ULTIMO EPISODIO L’UCCISIONE DI UN CINESE DI 31 ANNI E DELLA
FIGLIA DI 6 MESI. NEL 2011 BEN 35 MORTI
Gianni Alemanno la poltrona di sindaco l’ha conquistata
promettendo sicurezza e legalità. Pochi mesi prima delle elezioni svoltesi
nella primavera del 2008, moriva Giovanna Reggiani, aggredita in una stazione
periferica del treno regionale da Romulus Mailat, cittadino romeno. Il
colonnello dell’allora Alleanza Nazionale intuì che bisognava soffiare sul
fuoco della paura dei cittadini; in particolare, della paura degli
extracomunitari. Lo stesso fuoco sul quale soffiò tutto il centro-destra a
livello nazionale.
Mai però una parola sulle mafie in campagna elettorale,
nulla sull’assedio delle cosche alla capitale, terra di conquista e di
investimenti. L’allora prefetto di Roma Carlo Mosca – sostituito pochi mesi
dopo le elezioni di Alemanno – provò a ridimensionare quella formula sostenuta
dalla destra romana: “L’equazione stranieri uguale delinquenti è sbagliata”,
spiegò ai cronisti.
Eppure Gianni Alemanno era convinto della sua tesi, tanto da
sostenerla con forza anche nelle interviste rilasciate ai giornali
internazionali: “Nel sud dell’Italia il problema è la mafia. A Roma il problema
è l’immigrazione”, al Sunday Times l’11 maggio del 2008, meno di un mese dopo
le elezioni. Poi è iniziata l’escalation, che in tanti temevano.
Intanto però sono stati trentacinque gli omicidi nel 2011,
quattro solo a dicembre. L’ultimo episodio dello scorso anno appena due giorni
prima del cenone di San Silvestro. Il 2012 non è iniziato certo meglio. Quarantotto
ore dopo capodanno, la gambizzazione a Tivoli di Francesco Bianco, estremista
di destra ex appartenente ai Nar che si divertiva a promettere cannonate sugli
studenti ed insultare la comunità ebraica dai computer dell’Atac, la
municipalizzata romana dove era entrato grazie al vento di parentopoli. Mercoledì
scorso le armi sono tornate in azione, con una rapina feroce a Tor Pignattara,
quartiere multietnico. Uccisi un piccolo imprenditore cinese di 31 anni e sua
figlia di 6 mesi, in una scena di sangue che da tempo nella Capitale non si
vedeva.
L’ESCALATION DEL 2011 - Il
2011 è una lunga scia di attentati, spesso in pieno centro cittadino. Sembra
che le mafie – tradizionalmente silenziose nella capitale – ormai non temano
più il clamore. L’episodio forse più chiaro è il duplice omicidio di Ostia lo
scorso novembre, quando persero la vita Giovanni Galleoni e Franco Antonini,
quarantenni, nati a cresciuti in questa estrema periferia, a qualche centinaia
di metri dall’ex idroscalo. Eppure solo pochi mesi prima Alemanno insisteva
nella sua teoria: “Ho sentito il prefetto, il quale a sua volta ha parlato con
la Direzione distrettuale Antimafia – dichiarò nel maggio dello scorso anno – e
ci sembra che la situazione sia decisamente sotto controllo”.
IL DILAGARSI DELL’USURA DAL 2006
- Omicidi, agguati, gruppi di fuoco che agiscono con le modalità tipiche delle
organizzazioni mafiose. Arsenali impressionati ritrovati in giro per Roma,
regolamenti di conti, intimidazioni. E ancora usura, bische clandestine gestite
dalla ‘ndrangheta nelle periferie, un fiume di cocaina che si riversa sulla
città, scorrendo parallelamente al cemento utilizzato per rendere legali i
soldi dei pusher.
Il punto di svolta è un sequestro simbolo, quello dello
storico Café de Paris in via Veneto. Secondo la Dda di Reggio Calabria era
divenuto un pezzo importante del patrimonio degli Alvaro, famiglia di
‘ndrangheta presente da tantissimi anni a Roma. Controllano la zona della
periferia est, spingendosi fino alla provincia di Latina, ad Aprilia. Era
chiaro per tutti che Roma, al pari di Milano, di Torino, delle città liguri,
romagnole, era terra di facile conquista. Già nel 2008 la pax mafiosa sembra
rompersi. Piccoli agguati, una gambizzazione nella zona del Tuscolano in un
garage. Poi iniziano gli omicidi, partendo in silenzio nella provincia, a
Velletri, dopo un trafficante di peso, Luca De Angelis, viene ucciso in un
agguato, con quattro colpi sparati in viso.
Passano pochi mesi, e un uomo del suo gruppo riesce a
salvarsi da un agguato simile: la mattina bussarono alla porta i killer,
spacciandosi per carabinieri e aprendo subito il fuoco. Nel frattempo, tra il
2006 e il 2009, raddoppiano a Roma le persone che si rivolgono agli sportelli
antiusura, con 772 denunce all’anno.
E’ vero che il problema della sicurezza riguarda un po’ tutte
le città italiane, causa una disoccupazione dilagante che costringe molti a
darsi alla malavita e un’immigrazione clandestina incontrollata nella quale si
mischiano, tra tanti poveri disperati, anche malintenzionati. E’ vero anche che
un Sindaco può poco, specie in una fase di continui tagli alle risorse come
quelli cui sono vittima i Comuni. Ma quando un candidato punta tutte le sue
carte sulla sicurezza, speculando sugli omicidi in corso, nonché sul problema
dei rom, allora è chiaro che, qualora tali problemi non vengono risolti, deve
anche assumersi buona parte delle colpe. Decine e decine di omicidi in meno di
4 anni di mandato sono la spia di un fallimento e di una grossa
irresponsabilità, nell’aver illuso i cittadini di risolvere un problema ben più
grande del proprio ruolo.
(Fonti: Il
Fatto quotidiano)
qualcosa sta accadendo purtroppo...
RispondiEliminaSinceramente non ho seguito molto Alemanno in qualità di sindaco di Roma. So che lui è sempre stato uno dei più duri e puri della destra italiana (almeno fino a qualche anno fa), ma l'ho sempre reputato più intelligente dei vari Storace e Gasparri (come come lui vengono dallo stesso mondo).
RispondiEliminaIn effetti, come dici in in chiusura, questi dati sono uno smacco per uno che fa della legalità e della lotta alla criminalità il suo cavallo di battaglia.