispettivamente età di 3000 e 5000 anni, si tratta di datazioni che testimoniano una natura almeno parzialmente esplosiva del Marsili in tempi storici".

OCCORRE MONITORARLO - Lo scienziato ha continuato affermando la necessità di condurre nuove ricerche "per implementare un sistema di monitoraggio che possa valutare l’effettiva pericolosità connessa a una possibile eruzione sottomarina". Non è da escludere che il Marsili venga inserito nella lista dei vulcani italiani attivi come Vesuvio, Campi Flegrei, Stromboli, Etna, Vulcano e Lipari.

DAL GIAPPONE INTANTO ARRIVA UN ALTRO ALLARME SUL VESUVIO – Intanto il più famoso vulcanologo giapponese Nakada Setsuya, in Italia per la XII Conferenza mondiale dei geoparchi di Ascea, in Cilento lancia un grido di allarme su una possibile eruzione del Vesuvio: "Gli italiani dovrebbero stare molto attenti e premunirsi a una simile evenienza già da ora", ha aggiunto il professore.
Ma non si sbilancia sui tempi di una presunta esplosione. "Anche se non si può prevedere quando, è importante ricordare che è un vulcano attivo e non dormiente", dice. Ma sarebbe proprio nell'impossibilità di prevedere un tale evento catastrofico con un certo anticipo il principale problema.
I segnali di pericolo, aggiunge Nakada, sarebbero gli sbuffi e i rigonfiamenti, sintomo di movimenti sempre più violenti all'interno del Vesuvio. Poi il vulcanologo spiega che, essendo difficile prevedere un'eruzione, la quale può avvenire anche nel giro di un'ora, è necessario tenere strettamente sotto controllo la situazione.

Per ora il Vesuvio fortunatamente dorme, per buona pace dei tifosi di alcune squadre di calcio. E più che allarmare, sta incantando come fa da secoli nei panorami mozzafiato del Golfo di Napoli.


(Fonti: Libero1, Libero2)

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