A LANCIARE L'ALLARME SONO IL Comitato civico San Giovanni, Coalizione Stop Biocidio e Forum
Diritti e Salute
Napul est mill
paur. Parafrasando Pino Daniele il gioco di parole è subito fatto. Si parla
spesso, senza peraltro che si faccia qualcosa di concreto, di Terra dei fuochi
o di Bagnoli. Ma a Napoli città c'è un altro quartiere vittima del disastro
ambientale: San Giovanni a Teduccio. A denunciarlo diverse organizzazioni che
operano sul territorio, come il Comitato civico San Giovanni, la Coalizione
Stop Biocidio e il Forum Diritti e Salute. In questo quartiere dimenticato
dalle amministrazioni susseguitesi da anni e un tempo industriale, l’esposizione
ad elevati quantitativi di contaminanti ha comunque presentato il conto: tumori
alla vescica o all’utero, casi di mieloma, malformazioni, infertilità.
IL PROBLEMA – Come racconta
il Corriere
del Mezzogiorno, gli esperti intervenuti in consiglio comunale, tra cui il
presidente Isde Napoli Giuseppe Comella e l’uro- andrologo esperto di patologia
ambientale Luigi Montano parlano senza remore di una stretta correlazione tra
l’inquinamento e l’insorgenza di particolari tipi di patologie tumorali o
l’infertilità nelle popolazioni esposte. «E’ evidente che alcuni tipi di
contaminanti possono generare particolari tipi di patologie- spiega Comella -.
Raccogliendo i dati sui casi di tumore registrati e isolandoli per i vari
quartieri di Napoli vengono fuori elementi sconcertanti. Napoli e provincia
superano di gran lunga la media nazionale».
Il problema non è assolutamente circoscritto alla cosiddetta
Terra dei Fuochi - aggiunge Montano -. La città di Napoli e la sua provincia
sono profondamente inquinate. Per iniziare ad essere propositivi anziché
passivi, è possibile sottoporsi agli esami effettuati sugli spermatozoi. Nello
studio EcoFoodFertility sono state evidenziate alterazioni del liquido seminale
e danni al Dna particolarmente significativi sulla base della zona di
residenza. Il seme è un significativo rilevatore della qualità ambientale e una
spia della salute dell’uomo».
I RESPONSABILI - A partire
dal 1999 l’ex centrale termoelettrica Enel Napoli- Levante viene venduta alla
Tirreno Power Spa. Nel 2004, la società avvia la procedura per costruire la
nuova centrale turbogas di Vigliena ottenendo la non assoggettabilità a Via.
Sul punto, viene persino sollevata un’interrogazione parlamentare dall’
onorevole pentastellato Luigi Gallo. Ma non accade nulla. Poco distanti dalla
centrale, la Darsena Petroli e lo smaltimento di carburanti, il dragaggio e
l’ampliamento del porto per far spazio al nuovo Terminal di Levante.
«Napoli Est è una bomba ecologica - dichiarano i comitati -.
Lo scorso 28 ottobre dai rubinetti è uscita acqua nera. Per l’Asl quell’acqua
non era potabile, ma per tre giorni nessuno ha fatto nulla. Poi, il primo
dicembre, è partita l’inchiesta della magistratura e dell’Antimafia: l’accusa,
per la Q8, è di smaltimento di rifiuti tossici. Intanto a Vigliena procede
l’allargamento dell’area portuale che si sta mangiando il mare e porta
nell’area orientale decine di tir e container mentre, nei mesi scorsi, si sono
ripetuti gli allarmi per la Centrale a Turbogas. Sono passati - proseguono-
trent’anni dall’esplosione dell’Agip a San Giovanni con morti, feriti e
idrocarburi in mare. Tutto questo ha avuto effetti gravissimi sulla nostra
salute. E’ arrivato il momento di dire basta».
LE PROPOSTE - Ma il
quartiere, non si rassegna. Se su Napoli Est qualcuno vuol far calare il
silenzio, loro gridano più forte. Chiedono un incontro in Prefettura, la
delocalizzazione definitiva della Q8, uno screening sanitario di massa inerente
all’area orientale e industriale della città di Napoli, un tavolo di confronto
sull’allargamento dell’area portuale e provvedimenti di messa in sicurezza o
bonifica delle aree contaminate già individuate. Ma soprattutto, chiedono di
essere ascoltati. Di allontanare, per una volta, quella nube di indifferenza
che per anni si è addensata sul destino di un intero quartiere.
Nessun commento:
Posta un commento