IL SUO CASO, RIPRESO DA STAMPA E TV, ANDRA’ IN PRESCRIZIONE
IL 7 FEBBRAIO. PARTITA UNA CORSA CONTRO IL TEMPO
Una storia di becero razzismo. Protagonista una Svizzera
xenofoba e intollerante: il piccolo paesino di Veysonnaz, comune del Canton
Vallese con poco più di 400 abitanti; vittima un piccolo italiano: Luca
Mongelli.
AGGREDITO E LASCIATO SEMINUDO NELLA
NEVE – Era il 7 febbraio del 2002 quando Luca, di soli 7 anni, fu
trovato seminudo nella neve di Veysonnaz dove viveva con la sua famiglia. Un
freddo gelido che gli ha fermato il cuore e dunque la mente, al punto da
ridurlo in stato comatoso e in fin di vita, tanto che era già pronto l’espianto
dei suoi organi (reni e fegato) a due bambini della sua età. Il padre Nicola
aveva già firmato l’autorizzazione, ma la madre Tina s’imputò, certa del
risveglio del figlio. Aveva ragione. Dopo 3 mesi e mezzo Luca si risvegliò. Oggi
vive su una sedia a rotelle, ha conquistato dei miglioramenti nell’attività
deambulatoria, ma non vede e la sua vita è diventata quella di un ragazzo con
forti disabilità. Come ciò non bastasse, ci si mette anche quella giustizia mai
ottenuta, per quelle persone che gli hanno fatto del male e non hanno mai
pagato; forse perché hanno gli “agganci giusti”.
COLPA DATA AL CANE – Appena
risvegliatosi Luca disse alla madre: «Mamma, trovate i ladri, c'è un signore
che m'ha spinto, c'hanno paura di andare in prigione». Tina lo filmò, perché giudici
e poliziotti sapessero. In quel filmato di diciotto minuti Luca racconta una
persecuzione che chissà da quanto durava («mi facevano bere le formiche»)
rispondendo alle domande caute della sua mamma («io andavo in bici e quello in
bici, io alle corse e lui alle corse...»). E poi quel disegno del fratello che
allora aveva 4 anni, che assisté all’atroce scena. Marco, rimasto nascosto
dietro un albero quella sera di febbraio, disegnò infatti a scuola la scena di
tre ragazzi grandi che infierivano sul fratello maggiore.
Ma ciò non è bastato. I giudici dicono che Luca non era
attendibile perché la sua mente era danneggiata e che Marco non lo era perché
troppo piccolo. I giudici svizzeri dissero che a ridurlo così, coi vestiti non
a brandelli ma appoggiati nella neve accanto a lui, senza un morso addosso ma
con segni che paiono frustate sulle natiche, era stato il suo cane, Rocky; un
pastore tedesco di soli sei mesi, prima affidato a una signora e poi ingiustamente
soppresso.
UNA CORSA CONTRO IL TEMPO PER RIAPRIRE
IL CASO – Probabilmente chi ha eseguito quella vile atrocità su Luca ha
gli agganci giusti; appartiene a quelle famiglie “bene” che in Svizzera sono la
maggioranza. Intanto il prossimo 7 febbraio il caso andrà in prescrizione e i
genitori del ragazzo non vogliono rassegnarsi. «Ci appelliamo al ministero
degli Esteri perché chieda agli svizzeri di riaprire l'inchiesta. Luca merita
la verità», spiega papà Nico, che s'è laureato a Ginevra lavorando. Ora dirige
una catena di diciotto ristoranti: cinque giorni a Zurigo a far soldi per
curare Luca e poi il finesettimana qui a Giovinazzo, in provincia di Bari, a
guardare i risultati di quelle cure, nella casa dove Tina e i bambini sono
tornati dopo «l'incidente», come lo chiamano. Ha ingaggiato perfino la profiler
del caso Dutroux e un investigatore privato.
A riportare in auge il loro caso una puntata de La vita in
diretta, programma che va in onda tutti i pomeriggi della settimana su Raiuno,
condotto da Mara Venier e Marco Liorni. Poi un articolo sul Corriere
della sera.
LUCA OGGI - Fa il quarto ginnasio
al liceo di Giovinazzo, con un'insegnante di sostegno. Suona il piano, fa
terapie, ha una grande ironia, due meravigliosi genitori e, soprattutto, una
grande voglia di vivere. Speriamo che possa migliorare le proprie condizioni di
salute, e soprattutto, siano scovati coloro che lo hanno ridotto così. Per i
quali non resta che sperare che almeno soffrano quanto ha sofferto Luca.
non conoscevo questa storia.. da non credere il livello di cattiveria che puo' spingere un essere umano ad accanirsi su un altro essere umano, perfino più piccolio e indifeso.. (questa mi suona tanto una 'vendetta' magari verso il padre facoltoso.. oppure un gesto di gratuita violenza di qualche ragazzo idiota). Sono contenta che nellq disgrazia Lucq ha avuto la fortuna del soetgno della suq famiglia e lq possibiità di recuperare in qualche modo una parte almeno dei danni ricevuti.. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso.
RispondiEliminaUn saluto e ancora auguri di Buon Anno.
certo che ce ne vuole di fantasia per dichiarare che un pastore tedesco gli abbia sfilato i vestiti li abbia piegati e..Pastore Tedesco..mhm..mi sorge un dubbio atroce,forse hanno ragione dopo tutto..
RispondiEliminaBarbara
Allucinante... sono veramente senza parole...
RispondiEliminatutto il mondo è paese.
RispondiEliminaogni nord ha il suo sud...
e poi si sa, gli svizzeri per dar la colpa agli animali son famosi !!!
Non si tratta di xenofobi ma di cattiveria allo stato puro. Un bambino !!!! Diamine un bambino !
RispondiEliminaNon si tratta nemmeno di una ragazzata di idioti...ma di persone (con la p minuscola) senza morale, senza cuore, senza anima, perchè per maltrattare un bambino in quel modo, l'anima non la hai proprio! E se penso che i colpevoli sono probabilmente tra la gente, in questo preciso momento, come se niente fosse...mi viene la nausea. Mi auguro solo di tutto cuore che non abbiamo figli perchè allora non troverei proprio le parole per definire tutto questo.
Non conoscevo questa crudeltà....mi dispiace tantissimo!! I miei complimenti e tanta ammirazione per il papà e la mamma: siete grandi!
RispondiEliminaRiguardo alla giustizia....lasciamo perdere :(
Spero che Dio possa aiutare questo bambino ad avere giustizia...e punire coloro che hanno infierito con spietata crudeltà e malvagità...
RispondiEliminaQualche anno fa avrei fatto fatica a credere a una cosa del genere, cioè che la cattiveria umana possa arrivare a tanto.Fermo restando che un cane non piega per bene i vestiti del bambino e non lo molla senza un morso. ma dopo un paio d'anni che vivo in Svizzera, so esattamente cosa significa essere odiato semplicemente perché arrivato da fuori. Lo so sulla mia pelle e lo sanno i miei figli. E ho paura.
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