A SETTEMBRE, INSIEME AD ALTRI 4 DEPUTATI SICILIANI, AVEVA LASCIATO L’UDC PER ENTRARE NELL’ORBITA DEL CAVALIERE. LA SUA NOMINA HA PROVOCATO UN NUOVO STRAPPO TRA IL COLLE E PALAZZO CHIGI
E così i “Responsabili”, il gruppo di parlamentari che il 14 dicembre scorso ha votato la fiducia al Governo Berlusconi sopperendo all’uscita dalla maggioranza dei finiani e dell’Mpa, entrano a tutti gli effetti nel Governo. Il primo a tagliare il traguardo è Francesco Saverio Romano, ex Udc, insignito della nomina di Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Sostituisce il leghista Giancarlo Galan, passato a sua volta al Ministero dei Beni culturali in sostituzione di Sandro Bondi, dimissionario.
In questo autentico “gioco della sedia” (o per meglio dire, della poltrona), ne è rimasta vuota una; quella occupata dal Ministro per le Politiche Comunitarie Andrea Ronchi, dimessosi lo scorso 15 novembre. Ma siamo sicuri che l’assenza sarà colmata molto presto.
Ma torniamo alla nomina di Romano.
E così i “Responsabili”, il gruppo di parlamentari che il 14 dicembre scorso ha votato la fiducia al Governo Berlusconi sopperendo all’uscita dalla maggioranza dei finiani e dell’Mpa, entrano a tutti gli effetti nel Governo. Il primo a tagliare il traguardo è Francesco Saverio Romano, ex Udc, insignito della nomina di Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Sostituisce il leghista Giancarlo Galan, passato a sua volta al Ministero dei Beni culturali in sostituzione di Sandro Bondi, dimissionario.
In questo autentico “gioco della sedia” (o per meglio dire, della poltrona), ne è rimasta vuota una; quella occupata dal Ministro per le Politiche Comunitarie Andrea Ronchi, dimessosi lo scorso 15 novembre. Ma siamo sicuri che l’assenza sarà colmata molto presto.
Ma torniamo alla nomina di Romano.
LA CARRIERA NELL’UDC – Francesco Saverio Romano, 47 anni, ha mosso i primi passi nelle giovanili della Democrazia cristiana con una discreta gavetta locale. Diventa per la prima volta deputato nel 2001 nelle file dell’Udc, diventando componente delle Commissioni Giustizia, Bilancio, Finanze, Cultura, Trasporti e Vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti. Nel governo Berlusconi III è stato Sottosegretario di Stato al Lavoro. Confermato alla Camera nella XV Legislatura a seguito della candidatura nella lista dell'Udc per la circoscrizione Sicilia 1, ha ricoperto il ruolo di segretario della Delegazione parlamentare presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa e di componente della Commissione Giustizia e della Delegazione parlamentare presso l'Assemblea dell'Europa occidentale.
Nel luglio 2006 è nominato Segretario dal Comitato Regionale, per poi essere eletto il 4 marzo 2007, per acclamazione, Segretario Regionale dell'UDC in Sicilia. Nell'aprile del 2008 è stato rieletto alla Camera dei deputati, dove dal 13 maggio 2008 è componente della VI Commissione (Finanze). Nel luglio 2009 è stato nominato, dal Segretario Nazionale Lorenzo Cesa, commissario dell'UDC in Provincia di Catania.
IL PASSAGGIO ALLA CORTE DEL CAVALIERE - Nel settembre 2010, a seguito della nascita del quarto governo siciliano della Presidenza Lombardo, che ha visto una spaccatura interna sul rientro dell'Udc in giunta, Romano si dimette da segretario regionale siciliano dell'Udc e, in forte polemica con Pierferdinando Casini, prospetta la sua uscita dal partito. Di conseguenza, nel Parlamento nazionale, il 28 settembre 2010, insieme ai deputati meridionali Calogero Mannino, Michele Pisacane, Giuseppe Drago e Giuseppe Ruvolo aderisce al Gruppo misto, fondando con loro la componente I popolari di Italia domani (Pid). I 5 deputati si schierano dunque a sostegno della maggioranza parlamentare di centrodestra di Silvio Berlusconi, e come primo atto votano, come detto, favorevolmente il voto di fiducia al Governo.
