IL FILM TRATTO DAL BEST SELLER DI E.L. James STA FACENDO INCETTA DI INCASSI ANCHE AL CINEMA. MA
HA SUBITO VARIE CRITICHE
E’ già stata ribattezzata “Cinquanta sfumature di noia” la
trasposizione cinematografica del Bestseller dell’autrice E. L. James giunta
anche nelle sale italiane, la quale sta riscuotendo un ottimo successo
commerciale, soffiato anche dalle grandi aspettative alimentate dalla sua
versione cartacea. Che vanta su numeri incredibili: tradotta in 51 lingue in
tutto il mondo, vendendo, ad oggi, oltre 100 milioni di libri ed e-book
diventando una delle serie più acquistate di sempre. Ha anche due seguiti, dove
al posto del grigio nel titolo, troviamo il giallo e il rosso. E pare che la
Universal abbia dato il via libera a una trasposizione anche per essi. Ma prima
parlavamo di noia. Già, perché, stando a un po’ di recensioni sul web,
autorevoli o frutto di recensori amatoriali che in rete abbondano, il film di
trasgressivo non ha proprio nulla. Tanto che, per Massimo Bertarelli, è inutile
perfino il Vietato ai minori di 14 anni, dicendo ironicamente, come suo stile,
che andava messo il V.M. 99 per quanto è noioso. A funzionare pare sia solo la
prima parte.
LA TRAMA - Racconta la relazione
tra la studentessa del college Anastasia Steele (Dakota Johnson) e il
miliardario ventisettenne Christian Grey (Jamie Dornan). I due si incontrano
perché la ragazza, per sostituire la sua coinquilina giornalista bloccata da
un'influenza, si trova ad intervistare il bell'imprenditore dagli occhi grigi e
magnetici. Anche se è ingenua e inesperta, si lascia iniziare da lui al sesso
sadomaso. Alla lunga però, l'ossessiva mania di controllo e i desideri perversi
del giovane uomo peseranno sul rapporto.
PROTAGONISTI BRAVI, MA IL COMPLESSO
DELUDE - La trasposizione sul grande schermo non tradisce l'essenza del
romanzo di cui ricrea fedelmente certe situazioni e migliora alcuni dialoghi ma
certamente omette molti degli eccessi presenti nella versione cartacea. Si dice
che l'autrice dei libri, E.L. James, sia intervenuta per convincere la regista,
Sam Taylor-Johnson, a rendere più incisive le scene di sesso, eppure se c'è
qualcosa di noioso, lento, ripetitivo e poco accattivante sono proprio le
riprese dedicate alle pratiche bondage. Finché al centro della scena c'è il
corteggiamento di Christian nei confronti di Anastasia, il film funziona ed ha
ritmo; si salva anche tutta la prima fase di conoscenza fisica tra i due, ma
quando tra i protagonisti si inserisce come terza incomoda la famosa stanza dei
giochi, anziché farsi piccante la vicenda inizia paradossalmente a perdere
vivacità.
Gli attori sono davvero avvenenti e si muovono in location
bellissime, ma i loro amplessi sono incolori, privi di trasporto ed eccitazione,
come se i due stessero dando la dimostrazione asettica di un particolare tipo
di condotta sessuale.
Il personaggio di Anastasia, ben interpretato dalla giovane
Dakota (figlia di Melanie Griffith e Don Johnson) si fa sempre più piagnucoloso
con il passare dei minuti e quel suo vedere continuamente il bicchiere mezzo
vuoto non sembra espressione di un dramma interiore quanto una tecnica
manipolativa ben più sottile ed efficace di quelle conosciute dal suo partner
che, pur candidatosi a farle da dominatore, si comporta in maniera più
sentimentale di quanto ci si aspetterebbe.
Jamie Dornan, nei panni di Mr. Grey,
non è mai credibile come individuo arrogante e calcolatore, figuriamoci
sociopatico. Per quanto riguarda gli altri personaggi, sono abbozzati e
sottoutilizzati. In definitiva si tratta di un blockbuster in grado di
convincere e coinvolgere chi ha amato la serie letteraria da cui è tratto ma
anche chi al cinema cerca un tipo di evasione oscillante tra il romantico e il
softcore; a tutti gli altri apparirà invece come una mediocre e deprimente
erotizzazione di "Cenerentola" e "Pretty Woman".
MEGLIO ULTIMO TANGO A PARIGI - Cosa dire, ogni epoca ha ciò che merita, forse. Ma con un
po’ di curiosità si possono comunque riscoprire opere (cinematografiche e non)
appartenenti ad epoche non proprie. Anzi, per valutare bene il presente e
costruire il futuro, bisogna conoscere quanto meglio possibile il passato. E
allora, agli adolescenti che oggi si entusiasmano per questo film, farei vedere
Ultimo tango a Parigi, del grande Bernardo Bertolucci con l’immenso Marlon
Brando e una giovane Maria Schneider. La pellicola fu così rilevante da
rilanciare la carriera del primo (da alcuni anni fu un po’ emarginato per il
suo impegno politico e di lì a poco fu scelto per interpretare Don Vito Corleone
ne Il Padrino) e lanciare la seconda (che però ebbe una carriera tormentata dai
guai con alcol e droga). La famosa e scandalosa scena del burro, si è scoperto solo
qualche anno fa per ammissione del regista, fu addirittura improvvisata sul set
all’insaputa dell’attrice.
Altre epoche, altri personaggi.
(Fonte: Il
Giornale)
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