DI TANTO IN TANTO NEL MONDO SI CONSUMA UN GRAVE INCIDENTE,
ULTIMO IN AZERBAIGIAN
Un nuovo sversamento di petrolio sta inquinando il mare di
qualche angolo del Globo. Con effetti catastrofici. Nel Mar Caspio, nella parte
amministrativamente appartenente all'Azerbaijan, lo scorso cinque dicembre
un'esplosione di una piattaforma petrolifera gestita dalla multinazionale Guneshli
field ha provocato ben trentadue morti e quarantadue feriti. Nello stesso
giorno, un'altra piattaforma della compagnia è crollata in mare e sono morte
tre persone.
RIEVOCA IL DISASTRO NEL GOLFO DEL
MESSICO - Trattasi del più grande disastro ambientale dopo lo scoppio
della Piper Alpha nel 1988 consumatosi nei mari del Nord. Il quale rievoca
quello che ha coinvolto la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, affiliata
alla British Petroleum, nel Golfo del Messico. Lo sversamento è iniziato il 20
aprile 2010 ed è terminato 106 giorni più tardi, il 4 agosto 2010, con milioni
di barili di petrolio che ancora galleggiano sulle acque di fronte a Louisiana,
Mississippi, Alabama e Florida, oltre alla frazione più pesante del petrolio
che ha formato ammassi chilometrici sul fondale marino.
È il disastro ambientale più grave della storia americana e
tra i più drammatici della storia. Drammatiche infatti le conseguenze su flora
e fauna di quei luoghi, ma anche per gli umani che vi abitano. I quali, oltre
ai danni per la salute, stanno facendo anche i conti con i pesanti danni alle
proprie attività di sussistenza. Pesca in primis.
LE PIATTAFORME PRESENTI IN ITALIA
- Ma non illudiamoci che certi disastri siano lontani da noi italiani. In
Italia ci sono ben nove piattaforme petrolifere attive in mare e riguardano
1.786 kmq di mare. In particolare, nell'Adriatico, coinvolgendo Marche, Abruzzo
e Puglia. E nel Canale di Sicilia, lo stesso oggi già tristemente noto per le
morti in mare dei profughi.
A queste aree marine interessate dalle trivelle se ne
potrebbero aggiungere altre. Attualmente le
richieste e i permessi per la ricerca di petrolio in mare
riguardano soprattutto l’Adriatico centro
meridionale, il Canale di Sicilia e il mar Ionio. Un ultimo
permesso di ricerca rilasciato riguarda anche il golfo di Oristano in Sardegna.
La corsa all'oro in mare non si ferma dunque, malgrado i vari disastri che di
tanto in tanto flagellano qualche mare nel Mondo.
ALTRE IN ARRIVO - L'attuale
Governo in carica, oltre a non investire nelle rinnovabili, ha anche dato il
consenso alla realizzazione di una nuova piattaforma nell'Adriatico. Trattasi
del progetto di Ombrina Mare, grazie al quale si realizzerebbe a pochi
chilometri dalla Costa dei Trabocchi una nuova piattaforma petrolifera,
collegata a una nave-raffineria operante poco più al largo.
Col suo assenso, il Ministero dello sviluppo economico
ignora più aspetti, oltre ai succitati disastri mondiali: che dieci Regioni
hanno promosso un referendum sulle trivelle, i cui quesiti sono al vaglio della
corte di Cassazione. Che tutte le Regioni italiane hanno adottato all’unanimità
il così detto “Manifesto di Termoli”, con cui si esprime la contrarietà dei
governi locali all’accentramento delle decisioni sui temi dell’energia e della ricerca
e sfruttamento di petrolio e gas in particolare. Infine, che lo Sblocca Italia,
predisposto per spalancare i nostri mari ai petrolieri, è al momento oggetto di
un ricorso promosso da sette Regioni e pendente presso la Corte Costituzionale.
Avevano proprio ragione i Litfiba, che già alla fine degli
anni '80 dicevano: ''stanno uccidendo il mare e noi li lasciamo fare…' (Peste).
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