martedì 11 maggio 2010

IL CENTRO DIREZIONALE, “LA MANHATTAN” COSTOSA E IN DECADENZA DI NAPOLI

Il Centro direzionale di Napoli (o CDN) è una cittadella ubicata nel quartiere di Poggioreale, a ridosso della Stazione Centrale di Napoli, e costituisce l’unico quartiere formato da grattacieli sia in Italia che in Europa meridionale.

Le sue origini risalgono alla metà degli anni sessanta, quando il Comune di Napoli individuò un'area industriale dismessa dell'estensione di circa 110 ettari per la costruzione di un nuovo quartiere da adibire prevalentemente ad uso uffici; ciò anche nell'intento dichiarato di decongestionare il traffico del centro cittadino.

Fu però solo nel 1982, dopo numerosi progetti bocciati, che il progetto fu affidato al famoso architetto giapponese Kenzo Tange (scomparso nel marzo 2005), e circa tre anni dopo la presentazione del suo progetto si avviarono i cantieri. Il maggior numero dei progetti di Tange si trovano in Giappone, ma anche in Italia ha progettato diverse opere: a Bologna le torri del quartiere fieristico (1967), a Catania il quartiere Librino (1971), a Napoli il Master Plan per il Centro Direzionale di Napoli (1995), a Milano è l'autore del progetto urbanistico del Quartiere Affari di San Donato Milanese (1990-99) dove ha realizzato la sede BMW-Italia (1998) e la torre AGIP (1999). Ha ricevuto numerosi riconoscimenti in diversi Paesi, fra i quali la medaglia d'oro del RIBA, dell'AIA e dell'Accademia francese di architettura, e nel 1987 il premio Pritzker, il maggior riconoscimento a livello mondiale per l'architettura.

La costruzione dei grattacieli venne affidata ad architetti di fama internazionale: tra gli altri, Renzo Piano disegnò il palazzetto dell'Olivetti, Massimo Pica Ciamarra, affiancato da un team di architetti qualificati, si occupò delle due Torri ENEL, e Nicola Pagliara progettò le Torri del Banco di Napoli oltre che il Palazzo dell'Edilres.

La struttura è caratterizzata da una piattaforma (2 milioni e mezzo di mq di cemento) su cui si susseguono piazze di varie forme e dimensioni, circondate da piante e in alcune vi sono anche fontane. E’ divisa in 6 “isole” (divise dalla lettera A alla G), e il vero “fiore all’occhiello” sono ovviamente i grattacieli, tra cui quello dove vi è la sede di Telecom Italia rappresenta la torre più alta, con 129 metri d'altezza, rappresentante altresì il secondo edificio abitabile più alto d'Italia, dopo il milanese Palazzo Lombardia di 161 metri.

Torre di Telecom Italia:




Seguono altre dodici torri, che vanno dalle due torri Enel (122 metri) alle due del Banco di Napoli (70 metri). Il complesso ospita anche le sedi del Consiglio e della Giunta regionale della Campania, e del Tribunale di Napoli; vari negozi che vanno dall’abbigliamento alle cartolerie, alla ristorazione; dalle varie aziende più o meno rinomate, fino alle agenzie di lavoro interinale. Non manca una chiesa con forme avveniristiche.

Il Centro direzionale è munito di numerosi parcheggi, sia all’esterno del complesso sia nella parte sotterranea. Prevede altresì scale mobili che ad essi ricongiungono, ma anche alla metropolitana sottostante (la linea 3) e alla circumvesuviana che collega la provincia ad est di Napoli (in realtà arriva fino a Baiano in provincia di Avellino) con i comuni vesuviani.

A partire dal 2007, ospita anche la nuova sede delle Facoltà di Ingegneria e di Scienze e Tecnologie dell'Università degli Studi di Napoli "Parthenope".

Per il futuro sono previsti nuovi progetti, ossia servizi per l'intrattenimento ed aree verdi, tra cui un laghetto posto nel parco, dotato di chalet, una piscina coperta e attrezzature sportive all'aperto. Inoltre è in fase di progettazione un'ulteriore fermata della linea 1 della metropolitana, denominata ovviamente “Centro Direzionale”.

Visto dall’alto, il Centro direzionale offre un suggestivo “colpo d’occhio”, poiché interpone la propria modernità alla parte antica del centro storico di Napoli. Il tutto sotto l’occhio vigile, ma speriamo ancora dormiente, del Vesuvio.



Veduta dall’alto del complesso:






Bene, fatta questa doverosa presentazione di cotanto prodigio dell’urbanistica moderna (almeno sulla carta), è giusto ora sottolinearne gli aspetti negativi, critici e diciamo pure…vergognosi. Li riporterò di seguito in ordine decrescente, ossia partendo dal più squallido.

1) Il Centro direzionale di Napoli è stato costruito sulla foce del fiume Sebeto, su di una zona paludosa. Il fiume Sebeto nasce dal Monte Somma, e fin ad inizio ‘900 era una risorsa per i pescatori, nonché per i lavoratori di grano che di fatti lo utilizzavano per alimentare il movimento dei mulini; poi a seguito di ripetute cementificazioni e deviazioni lungo il suo percorso, causate anche dai movimenti tellurici e dalle eruzioni del Vesuvio, oggi di esso non resta che un breve fiumiciattolo, chiamato in dialetto "o’ Sciummitiello". Prima di questo mortificante ridimensionamento, il fiume confluiva nel mare.

