Le elezioni presidenziali russe si concludono con la scontata vittoria di Dmitry Medvedev, che si attesta intorno al 70%, più o meno quanto ottenne Putin 4 anni fa. Poco più che quarantenne egli ha tutte le carte in regola per proseguire la strada intrapresa dal suo predecessore per un ammodernamento in senso liberale della Russia (un liberalismo alquanto selvaggio oserei dire) e per continuare il potenziamento militare del Paese. Meno scontata l’affluenza alle urne, tant’è che alla vigilia ci si aspettava un’affluenza molto bassa. Ed invece ha sfiorato il 70%.
Medvedev incarna la nuova Russia liberale che avanza, avendo avuto nella compagnia Gazprom (colosso russo del gas) il ruolo di Presidente del consiglio dei direttori nel 2000; e per questioni economiche è un volto noto anche in campo internazionale, per i maxicontratti del gas, firmati da Gazprom con le principali compagnie europee e mondiali.
Gli oppositori, tra cui il più votato è stato il comunista Gennady Zyuganov con il 17,77% dei voti, nonché gli osservatori internazionali, denunciano brogli elettorali. Ieri sera all'ex campione di scacchi, Kasparov, che guida la coalizione extra-parlamentare anti-Putin, è stato impedito l'accesso alla Piazza Rossa.
Insomma, la Russia si starà anche ammodernando in chiave liberale, ma a farne le spese è la democrazia.
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