Lo dicono le
statistiche Eurostat, che ci collocano tra gli ultimi posti in europa
Le generazioni
italiane nate tra gli anni '60 e gli anni '80 sono cresciute col mito del
''pezzo di carta che ti apre le porte del mondo del lavoro''. E così tanti
giovani hanno conseguito diplomi, lauree o dottorati, certi che avrebbero
guadagnato tanto, avrebbero svolto lavori meno faticosi e più appaganti.
Sognavano di fare gli ingegneri, gli avvocati, gli insegnanti, i notai, gli
psicologi, i sociologi, i giornalisti, gli scrittori, i manager. E via
discorrendo. Vuoi mettere la fatica di fare l'idraulico, il muratore, l'autista
o il falegname?
Peccato però che l'illusione portata dal '68 che tutti
potevano istruirsi facilmente e avere una vita di successo, si è scontrata con
la dura realtà. Negli anni, ci siamo ritrovati con milioni di bocciati
reiterati, laureati fuori corso, diplomati e laureati disoccupati. Un esercito
di sedotti e abbandonati da una rivoluzione culturale condotta dalla borghesia,
risultata illusoria, arrivista e superficiale.
IL PEGGIORAMENTO NEL TEMPO DELLA
SITUAZIONE OCCUPAZIONALE – In Italia a incidere pesantemente sullo
sviluppo economico è stata una recessione iniziata a metà anni '70 con la crisi
petrolifera, andata avanti tra alti e bassi fino ad oggi, acuendosi dopo il
2008. L'Italia in quarant'anni non si è mai evoluta economicamente. Non ha mai
realmente convertito l'industria in altri settori alternativi. Ha sempre
cercato nell'occupazione pubblica la panacea di tutti i mali. Ma ciò è servito fino
a inizio anni '90, quando anche l'occupazione statale è venuta sempre più a
ridursi. E di conseguenza, per laureati e diplomati è terminato anche quello sbocco.
E oggi Eurostat dirama nuovi dati drammatici, che ci dicono quanto in Italia
non convenga studiare. Almeno che non si imparino almeno due lingue straniere e
si scappi appena terminati gli studi.
I DATI NEGATIVI SULL'OCCUPAZIONE PER
LAUREATI E DIPLOMATI - L’Italia quasi fanalino di coda in Europa
sull’occupazione dei suoi laureati a 3 anni dal titolo accademico: solo poco
più della metà (il 52,9%) risulta lavorare, il dato peggiore nell’Unione
europea dopo la Grecia. Lo dicono le statistiche Eurostat, per cui la media
dello stesso dato nell’Ue a 28 nel 2014 è stata dell’80,5%. Per i diplomati
italiani la situazione è ancora peggiore con solo il 30,5% che risulta occupato
a 3 anni dal titolo (40,2% per i diplomi professionali).
Nel complesso le persone tra i 20 e i 34 anni uscite dal
percorso formativo occupate in Italia nel 2014 erano appena il 45% contro il
76% medio in Europa, indietro quindi di oltre trenta punti rispetto all’Ue a
28. Paesi in testa alla classifica sono invece la Germania (90%), la Gran
Bretagna (83,2%) e la Francia (75,2%).
Anche per la cosiddetta educazione terziaria (dalla laurea
breve al dottorato) i dati non sono confortanti: l’Italia si situa sempre al
penultimo posto dopo la Grecia con il 52,9% (93,1% la Germania).
Per l’Italia si è registrato un crollo delle percentuali di
occupazione dopo il titolo con la crisi economica. In particolare tra il 2008 e
il 2014 la media di giovani occupati a tre anni dal titolo nell’Unione europea
è scesa di otto punti, mentre in Italia è crollata di oltre venti punti dal
65,2% al 45%. Nello stesso periodo in Germania la percentuale è cresciuta
dall’86,5% al 90%.
Dopo i tre anni, in realtà, la situazione migliora ma non
più di tanto.
POCHI LAUREATI - I laureati,
che trovano lavoro più facilmente rispetto ai diplomati, in Italia sono
comunque pochi: secondo le statistiche Eurostat riferite al 2014 sui giovani
nella fascia tra i 30 e i 34 anni gli italiani hanno la maglia nera con appena
il 23,9% di laureati a fronte del 37,9% della media Ue. Il dato è migliorato
rispetto al 19,2% del 2008 ma meno di quanto abbiano fatto in media gli altri
Paesi.
C'entrerà lo scoraggiamento per i dati di cui sopra? Pochi,
che non lavorano neppure. Figuriamoci se fossimo in troppi, aggiungendo alla
crisi l'aggravante di una selvaggia concorrenza. Già comunque presente,
complice la scarsità di posti a disposizione.
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