lunedì 1 settembre 2008

L’ITALIA COMPRA L’AMICIZIA DELLA LIBIA

L’Italia verserà in 25 anni ben 5 miliardi di dollari alla Libia, per ripagarla di quarant’anni di colonialismo. In particolare, i soldi saranno investiti in: un'autostrada costiera che attraverserà tutta la Libia, dall'Egitto alla Tunisia; la costruzione di alloggi; borse di studio per studenti libici e pensioni di invalidità per quei mutilati vittime delle mine anti-uomo poste dall'Italia sul territorio libico durante il periodo coloniale.



Il rapporto conflittuale tra Italia e Libia iniziò nel 1911, anno in cui il Governo Giolitti decise di invadere il Paese nordafricano, sottratto così all’Impero ottomano, per la solita mania italiana di volersi creare imperi invadendo Paesi geograficamente piccoli e militarmente di potenza inferiore. Colonizzazione che durò fino al 1951, quando la Libia si dichiarò indipendente, complice anche un’Italia logorata dalla Guerra Mondiale.
Nel 1956 fu siglato un accordo bilaterale, che prevedeva tra i punti più importanti, garanzie per gli italiani stabilitisi lì. Tuttavia, il rapporto tra i due Paesi si inasprì quando al potere arrivò il colonnello Gheddafi, nel 1969, che non riconobbe tale trattato, finendo nell’anno successivo, per confiscare i beni agli italiani prima e ordinare la loro espulsione poi (tant’è che il 7 ottobre divenne la festa nazionale della vendetta verso gli italiani).
Negli anni successivi il rapporto è stato sostanzialmente fatto di alti e bassi, soprattutto perché l’Italia imputa alla Libia il mancato controllo delle coste che provoca quindi lo sbarco di migliaia di clandestini, e di contro, la Libia critica l’Italia per non aver ancora concretizzato il risarcimento per i danni subiti dal colonialismo.


Ecco però che il Cavaliere ha pensato di risolvere anche questo problema: ha siglato così quell’accordo di cui sopra. Con la speranza di avere come controparte, un maggiore controllo delle proprie coste da parte del Paese libico (per fronteggiare lo sbarco continuo di clandestini a Lampedusa), e di avere relazioni di favore per quanto concerne il petrolio.
Si sono però detti indignati ed increduli gli italiani membri dell’AIRL (Associazione italiani rimpatriati dalla Libia), poiché aspettano da 38 anni un risarcimento per i beni sottratti dallo Stato libico, oltre alla cacciata dallo stesso. Se dovessimo seguire la logica del rimborso per danni compiuti ad altri Stati in passato, allora dovremmo anche risarcire Romania, Slovenia, Grecia, Albania, Etiopia e chi sa chi altri, per le sofferenze fattegli patire tramite le invasioni durante il regime fascista. Infondo, orde di clandestini arrivano anche da altri Paesi africani e quindi investimenti sarebbero graditi anche in quei Paesi, sicuramente molto meno ricchi di quello di Gheddafi. E poi, la Libia ha il dovere di controllare le proprie coste per scongiurare l’arrivo di clandestini, e non devono certo essere pagati per farlo. Oltretutto, non mi pare che lo Stato italiano durante tutto il corso del suo famigerato colonialismo abbia compiuto barbarie in quello Stato, anzi, se non ricordo male, i libici, come del resto gli etiopi (salvo dopo l’arrivo delle leggi razziali anche lì dopo il ’38), hanno anche un buon ricordo dell’Italia, anche per le opere compiute soprattutto durante il fascismo.

Non credevo che le nostre sempre disastrate casse statali, potessero permettersi un impegno così gravoso nel tempo. Ah già, dimenticavo il petrolio libico.

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