TANTO PER L’AQUILA QUANTO PER L’EMILIA
La burocrazia italiana non conosce limiti e pudori, neppure
di fronte al dolore. Gli Istituti di credito italiani – alias le Banche – si
attaccano a cavilli e rigidi criteri anche quando si tratta di distribuire il
denaro che tanti italiani hanno generosamente versato in favore di propri
connazionali colpiti dal sisma. Una vergogna che si è verificata tanto per il
credito che spetterebbe ai terremotati dell’Aquila quanto per quelli
dell’Emilia. Nel primo caso, i soldi sono stati negati; nel secondo, a chi ne
fa richiesta, sono richieste ben 5 euro di commissione.
Ecco i due casi.
BERTOLASO E LA ETIMOS - Non è
bastata la condizione di “terremotato” per ricevere un prestito con cui
rimettere in piedi casa o riprendere un’attività commerciale distrutta dal
sisma. Per ottenerlo occorreva – occorre ancora oggi – soddisfare anche criteri
di “solvibilità”, come ogni prestito. Criteri che, se giudicati abbastanza solidi,
hanno consentito l’accesso al credito, da restituire con annessi interessi. I
presunti insolvibili sono rimasti solo terremotati. Anche se quei soldi erano
stati donati a loro. Il metodo Bertolaso comprendeva anche questo. È accaduto
in Abruzzo, appunto, all’indomani del sisma del 2009. Mentre Silvio Berlusconi
prometteva casette e “new town”, l’ex numero uno della Protezione civile aveva
già deciso che i soldi arrivati attraverso i messaggini dal cellulare non
sarebbero stati destinati a chi aveva subito danni, ma a un consorzio
finanziario di Padova, l’Etimos, che avrebbe poi usato i fondi per garantire le
banche qualora i terremotati avessero chiesto piccoli prestiti. E così è stato.
Le donazioni sono confluite in un fondo di garanzia bloccato per 9 anni. Un
fondo che dalla Protezione civile, due mesi fa, è stato trasferito alla
ragioneria dello Stato. La quale, a sua volta, lo girerà alla Regione Abruzzo.
E di quei 5 milioni i terremotati non hanno visto neanche uno spicciolo.
Qualcuno ha ottenuto prestiti grazie a quel fondo utilizzato come garanzia, ma
ha pagato fior di interessi e continuerà a pagarne. Altri il credito se lo sono
visto rifiutare.
Bertolaso, allora, aveva pieni poteri. Come capo della
Protezione civile, come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma
soprattutto nella veste di uomo di fiducia del premier Silvio Berlusconi. I
primi soldi che Bertolaso si trovò a gestire furono proprio i quasi 5 milioni
donati dagli italiani con un semplice messaggio del cellulare. Ma lui, “moderno”
nella sua concezione di Protezione civile, decise che i milioni arrivati da
tutta la penisola sarebbero stati destinati al post emergenza e alle banche,
non all’emergenza. Questo aspetto non venne specificato al momento della
raccolta, ma Bertolaso avevailpoteredidecidere a prescindere. Spedì poi un suo
emissario alla Etimos di Padova, consorzio finanziario specializzato nel
microcredito, che raccoglie al suo interno, attraverso una fondazione, molti
soggetti di tutti i colori, da Caritas a Unipol.
TERREMOTATI PRESI IN GIRO -
Quello che è successo in questi 3 anni è molto trasparente, al contrario della
richiesta di donazione via sms che non precisò a nessuno dove sarebbero finiti
i soldi. Nemmeno a un ente, la Regione Abruzzo che, paradossalmente, domani
potrebbe usare quei soldi per elicotteri o auto blu. La Etimos, accusata nei
giorni scorsi su alcuni blog di aver gestito direttamente il patrimonio, ci ha
sì guadagnato, ma non fatica ad ammettere come sono stati usati i soldi: dei 5
milioni di fondi pubblici messi a disposizione del progetto dal dipartimento
della Protezione civile, 470 mila euro sono stati destinati alle spese di
start-up e di gestione del progetto, per un periodo di almeno 9 anni; 4 milioni
e 530 mila euro invece la cifra utilizzata come fondo patrimoniale e
progressivamente impiegata a garanzia dell’erogazione dei finanziamenti da
parte degli istituti di credito aderenti. Intanto sono state 606 le domande di
credito ricevute (206 famiglie, 385 imprese, 15 cooperative). Di queste 246 sono
state respinte (85 famiglie, 158 imprese, 3 cooperative) mentre 251 sono i
crediti erogati da gennaio 2011 a oggi per un totale di 5.126.500 euro
(famiglie 89/551mila euro, imprese 153/4 milioni 233mila e 500 euro,
cooperative 9/342mila euro). Infine 99 domande sono in valutazione (68
famiglie, 28 imprese, 3 coop).