Nonostante tutto però il Sebeto è ancora vivo, tanto che l’acqua spinge dal basso (ovviamente) per uscire, provocando crepe nel pavimento, oltre che allagamenti nella parte sotterranea del parcheggio, e allagamenti nelle sale che un tempo fungevano da oratorio di una Chiesa adiacente al complesso; una Chiesa ivi presente da 500 anni ma che solo da quando è stato costruito il C.d. ha cominciato ad avere tali problemi.

Nel sottosuolo del Centro vi sono infatti le idrovore (pompe usate per assorbire ed asportare grandi masse d’acqua, in particolare per opere di bonifica o in casi di alluvione), onde evitare un allagamento dei parcheggi e l’inondazione delle strade circostanti, che comporterebbero oltre che danni alle auto o ai cavi elettrici, anche seri problemi al traffico, già di per sé sovente congestionato.

Recenti studi hanno dimostrato inoltre che tutta l'area del centro sprofonda di qualche centimetro ogni anno. Il geologo Riccardo Caniparoli ha definito il Centro Direzionale “come una barca con delle falle dove entra acqua”.



Anche il Tg1 si è occupato del caso, ecco il video:


2) La zona del Centro direzionale, a parte le ore “di punta” per la presenza come detto di numerosi uffici e negozi, rappresenta una zona socialmente degradata e abbandonata a sé stessa, ad alto rischio di rapine e stupri. Ciò perché di sera il complesso è scarsamente illuminato, e nel periodo invernale, quando il sole cala prima, tale situazione di degrado inizia già nelle ore centrali del pomeriggio, tanto da rendere poco raccomandabili anche i parcheggi sotterranei, privi di controlli. D’altronde il complesso è ubicato in una zona molto degradata, vicina ad una piazza pure abbandonata a sé stessa, Piazza Nazionale, per non parlare di via Poggioreale, Via Argine che collega Napoli al quartiere Ponticelli, e infine, la zona degradata alle spalle della Stazione centrale (corso Meridionale).

Un vero peccato, essendo il centro fornito anche di giardinetti che potrebbero costituire un’area per il divertimento dei più piccoli o i giovanissimi, resa invece “off limits” dopo il tramonto; diventando, di contro, un’area molto adatta per altre attività poco afferenti con la legge.

3) La struttura del Centro direzionale è in evidente decadenza, poiché il pavimento presenta numerose crepe e mattonelle frammentate; i parcheggi sotterranei per l’effetto sopradescritto dell’acqua presentano evidenti infiltrazioni nelle pareti, ma anche laghetti (chiamarli pozzanghere sarebbe riduttivo); le scale mobili sono ormai ferme da qualche anno, mentre la grande fontana situata all’ingresso (ovvero provenendo dal lato della stazione centrale di Napoli), è quasi sempre chiusa.



Foto pavimentazione danneggiata:









































Foto fontana senz’acqua:


























Foto scala mobile ferma:




























4) Tutti quei grattacieli erano davvero indispensabili? Non pochi sono i locali chiusi, o utilizzati saltuariamente. Sebbene effettuare il calcolo di una percentuale degli uffici utilizzati sul totale di quelli esistenti, sia difficile da fare; anche per la scarsa collaborazione che si troverebbe da parte degli utilizzatori.
Comunque, i soldi incassati dal Comune di Napoli nella vendita dell'area su cui è sorta questa Manhattan napoletana, che il cantante Federico Salvatore nella canzone “Se io fossi San Gennaro” (canzone molto critica su Napoli, che gli è costata la carriera) descriveva come un "un orinale" e "un infarto nella storia" composto da "grattacieli di dolore", opera di un "costruttore che ha perduto la memoria", sicuramente sono stati una marea, che forse è meglio tenere segreta. Comune che non si è curato poi dello stato "ex-post" del complesso, costruito tra l'altro senza un rigoroso e chiaro piano urbanistico (ultimamente sono stati deliberati altri progetti però non ancora avviati).

L'unico a fornirmi cortesemente una risposta è stato il sig. Luigi Necco, tramite la trasmissione che conduce, "L'emigrante", di cui riporto un estratto della puntata, tagliando ovviamente le parti dove fa nomi e da il numero di telefono di un responsabile, che di fatto mi ha poi contattato:



In fin dei conti, il Centro direzionale rappresenta un progetto avveniristico e ambizioso, una grande area pedonale dove si concentrano varie attività commerciali, spazi verdi, grattacieli. Peccato però per i “difetti” prima menzionati che oggi lo degradano nella categoria dei “mostri urbanistici” dell’era moderna, trovandosi per altro in buona e abbondante compagnia.



(Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Centro_direzionale_di_Napoli, http://it.wikipedia.org/wiki/Kenzo_Tange, Tg1, http://www.conteanolana.it/uomini%20illustri%20libro%20R-Z/Sebeto%20%28Fiume%29.htm, http://maxsomagazine.blogspot.com/2010/04/il-centro-direzionale-di-napoli-perde.html, Canale9)

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