IL SUO AEREO SI E’ SCONTRATO CON UNO SPAZZANEVE FUORI POSTO
ALLO SCALO DI VNUKOVO, DOVE SI ACCINGEVA A RIENTRARE A PARIGI. LA SUA MORTE
RICORDA QUELLA DEL NOSTRO NUMERO UNO DEL PETROLIO
Dalla Russia ci arriva un’altra morte “strana”, di quelle
che danno ossigeno alle teorie complottiste. Ma questa volta ad averla
eventualmente ordinata non può essere il governo russo stesso, come si sospetta
per altre morti come quelle della giornalista Anna
Politkovskaja, o dell’oppositore politico Aleksandr Val'terovič Litvinenko,
o del Presidente
polacco Lech Kaczynski e di altri vertici. E’ quella del CEO del colosso
petrolifero francese Total, Christophe de Margerie e di altre tre persone dello
staff, morti lunedì sera in seguito a uno scontro dell’aereo su cui si
apprestavano a rientrare a Parigi da Mosca con uno spazzaneve sulla pista prima
del decollo. L’incidente si è verificato all’aeroporto di Vnukovo. In un primo momento si era anche detto che il
conducente dello spazzaneve che si trovava fuori posto fosse risultato ubriaco. De Margerie si era espresso in favore della
Russia contro le sanzioni europee, ma si era procurato altri nemici; proprio come il
Top manager dell’Eni Enrico Mattei, pure morto in uno strano incidente aereo in
Algeria il 27 ottobre 1962.
I NEMICI DI DE MARGE - Il top
manager era reduce da un maxincontro a porte chiuse degli investitori stranieri
(fiac) con il premier Dmitri Medvedev sulle sanzioni, in cui, secondo quanto
trapelato già ieri, il business occidentale si era dichiarato contrario alle
misure punitive nei confronti della Russia decise dai governi occidentali.
Christophe de Margerie, 63 anni, era uno dei più potenti
uomini di Francia. Il quotidiano parigino Le Monde scrive che de Margerie (una
carriera quarantennale all’interno della Total) aveva rivolto mercoledì scorso,
in un’intervista, un appello al governo di Parigi a «decisioni coraggiose> e
«credibili», precisando che era venuto «il momento di interrogarsi sui limiti
del modello francese». In particolare il patron della più grande impresa
francese per volume d’affari prendeva di mira il «risorgere del colbertismo»,
cioè la dottrina politica che privilegia l’intervento dello stato per
proteggere le economie nazionali, quando la globalizzazione avanza in modo
troppo rapido, a danno delle singole realtà nazionali. «Il colbertismo è la
quintessenza dello stato interventista – diceva de Margerie – e per definizione
è contrario all’internazionalizzazione».
Forse era giunto il momento di farlo fuori e assegnare la
Total a personaggi più accomodanti.
IL CASO MATTEI - E veniamo al caso Mattei, fin da subito
liquidato come uno dei comuni incidenti aerei. Ma il Manager del colosso
petrolifero aveva tanti nemici: il governo italiano che voleva svenderlo ai
privati, la Mafia, le compagnie petrolifere concorrenziali.
Il 20 settembre 1994 il gip di Pavia autorizza la riapertura
delle indagini nei confronti di ignoti. La riapertura era stata chiesta dalla
procura pavese che, per competenza, aveva ricevuto dalla procura di
Caltanisetta l’estratto delle dichiarazioni rese da un pentito di mafia. Il 5
novembre 1997 il pubblico ministero di Pavia Vincenzo Calia giunge a questa
conclusione: “l’aereo, a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, William Mc
Hale e Inrneio Bertuzzi, venne dolosamente abbattuto nel cielo di Bascapè la
sera del 27 ottobre 1962. Il mezzo utilizzato fu una limitata carica esplosiva,
probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i
portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. Di più non si riesce a scoprire
e le domande rimangono. Enrico Mattei stava per spezzare la morsa costruita
attorno a lui dal cartello petrolifero che escluse l’ENI dal mercato
petrolifero internazionale, negandogli concessioni nei paesi produttori alla
pari con le altre compagnie petrolifere. Mattei allora dichiarò guerra al
sistema neocoloniale delle concessioni, offrendo ai paesi produttori un accordo
rivoluzionario, il 75% dei profitti contro il 50% finora offerto dalle
compagnie, e la qualificazione della forza lavoro locale. Il cartello reagì
furiosamente, giungendo a rovesciare governi, come quello libico, che avevano
accettato l’offerta e aperto all’ENI prospettive di grandi forniture. Nel 1962,
quando si andava prospettando la soluzione della questione algerina, Mattei era
riuscito ad aggirare il blocco. Sostenendo il Fronte di Liberazione Nazionale
(FLN), Mattei aveva ipotecato un trattamento preferenziale verso l’ENI dal
futuro governo. Si pensava allora che l’Algeria possedesse, al confine con la
Libia, le più vaste riserve di petrolio inesplorate del mondo. Parallelamente a
Mattei si mosse De Gaulle, che decise di riconoscere l’indipendenza algerina.
Come contropartita, la compagnia petrolifera francese ottenne gli stessi
privilegi dell’ENI. L’ingresso trionfale dell’ENI sul mercato petrolifero era
quindi quasi assicurato.
Non solo, l’Executive Intelligence Review, attraverso una
ricostruzione minuziosa del caso Mattei, afferma che il presidente dell’Eni,
alla fine, era riuscito ad aprire un dialogo con la Casa Bianca, nonostante la
stampa internazionale avesse dipinto Mattei come un pericoloso sovversivo
anti-americano. Mattei, per l’Eir, era riuscito a far capire alla nuova
amministrazione Kennedy che tutto ciò che desiderava era essere trattato alla
pari, che egli non ce l’aveva con l’America ma con i metodi coloniali applicati
dalle “sette sorelle” del petrolio. L’amministrazione Kennedy accettò il
dialogo e fece pressioni su una compagnia petrolifera, la Exxon , per concedere
all’Eni dei diritti di sfruttamento. L’accordo sarebbe stato celebrato con la
visita di Mattei a Washington, dove avrebbe incontrato il Presidente Usa e
ottenuto il conferimento di una laurea honoris causa da parte di una
prestigiosa università statunitense.
Alla vigilia di quel viaggio, il 27 ottobre 1962, Mattei fu
assassinato. Un anno dopo, fu ucciso Kennedy. In un rapporto confidenziale del
Foreign Office del 19 luglio 1962, si leggeva che “il Matteismo” era
“potenzialmente molto pericoloso per tutte le compagnie petrolifere che operano
nell’ambito della libera concorrenza (…). Non è un’esagerazione asserire che il
successo della politica ‘Matteista’ rappresenta la distruzione del sistema
libero petrolifero in tutto il mondo”. E quindi Mattei andava eliminato, in un
modo o nell’altro.
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