AL CENTRO RICOVERO PER ANIMALI SELVATICI NEL 2011 SONO
ARRIVATI IN MEDIA 2 CASI AL GIORNO DI ANIMALI FERITI
In Campania da anni si sta consumando un’autentica caccia
clandestina e spietata ai danni degli animali selvatici, alcuni peraltro già in
estinzione. A riferirlo il Cras – acronimo di Centro ricovero animali
selvatici, attivo da alcuni anni e ubicato nell’edificio sito a Miano
denominato “Frullone”, dove prima si trovava l’Ospedale psichiatrico – gestito dall’Asl e dalla Facoltà di
Veterinaria della Federico II, che snocciola dei dati inquietanti.
NEL 2011 PIU’ DI DUE RICOVERI IN
MEDIA AL GIORNO, ANCHE DI ANIMALI RARI - Nel 2011 i ricoveri all’ex
Frullone sono stati 745, più di due al giorno. Soprattutto uccelli (716), poi
rettili (22) e mammiferi (7). Ben 249 i rapaci, tutte specie non cacciabili.
Tra quelli diurni prevalgono nettamente i gheppi (90) e le poiane (62). Sei i
falchi pellegrini, un falco pecchiaiolo, un falco pescatore, un lodolaio, due
albanelle, due falchi di palude, due smerigli e due nibbi reali. Tra i rapaci
notturni: 30 civette, 18 barbagianni, 9 allocchi, 9 assioli, 7 sparvieri, 6
gufi comuni, un gufo di palude.
Rapaci a parte, tra i volatili sono stati ricoverati a
centro di recupero della fauna selvatica anche germani reali, aironi, beccacce,
un fenicottero, 66 cardellini provenienti dall’uccellagione. Capitolo
mammiferi.”Abbiamo ricoverato volpi, ricci, tassi”, dice Raia. Polly, per
esempio, volpacchiotta raccolta mesi fa dai volontari del Wwf in costiera
sorrentina, mentresi aggirava ai margini della strada in palese difficoltà.
Ricoverata al Frullone, curata da un veterinario che le ha restituito la vista
compromessa da una malattia, è tornata in libertà. Pipistrelli (3) e rettili (5)
gli altri pazienti transitati per i “reparti” del centro di recupero della
fauna selvatica lo scorso anno.
IL PENSIERO DI LEGAMBIENTE – “Non
pochi degli animali ricoverati”, racconta infatti Pasquale Raia, volontario di
Legambiente e veterinario del Cras, “arrivano qui grazie all’abnegazione dei
volontari, di cittadini che li raccolgono in difficoltà. Insomma, c’è chi
spara, chi investe, che avvelena, ma c’è chi soccorre, chi accudisce, chi si
prende carico degli animali selvatici”. “Purtroppo”, ricorda Raia, “abbiamo
anche ricevuto animali già morti e in quei casi ci siamo limitati
all’autopsia”. Un caso su tutti: il lupo barbaramente ammazzato nel Matese a
giugno e depositato in un sacco nero dell’immondizia sul ciglio della strada.
Una protesta, si ipotizzò all’epoca, perché la Provincia di Caserta non liquida
i danni alle prede provocati dagli attacchi dai lupi, non riconoscendone la
presenza sul Matese. Se tale è stata, peraltro, assomiglia sinistramente ad un
avvertimento mafioso. Come, del resto, il gesto di coloro i quali, nell’Alto
Sannio, hanno ammazzato 4 lupi nel corso degli ultimi mesi: due avvelenati, due
abbattuti a colpi di fucile.
“La cruda dimostrazione”, commenta Antonio Nicoletti,
responsabile nazionale per Legambiente delle aree protette,”di come il fenomeno
del bracconaggio ai danni della fauna selvatica protetta sia ancora attuale in
tutto l'Appennino”. Aggiunge: “I ritrovamenti concentrati in un'unica zona non
lasciano dubbi sulla matrice criminale. È necessario supportare con determinazione
gli sforzi del Corpo Forestale dello Stato e chiediamo alle istituzioni, in
primis la Provincia di Benevento, un impegno particolare e un intervento deciso
per tutelare una specie di fondamentale importanza per il mantenimento degli
equilibri ecologici dell'Appennino. Bisogna indagare a fondo sulle cause di
questi fenomeni al fine di contrastare la persistenza di un contesto
socio-culturale tollerante verso le illegalità e non favorevole alla
conservazione della fauna”.
LA CACCIA AL LUPO – I lupi potrebbero
essere un’importante risorsa per il turismo eco-sostenibile. E invece, ove ci
sono, vengono solo visti come una minaccia per gli allevatori e dunque contro
di loro si scatena un efferato bracconaggio. Eventuali danni agli allevatori,
se accertati, vanno certamente rimborsati, come prevede la legge; ma nulla
giustifica il bracconaggio. Proprio Legambiente ricorda, peraltro, che sono
state avviate in varie parti d’Italia esperienze estremamente positive
finalizzate a smussare possibili conflitti tra allevatori e lupi. Nel Parco
della Majella, per esempio, dove è stato costituito un gregge del Parco per
restituire agli allevatori i capi predati.
(Fonte: Corriere
del Mezzogiorno)
ma credo che sia un fenomeno purtroppo diffuso ovunque
RispondiEliminaOdio profondo per i cacciatori... odio profondo!!
RispondiEliminaCome al solito,le bestie sono sempre gli esseri umani!
RispondiEliminaAlina