Con l’Assemblea costituente dello scorso weekend a Rho (Milano), il partito dei finiani è ufficialmente nato. Ma ci sono già polemiche sulle nomine
E’ durata quanto una gravidanza vera e propria la gestazione di Futuro e libertà, iniziata nel maggio scorso dopo il famoso scontro pubblico tra Fini e Berlusconi e terminata domenica in quel di Milano (per l’esattezza a Rho), dove sono state ufficializzate le nomine dell’organigramma.
Fini e i suoi seguaci hanno così concretizzato la definitiva rottura con il Popolo della libertà, e, nel caso del Presidente della Camera, la fine di un’alleanza con il Cavaliere che durava da oltre 16 anni.
GIUSTIZIA E RUBY GLI ARGOMENTI PRINCIPALI – Come la pensano Fini e i suoi sulle vicende private di Berlusconi è cosa ormai strarisaputa, visto che i finiani invadono i programmi televisivi da mesi. Al centro del discorso di Fini e degli altri componenti di Fli non potevano mancare riferimenti alla giustizia, agli scandali sessuali, al programma politico tradito dal Governo, alla necessità per il Premier di dimettersi. Fini ha perfino invitato quest’ultimo a dimettersi insieme a lui per aprire una fase politica nuova. In realtà il Presidente della Camera dovrebbe già farlo, visto che la vagliò come soluzione con tanto di video qualora la famosa casa di Montecarlo fosse del cognato Tulliani. Inoltre, vista la sua attuale posizione politica, non è più garante di imparzialità per il ruolo che ricopre, apertamente anti-governativa. Ma nel nostro Paese si sa, per un politico questi sono dettagli.
I PRIMI PROBLEMI PER FUTURO E LIBERTA’ – Il neonato partito di Fini, malgrado la sua giovane età come corrente interna al Pdl prima e partito oggi, ha già riscontrato non pochi problemi.
Primo, la mancata spallata del 14 dicembre; diciamocelo pure, autentica figuraccia. Tre finiani si sono infatti aggiunti a coloro che hanno cambiato idea all’ultimo minuto, dando ancora ossigeno al moribondo Governo Berlusconi: Silvano Moffa, Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori. Poi ci si mettono i sondaggi, che danno il partito tra il 5 e il 6 percento. Infine, le nomine dell’organigramma, le quali hanno già provocato alcuni malumori interni con i più maligni che parlano addirittura di alcune uscite di rilievo dal partito.
Urso e Viespoli ad esempio hanno lasciato trapelare tutto il proprio "sconcerto" per il cambio di rotta deciso senza consultazioni dal leader di Fli. Urso è stato descritto come notevolmente irritato, e lo stesso è valso per Pasquale Viespoli, capogruppo di Fli al Senato ed interprete dei malumori per la nomina di Bocchino alla vicepresidenza. Ed è proprio al Senato che qualcuno guarda con occhio preoccupato visto che l'addio anche di un solo senatore comporta la fine del gruppo stesso. Già qualche giorno fa vi erano stati mormorii su un’uscita di Luca Barbareschi, poi rientrata.
Insomma, il cammino di Futuro e libertà si presenta già in salita. Con la speranza per Fini, da anni in stato confusionale, che non si tratti di un aborto.
E’ durata quanto una gravidanza vera e propria la gestazione di Futuro e libertà, iniziata nel maggio scorso dopo il famoso scontro pubblico tra Fini e Berlusconi e terminata domenica in quel di Milano (per l’esattezza a Rho), dove sono state ufficializzate le nomine dell’organigramma.
Fini e i suoi seguaci hanno così concretizzato la definitiva rottura con il Popolo della libertà, e, nel caso del Presidente della Camera, la fine di un’alleanza con il Cavaliere che durava da oltre 16 anni.
GIUSTIZIA E RUBY GLI ARGOMENTI PRINCIPALI – Come la pensano Fini e i suoi sulle vicende private di Berlusconi è cosa ormai strarisaputa, visto che i finiani invadono i programmi televisivi da mesi. Al centro del discorso di Fini e degli altri componenti di Fli non potevano mancare riferimenti alla giustizia, agli scandali sessuali, al programma politico tradito dal Governo, alla necessità per il Premier di dimettersi. Fini ha perfino invitato quest’ultimo a dimettersi insieme a lui per aprire una fase politica nuova. In realtà il Presidente della Camera dovrebbe già farlo, visto che la vagliò come soluzione con tanto di video qualora la famosa casa di Montecarlo fosse del cognato Tulliani. Inoltre, vista la sua attuale posizione politica, non è più garante di imparzialità per il ruolo che ricopre, apertamente anti-governativa. Ma nel nostro Paese si sa, per un politico questi sono dettagli.
I PRIMI PROBLEMI PER FUTURO E LIBERTA’ – Il neonato partito di Fini, malgrado la sua giovane età come corrente interna al Pdl prima e partito oggi, ha già riscontrato non pochi problemi.
Primo, la mancata spallata del 14 dicembre; diciamocelo pure, autentica figuraccia. Tre finiani si sono infatti aggiunti a coloro che hanno cambiato idea all’ultimo minuto, dando ancora ossigeno al moribondo Governo Berlusconi: Silvano Moffa, Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori. Poi ci si mettono i sondaggi, che danno il partito tra il 5 e il 6 percento. Infine, le nomine dell’organigramma, le quali hanno già provocato alcuni malumori interni con i più maligni che parlano addirittura di alcune uscite di rilievo dal partito.
Urso e Viespoli ad esempio hanno lasciato trapelare tutto il proprio "sconcerto" per il cambio di rotta deciso senza consultazioni dal leader di Fli. Urso è stato descritto come notevolmente irritato, e lo stesso è valso per Pasquale Viespoli, capogruppo di Fli al Senato ed interprete dei malumori per la nomina di Bocchino alla vicepresidenza. Ed è proprio al Senato che qualcuno guarda con occhio preoccupato visto che l'addio anche di un solo senatore comporta la fine del gruppo stesso. Già qualche giorno fa vi erano stati mormorii su un’uscita di Luca Barbareschi, poi rientrata.
Insomma, il cammino di Futuro e libertà si presenta già in salita. Con la speranza per Fini, da anni in stato confusionale, che non si tratti di un aborto.
(Fonte: Il Giornale)
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