CINQUE SENATORI, DUE DEPUTATI E UN SOTTOSEGRETARIO PASSANO
CON IL PD. RESTANO POCHI MEMBRI ALLA CAMERA, MENTRE SPARISCE IN SENATO. PESANO
I VOTI PROSCIUGATI DAL PD ALLE EUROPEE
Gli italiani non hanno certo dimenticato il suo nome,
accostandolo a termini quali austerity, choosy,
governo dei professori, imu, larghe intese, esodati ed altri ancora. Parlo di
Mario Monti, Professore della Bocconi, incaricato
da Napolitano nel novembre 2011 per rimettere in riga l’Italia facendo ciò
che ci impone l’Europa. Peccato che quel governo i sacrifici li chiese a
chi già ne faceva da anni, solamente sfiorando i Paperoni e gli evasori. Dopo
poco più di un anno Forza Italia decise di staccare la spina al suo Governo e
si tornò alle urne. Nel frattempo, Napolitano lo nominò Senatore a vita, gesto anticamera
di una futura Presidenza della Repubblica. Ma il Professore aveva preso gusto a
governare e così decise di creare un suo partito: Scelta
civica, convinto di poter tornare a fare il Premier. Ma gli italiani, che
in genere hanno memoria corta, quando vengono toccati nelle tasche ricordano,
eccome. E così dal 20% dei sondaggi alle urne prese un’umiliante
8%, riducendosi così a nuovo
Mastella della politica italiana. Poi la mazzata
finale alle ultime elezioni europee, dove si è presentata insieme a Centro
democratico e Fare, attestandosi su un misero 0,7%. Di qui la graduale fuga di
deputati e senatori, ultima quella di venerdì scorso.
L’ULTIMA FUGA DI VENERDI’ - Si
allarga il numero di parlamentari che lasciano Scelta Civica per approdare nel
Pd: al ministro dell'Istruzione e senatrice Stefania Giannini, il viceministro
allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, i senatori Pietro Ichino, Linda
Lanzilllotta, Gianluca Susta e Alessandro Maran, si sono aggiunte le deputate
Ilaria Borletti Buitoni e Irene Tinagli. Resta invece nel partito, con il
fondatore Mario Monti, il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.
Complessivamente sono quindi 5 senatori, 2 deputati e il sottosegretario
Calenda che non è parlamentare, che passeranno con il Gruppo dei Democratici.
"Il Pd renziano- si legge in una nota - ha assorbito il
centro della società prima ancora che quello politico. Ha assorbito la base
sociale ed elettorale di Scelta Civica che, infatti, alle elezioni europee nel
maggio scorso ha scelto in massa le liste di questo nuovo Pd. È così venuta
meno la ragion d'essere originaria di Scelta Civica, che rischia di ridursi a
un piccolo partito dedicato". Per questo, aggiungono, "accogliamo
l'invito rivoltoci da Matteo Renzi a un percorso e a un approdo comuni e
riteniamo che si debba andare nella direzione che i nostri elettori ci hanno
già indicato. Per questo decidiamo di aderire ai gruppi del partito democratico
di Senato e Camera, alcuni di noi anche al partito stesso".
Ma questa annessione è stata giudicata opportunistica da
Monti (che ha già lasciato il partito da lui fondato mesi fa per dedicarsi
completamente a fare il Senatore a vita) e non viene vista benissimo da una
parte della sinistra Pd, che vede così crescere la parte moderata e liberale
del partito.
L’EMORRAGIA DI PARLAMENTARI
– Inizialmente Scelta civica contava su 37 deputati e 14 senatori. Nel giro di
pochi mesi, a seguito del risultato elettorale al di sotto delle aspettative e
a causa sia delle differenti prospettive politiche tra l'ala liberale del
partito e quella cattolica e popolare, sia del rifiuto dell'UdC di confluire
nel nuovo soggetto politico, il partito va in crisi.
Il 17 ottobre 2013 Mario Monti rassegna le dimissioni da
presidente di Scelta Civica proprio per via di dissidi interni al partito e il
15 novembre 2013 il suo successore pro tempore Alberto Bombassei decide di
porre fine all'alleanza con l'UdC. Lo stesso giorno Mario Mauro lascia il
partito. Le due componenti, però, continuano a fare gruppo unico alla Camera e
al Senato.
Il 10 dicembre 2013 avviene formalmente la scissione di
alcuni parlamentari: alla Camera fuoriescono dal gruppo Lorenzo Dellai,
Federico Fauttilli, Fucsia Nissoli, Gian Luigi Gigli, Gregorio Gitti, Mario
Marazziti, Gaetano Piepoli, Domenico Rossi, Milena Santerini, Mario Sberna, Gea
Schirò Planeta, insieme agli altri eletti nelle liste dell'UDC, e confluiscono
nel nuovo gruppo Per l'Italia; al Senato invece viene creato un nuovo gruppo
parlamentare, chiamato Scelta Civica con Monti per l'Italia, a cui aderiscono
Gianluca Susta, Alessandro Maran, Stefania Giannini, Gianpiero Dalla Zuanna,
Benedetto Della Vedova, Pietro Ichino, Linda Lanzillotta e Mario Monti, mentre
gli scissionisti lanciano, il 28 gennaio 2014, un nuovo partito chiamato Popolari
per l'Italia.
Il partito è dunque sparito al Senato, mentre alla Camera
conta ancora qualche reduce. Ma ormai è questione di tempo. A Monti non resta
che sciogliere questa creatura politica mai decollata e pressoché inutile. Se
non per lui e per chi lo ha seguito. Un partito borghese e capitalista che nel
Pd di Renzi ha trovato una nuova opportunistica collocazione.
(Fonti: LaRepubblica,
Wikipedia)
erano un partito da 0,7%...
RispondiEliminacambia poco o nulla
A caval donato non si guarda in bocca...
RispondiEliminaPiù che essere decollato il partito, è decollato Mario Monti. Nel senso che è senza collo, non avendo una testa da poggiarci sopra.
RispondiEliminaTutto fa brodo per Renzi basta che sia di DESTRA.
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