mercoledì 1 settembre 2010

BOOM DI MARIJUANA COLTIVATA “IN CASA”. MONTE FAITO, LA COLOMBIA NAPOLETANA


In forte aumento gli italiani col “pollice verde”; non quelli che rispettano l’ambiente però, bensì coloro che coltivano marijuana nei propri giardini di casa o anche in un semplice vasetto riposto fuori al balcone; molti giovani e giovanissimi per uso privato (come spesso veniva fatto a partire dagli anni ‘70), ma tante sono le catene di produzione per immetterne sul mercato grosse quantità dal sicuro profitto.
In molti casi infatti i carabinieri hanno ritrovato in appartamenti o cantine centinaia di bustine pronte per lo smercio. Clamoroso però il caso del Monte Faito (già agli onori della cronaca per la sparizione di Angela Celentano), facente parte della catena dei Monti Lattari,  che erge tra Castellamare di Stabia e (prevalentemente) Vico Equense, in Provincia di Napoli. Lo scorso luglio, un’intera piantagione di canapa indiana per un totale di 180 esemplari di “cannabis indica” disposta su tre livelli adiacenti tra di loro per un quantitativo complessivo di oltre 130 chilogrammi, che sul mercato avrebbero fruttato 120 mila euro, è stata individuata e sequestrata dai carabinieri della stazione di Vico Equense; la piantagione si trovava in una delle zone più impervie del Monte Faito, invisibile anche da perlustrazioni in elicottero, e tutte le piante erano ben curate e rigogliose. I militari dell’Arma hanno rinvenuto sul posto anche dei contenitori di acqua utilizzati per innaffiare sistematicamente le piante di canapa indiana che avevano raggiunto un’altezza fino a due metri. In seguito alla comunicazione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata sono stati gli stessi carabinieri ad estirpare l’intera piantagione sequestrando le 180 piante per la successiva distruzione.
Interessanti sono gli interrogativi che si pone il Presidente dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, tra l’altro ex Assessore ai parchi della provincia di Napoli: nel 2007 la Provincia di Napoli e la Regione Campania hanno acquistato dalla Fintecna il Monte Faito; il perfezionamento del passaggio di proprietà è avvenuto nel 2008 quando è stato previsto anche un sistema di sorveglianza per evitare abusi e la distruzione del bosco. Oggi è incredibile che né la polizia provinciale né i sorveglianti della Regione si siano mai accorti di una coltivazione in larga scala di marijuana con oltre 30 piantagioni e decine di tonnellate del prodotto sequestrato dai carabinieri. Possibile mai, si chiede Borrelli, che un business così ampio sia passato totalmente inosservato? Infine, aggiunge che altra stranezza è il ritrovamento, nel totale disinteresse delle istituzioni, di cani e i gatti massacrati nei mesi scorsi ed in particolare nel mese di marzo proprio sulla montagna, che in un primo momento hanno fatto sospettare, per le modalità di uccisione, di una setta satanica. Forse, si chiede Borrelli, sono stati in realtà uccisi in modo barbaro per evitare che il loro fiuto sgamasse le coltivazioni. In tal caso, conclude, la criminalità organizzata non solo sarebbe artefice di coltivazioni illegali di marijuana ma anche dello sterminio di oltre 40 animali randagi.
Al di là della questione, pur grave, del Monte Faito trasformatosi in una Colombia partenopea, è giusto far tornare in auge la questione relativa alla liberalizzazione delle droghe leggere. Qualche speranza in merito si era avuta col precedente Governo Prodi, quando si parlava di un limite in un tot di grammi per il possesso personale. Poi tutto si è concluso in un nulla di fatto, vuoi per la presenza di democristiani e moralisti all’interno dello stesso Governo, vuoi per la caduta dello stesso e l’insediamento di un Governo ipocritamente moralista, fintamente buonista come quello vigente, che non solo ha chiuso le porte ad ogni possibilità in tal senso, ma ha anche peggiorato la legislazione vigente per altre questioni, scadendo nel proibizionismo e nella censura (vedi prostituzione e alcolismo).
Proibire determinate sostanze e merci significa renderle anche più attraenti per i giovani, nonché renderle prede dei canali illegali e criminali. I quali immettono sul commercio prodotti anche di bassa qualità, mettendo ancora più a rischio i loro consumatori.
La proposta firmata Livia Turco atta a modificare la legge proibizionista firmata Fini-Giovanardi in materia, tra le altre, di droghe leggere, poteva costituire un buon punto di partenza per superare ormai arcaici stereotipi, vecchie paure e credenze, che altro non fanno appunto che favorire i mercati illegali. Chissà però quanto dovrà ancora trascorrere per un provvedimento in tal senso, ritrovandoci in Parlamento soprattutto politici dalla mentalità retrò, e sul nostro territorio la sede del Vaticano; il cui giudizio severo pochi politici sembrano voler davvero sfidare (oggi neanche presenti in Parlamento).


(Fonti: Blog.Libero.itStabiachannel.it)

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