CREATA OLTRE 2 ANNI FA E PRESENTATA COME RIVOLUZIONE
DIGITALE, E’ UTILIZZATA DA POCO PIU’ DI UN MILIONE DI CITTADINI
L’ex Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta,
l’aveva presentata come il nuovo servizio che avrebbe rivoluzionato la vita
degli italiani, poiché li avrebbe liberati da code agli sportelli e faldoni di
carta. Parlo della Pec – Posta elettronica certificata – mediante la quale,
grazie a una semplice mail, si possono inviare e ricevere documenti amministrativi
comodamente da casa. Ma quella che doveva essere una rivoluzione digitale, a
oltre 2 anni di distanza dalla sua istituzione (aprile 2010), si è trasformata
in un flop, dato che sono circa un milione e trecentomila gli italiani che
hanno fatto richiesta di una casella Pec. E soprattutto non tutti gli uffici di
pubblica amministrazione, pur essendosene dotati, la utilizzano.
LE DIFFICOLTA’ IN ALCUNE REGIONI
- Il Comune di Roma, nella pagina del
proprio sito internet, comunica ai cittadini residenti che la Pec “è una realtà
in Campidoglio”. E che è possibile richiedere due tipi di certificati
anagrafici online gratuiti (nascita e matrimonio), semplicemente scaricando e
compilando l’apposito modulo, da inviare poi tramite Pec all’indirizzo
anagraferoma@postacertificata.gov.it. “A quel punto – promette l’assessore ai
Servizi Tecnologici Enrico Cavallari – il personale dell’Anagrafe inoltra
digitalmente alla Pec del cittadino il certificato richiesto entro 24 ore”. La
realtà però sembra essere un’altra: “E’ impossibile scrivere a quell’indirizzo
perché, come conferma il messaggio che ci arriva in automatico, la casella è
sempre piena – denuncia a ilfattoquotidiano.it Ivan Marinelli, portavoce
dell’Aeci, l’Associazione europea consumatori indipendenti – abbiamo fatto
diversi tentativi, ma le mail inviate dalla nostra Pec sono sempre tornate
indietro”. Situazione simile si verifica con la Regione Lazio, dove viene, sì,
utilizzato il sistema, anche se “alcuni dirigenti hanno consigliato alla nostra
associazione – prosegue Marinelli – di evitare l’utilizzo della posta
certificata per comunicare con la Regione e di inviare tutto invece tramite
posta ordinaria o, in caso di comunicazioni ufficiali, tramite raccomandata”.
La storia si ripete anche altrove: in Sicilia, ad esempio,
l’iscrizione ad uno dei corsi di formazione convenzionati con la Regione
avviene soltanto tramite modulo cartaceo, consegnato brevi manu o per posta
raccomandata. Ad usare la posta certificata con il contagocce sono anche alcune
amministrazioni locali del nord.
IL PROBLEMA E’ ANCHE ALLA FONTE
- Ma il paradosso sarebbe rappresentato dall’azienda capofila del
raggruppamento temporaneo di impresa – costituito anche da Telecom Italia e
Postecom – che si è aggiudicato il bando da 50 milioni di euro per l’erogazione
servizio Cec-Pac dello Stato. Poste Italiane, cioè il gestore di
“PostaCertificat@”, “non utilizza la posta certificata”, accusa il portavoce
dell’Aeci. “Per inoltrare un reclamo a Poste Italiane, relativo ad esempio ai
prodotti finanziari, un cliente (o noi come associazione dei consumatori) deve
necessariamente ricorrere alla raccomandata A/R – spiega Marinelli – visto che
Poste Italiane non pubblica sul sito il proprio indirizzo Pec. Proprio perché,
come ci è stato più volte confermato dagli operatori dell’803160 (il call
center di Poste Italiane, ndr), non lo utilizza affatto”.
E in effetti alla voce “contatti” del sito internet di Poste
Italiane della Pec non vi è traccia. Persino l’ufficio stampa di Poste
Italiane, interpellato da ilfattoquotidiano.it, in un primo tempo ammette di
non sapere quale sia (e addirittura se esiste) l’indirizzo Pec. “Dobbiamo
chiedere alla società che gestisce il nostro sito”. Di certo “non dialoghiamo
tramite Pec, ma – ricorda l’ufficio stampa – abbiamo tantissimi canali di
accesso, per richiedere informazioni e segnalare reclami e disagi, più semplici
e utilizzabili anche da chi la Pec non ce l’ha”. “Ovvio a questo punto pensare
che Poste Italiane abbia tutto l’interesse ad ostacolare l’utilizzo di un sistema
che semplifica la vita del cittadino e che contestualmente abbatte l’utilizzo
delle raccomandate”, chiosa il portavoce dell’Aeci.
A titolo informativo, l’attivazione della Pec – o meglio
Cec-Pac Comunicazione Elettronica Certificata tra la Pubblica Amministrazione e
il Cittadino – può essere espletata tramite il portale www.postacertificata.gov.it, ed è
totalmente gratuita. Si spendono invece poco più di cinque euro all’anno, se si
sceglie di attivarla con un gestore privato (in questo caso, oltreché con la
Pa, si potrà comunicare con qualsiasi indirizzo Pec privato).
(Fonte: Il
Fatto quotidiano)
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