Al termine dell’operazione quello che è successo è semplice:
i soldi che le persone hanno donato sono serviti a poco o a niente. Non sono
stati un aiuto per l’emergenza, ma – per decisione di Bertolaso – la fase
cosiddetta della post emergenza. Che vuol dire aiuti sì, ma pagati a caro
prezzo. Le persone si sono rivolte alle banche (consigliate da Etimos,
ovviamente) e qui hanno contrattato il credito. Ma chi con il terremoto è
rimasto senza un introito di quei soldi non ha visto un centesimo. Non è stato
in grado neppure di prendere il prestito perché giudicato persona a rischio,
non in grado di restituire il danaro.
I terremotati sono stati praticamente esclusi. Se qualcosa
hanno avuto lo hanno restituito con un tasso d’interesse inferiore rispetto
agli altri, ma pur sempre pagando gli interessi. Chi ha guadagnato sono le
banche, sicuramente, e la Regione Abruzzo che, al termine dei 9 anni stabiliti,
si troverà nelle casse 5 milioni di euro in più. Vincolati? Questo non lo
sappiamo. Ne disporrà come meglio crede, sono soldi che entreranno nel
bilancio.
COME SI DIFENDE LA ETIMOS - Fino
a oggi, scoperto il metodo Bertolaso, il consorzio finanziario Etimos si è
preso le accuse. Ma il presidente dell’azienda padovana al Fatto Quotidiano
spiega che il loro è stato un lavoro pulito e trasparente. “Se qualcuno ha
mancato nell’informazione”, dice il presidente Marco Santori, “è stata la
Protezione civile che doveva precisare che i soldi erano destinati al post
emergenza e non all’aiuto diretto. Noi abbiamo fatto con serietà e il risultato
è quello che ci era stato chiesto”.
EMILIA, UNA COMMISSIONE BANCARIA PER
POTER PRELEVARE - Gabriele Villa, sul Giornale, prendendo spunto dalla
recente esperienza di un cittadino di Legnano che ha provato a effettuare una
donazione attraverso bonifico bancario, si è trovato dinanzi a una sorpresa ben
sgradita. “O, meglio, che sia stato costretto a rinunciare alla donazione dopo
essersi sentito chiedere dall’impiegato allo sportello una commissione bancaria
di cinque-euro-cinque per il bonifico. «Lo ammetto spiega- è stata una reazione
istintiva, mi sono sentito preso in giro. Ma come? Uno vuol aiutare i
terremotati, viene a fare beneficenza e le banche ne approfittano per
saccheggiare le nostre tasche. No, mi spiace per i nostri sfortunati
connazionali dell’Emilia, ma io a questo gioco non ci sto». Così si è espresso
al telefono il nostro lettore e, francamente, è difficile dargli torto” –
riporta il quotidiano.
Purtroppo, continua ancora l’articolo del Giornale, il caso
è tutt’altro che isolato. “Un giro di telefonate in alcuni istituti di credito
ci ha confermato il «misfatto». Le banche, specie se non sono la banca di
riferimento, cioè se non si tratta della banca in cui il donatore ha un conto
corrente, non fanno alcuna distinzione e applicano alla lettera i loro balzelli
e le loro commissioni di bonifico. In altre parole non interessa affatto alla
banca che sulla causale del bonifico ci sia scritto: terremotati o una qualsiasi
altra parola che evochi generosità e solidarietà. Provate dunque a immaginare
in queste ore quante persone, migliaia di persone si stanno prodigando a
versare piccoli o grandi gruzzoli, e vengono puntualmente tartassate
arricchendo le banche dove si recano a fare il loro bravo bonifico”.
Una situazione davvero paradossale. Le banche avrebbero
potuto fornire un significativo aiuto ai terremotati esentando dalle
commissioni l’effettuazione di bonifici di donazione per le zone colpite dal
sisma. E, invece, le commissioni continuano ad essere percepite, poichè i
bonifici disposti per le donazioni di cui abbiamo appena fatto cenno vengono
considerate in tutto e pertutto come transazioni “ordinarie”, da assoggettare
al pagamento di commissioni, come da tariffario standard.
Inutile dire che da vent’anni a questa parte siamo sotto una
dittatura delle Banche. Anzi, l’intero Globo è assoggettato ai poteri della
Finanza. E con un Governo di tecnocrati e banchieri al potere, dubito
fortemente che le cose possano migliorare in positivo nel breve periodo.
ma che fai, ti stupisci????
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