Con un lungo articolo il New York Times ha puntato il dito contro Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, poiché «(…)al tempo in cui era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, avrebbe potuto prendere misure decisive negli anni ’90 per evitare che lo scandalo della pedofilia si diffondesse come una metastasi da un Paese all’altro, crescendo in proporzioni tali da minacciare adesso di consumare il papato». L’articolo prende come una “palla al balzo” la decisione della Corte Suprema americana sulla possibilità di processare la Santa Sede per un caso di molestie sessuali perpetrate dal clero locale.
Ancora, il quotidiano ricorda come il Vaticano abbia tenuto nel 2000 un meeting segreto dopo le ripetute preoccupazioni espresse dai vescovi anglosassoni sull’argomento, che l’anno successivo produsse la decisione di attribuire all’allora Cardinale Joseph Ratzinger l’autorità di occuparsi direttamente dei presunti scandali. In realtà però, continua il giornale, l’ufficio guidato dal futuro Pontefice, denominato “Congregazione per la Dottrina della Fede”, aveva assunto già la competenza sui casi di abusi sessuali da circa 80 anni (nel 1922), ma per i due decenni in cui è stato a capo di quell’ufficio, il futuro Papa non ha mai affermato quella autorità.
Il New York Times rimarca anche il fatto che oggi la crisi degli abusi sta divampando nel cuore cattolico dell’Europa e il Vaticano sta rispondendo ancora agli abusi dei preti con troppa lentezza, mentre è assediato da un mondo esterno che vuole che si muova più velocemente e con più decisione.
Speriamo che sia fatta giustizia quanto prima per tutte quelle “pecorelle” protagoniste, loro malgrado, di abusi da parte di chi invece, al contrario, avrebbe dovuto metterle sulla retta via, prepararle ad affrontare le difficoltà del Mondo con la forza della fede, e a trasmetterla a quante a loro volta si sarebbero rivolte loro in futuro. Ma anziché trovarsi docili pastori, quelle pecorelle si sono ritrovate feroci lupi, che hanno trasmesso loro solo insicurezza e un ingiusto senso di colpa, inadeguatezza, attraverso una disumana e disgustosa violenza fisica protratta negli anni, fin dalla tenera età.
Giustizia in terra dunque, prima che in Cielo…
(Fonte: La Stampa)
Ancora, il quotidiano ricorda come il Vaticano abbia tenuto nel 2000 un meeting segreto dopo le ripetute preoccupazioni espresse dai vescovi anglosassoni sull’argomento, che l’anno successivo produsse la decisione di attribuire all’allora Cardinale Joseph Ratzinger l’autorità di occuparsi direttamente dei presunti scandali. In realtà però, continua il giornale, l’ufficio guidato dal futuro Pontefice, denominato “Congregazione per la Dottrina della Fede”, aveva assunto già la competenza sui casi di abusi sessuali da circa 80 anni (nel 1922), ma per i due decenni in cui è stato a capo di quell’ufficio, il futuro Papa non ha mai affermato quella autorità.
Il New York Times rimarca anche il fatto che oggi la crisi degli abusi sta divampando nel cuore cattolico dell’Europa e il Vaticano sta rispondendo ancora agli abusi dei preti con troppa lentezza, mentre è assediato da un mondo esterno che vuole che si muova più velocemente e con più decisione.
Speriamo che sia fatta giustizia quanto prima per tutte quelle “pecorelle” protagoniste, loro malgrado, di abusi da parte di chi invece, al contrario, avrebbe dovuto metterle sulla retta via, prepararle ad affrontare le difficoltà del Mondo con la forza della fede, e a trasmetterla a quante a loro volta si sarebbero rivolte loro in futuro. Ma anziché trovarsi docili pastori, quelle pecorelle si sono ritrovate feroci lupi, che hanno trasmesso loro solo insicurezza e un ingiusto senso di colpa, inadeguatezza, attraverso una disumana e disgustosa violenza fisica protratta negli anni, fin dalla tenera età.
Giustizia in terra dunque, prima che in Cielo…
(Fonte: La Stampa)
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