Il 20 gennaio nasce alla Camera il gruppo Iniziativa responsabile, che raccoglie quanti, come i deputati dell’Udc, sono entrati a tutti gli effetti nella maggioranza. Ad oggi sono 29, e ovviamente battono cassa per aver consentito all’asse Pdl-Lega di andare avanti. Il primo ad essere premiato con l’ingresso nel Governo è quindi Francesco Saverio Romano, escludendo dalla conta chi è entrato in commissioni varie (non essendo in mia conoscenza).
Ma la sua nomina ha creato uno strappo tra il Colle e Palazzo Chigi. Vediamo perché.
LE INDAGINI PER MAFIA – Il Presidente della Repubblica Napolitano ha formalizzato la nomina di Francesco Saverio Romano con riserva, invitandolo a chiarire la propria posizione. Saverio Romano, nel 2003, è stato indagato dalla Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Si cominciò con le registrazioni ambientali del boss Giuseppe Guttadauro che parlava di Romano in termini entusiastici: «Voglio incontrarlo», spiegava a un interlocutore. «Dimmi tu quando devo venire. Pure in mezzo alla strada lo posso incontrare: avvocato è». Il 1º aprile 2005 il gip ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura con la seguente motivazione: «Gli elementi acquisiti non sono idonei a sostenere l'accusa in giudizio». Successivamente la Procura della Repubblica ha riaperto l'indagine per il sorgere di nuovi elementi, in seguito alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella. Quest’ultimo ha raccontato che durante un pranzo romano in un ristorante presso Campo de Fiori Romano gli chiese i voti in termini ultimativi: «Siamo della stessa famigghia». Il deputato siciliano non ha smentito, data la presenza di altri testimoni, si è limitato a precisare: «Intendevo dire la stessa famiglia politica, veniamo entrambi dalla Dc».
Nel 2009, il testimone di giustizia, dichiarante di mafia, Massimo Ciancimino (figlio dell'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino) lo accusa di avergli pagato tangenti per 100 mila euro per questo è iscritto nel registro degli indagati della DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell'Udc Totò Cuffaro e Salvatore Cintola e del Pdl Carlo Vizzini.
LE PERPLESSITA’ DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - L’ingresso nell’esecutivo dell’esponente dei Responsabili è necessario per consolidare la maggioranza, ha detto Berlusconi, formalizzando la proposta. Di fronte a questa rigidità, il presidente della Repubblica, per evitare uno scontro istituzionale, obtorto collo, ha nominato Romano. Lo ha fatto, ha poi spiegato, «non ravvisando impedimenti giuridico formali che ne giustificassero un diniego» e auspicando «che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l’effettiva posizione del ministro». Ma dopo che il neo ministro ha giurato sulla Costituzione ed è entrato in carica, Napolitano ha fatto conoscere il suo netto dissenso diffondendo una nota ufficiale da cui traspaiono preoccupazione e disappunto. Il capo dello Stato puntualizza che «dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni. Ed essendo risultato che il giudice delle indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisioni nelle prossime settimane, ha espresso riserve - conclude la nota - sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico istituzionale».
Nel pomeriggio di mercoledì stesso c’è stato anche un botta e risposta fra il neo ministro e il Quirinale. Romano ha detto di essere bersaglio di «veleni» e persecuzioni giudiziarie, e ha contestato la nota del Colle, definendola «inesatta» poichè parla di gravi imputazioni mentre egli ha solo la veste di indagato. Inoltre Romano ha tentato di distinguere fra la posizione di Napolitano e quella dell’estensore della nota. Ma dal Quirinale hanno ribattuto invitandolo a rileggersi il testo.
Romano è entrato subito nello spirito dell’attuale Governo, affrontando a muso duro la Presidenza della Repubblica, con tanto di perplessità e illazioni sul suo operato. E meno male che è un responsabile…
(Fonti: Wikipedia, L’Espresso, La Stampa)
Nessun commento:
Posta un commento