IL NEOGOVERNATORE DEL PD, NON AVENDO I NUMERI IN
MAGGIORANZA, DOVRA’ DIALOGARE CON CHI HA GOVERNATO LA SICILIA NEGLI ULTIMI
VENT’ANNI
In Sicilia si è parlato di svolta dopo la vittoria di
Rosario Crocetta. Ma a parte il fatto che egli sia un ex comunista e
omosessuale (caratteristiche di rilievo in una Regione tradizionalmente
democristiana e omofoba), sull’isola cambierà realmente poco. La disfatta è in
primis quella dell’alto astensionismo – oltre il 50% degli aventi diritto – che
già di per sé non dovrebbe far esultare nessun candidato. Inoltre, Crocetta non
ha i numeri per governare e dovrà “dialogare” (per usare un eufemismo) con i
deputati dell’opposizioni. Dunque, escludendo il Movimento 5 stelle che ha già
detto di non volerne sapere e quelli (almeno si spera) del Pdl e La Destra,
dovrà recarsi proprio da chi ha mandato la Sicilia a un passo dal default:
Miccicchè e Lombardo.
Del resto, già ai nastri di partenza Crocetta non si
presentava come il nuovo, visto che il Pd ha stretto alleanza con l’Udc;
partito che ha governato la Sicilia nell’ultimo ventennio, con molti
impresentabili tra le sue fila almeno fino a due anni fa. In testa Toto’ “vasa
vasa” Cuffaro. Infatti molti impresentabili sono già nelle sue liste.
I NUMERI DI CROCETTA - All’europarlamentare
del Pd è bastato quindi aggiudicarsi il 30 per cento, 14 punti percentuali
degli aventi diritto di voto, per festeggiare l’elezione che consacra l’inedita
ammucchiata tra i democratici e l’Udc: una prova tecnica di alleanza in vista
delle Politiche 2013. Compreso benissimo dai moderati, che volano sopra il 10
per cento, il patto Pd – Udc è stato rifiutato dai seguaci di Pierluigi
Bersani, scesi dal 22 per cento di 4 anni fa (quando Anna Finocchiaro ottenne
la stessa percentuale di Crocetta ma fu surclassata dal 65 per cento di
Raffaele Lombardo) ai miseri 13 punti di oggi. Adesso per l’ex sindaco dandy di
Gela arriva il momento più difficile: trascinare la rivoluzione dal neretto dei
cartelloni elettorali, agli atti dell’Assemblea regionale. Compito tutt’altro
che semplice per Crocetta, primo governatore siciliano dichiaratamente
omosessuale che ha ricordato alla stampa di essere “condannato a morte da Cosa
Nostra”. Il nuovo presidente dovrà infatti fare i conti con una maggioranza che
semplicemente non esiste. La sua coalizione ha ottenuto 39 deputati su 90:
troppo pochi per raggiungere la maggioranza a quota 46 “onorevoli”.
LOMBARDO E MICCICCHE’ GIA’ PRONTI AL
SALTO - Il parlamento siciliano è però un posto in cui cambiare casacca
non è mai stato difficile: i deputati eletti nelle liste autonomiste, dal
Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo (che ha lasciato in dote un
posto da onorevole al figlio Toti) a Grande Sud del grande sconfitto Gianfranco
Miccichè appaiono pronti a qualsiasi tentativo di dialogo, come hanno
ampiamente dimostrato nell’ultima legislatura.
Sono proprio i 4 anni di governo di Lombardo ad impensierire
maggiormente la rivoluzione coi moderati di Crocetta. Durante la campagna
elettorale si era parlato a più riprese di accordi sottobanco tra l’ex
governatore e l’ex sindaco di Gela, complice anche il benestare di Gianfranco
Miccichè. E in effetti, l’ex luogotenente di Silvio Berlusconi, undici anni fa uomo
simbolo del 61 a 0, si è infranto sotto il 15 per cento, 5 punti in meno
rispetto alle liste che lo sostenevano. Crocetta, però, ha conquistato più o
meno gli stessi punti della sua coalizione, e da un’analisi a caldo sembra che
il voto disgiunto abbia premiato più il secondo classificato, Nello Musumeci,
fermo al 25 per cento con il Pdl sotto il 13.
GLI IMPRESENTABILI CHE SI TROVANO
GIA’ IN MAGGIORANZA - I problemi per Crocetta potrebbero semmai arrivare
dalle stesse liste che lo hanno sostenuto. Il neo governatore ha rifiutato a
più riprese qualsiasi segno di continuità con Raffaele Lombardo, annunciando di
voler azzerare i vertici amministrativi della Regione, vere poltrone di
amministrazione del potere. Solo che molti di quei vertici sono stati nominati
grazie all’apporto decisivo di alcuni degli uomini che oggi lo festeggiavano
davanti al comitato di via Libertà. Come Beppe Lumia per esempio, finalmente
gongolante dopo la mazzata subita da Leoluca Orlando alle amministrative
palermitane. Negli ultimi 3 anni l’ex presidente della Commissione Antimafia è
stato lo sponsor principale dell’alleanza con Lombardo, insieme al capogruppo
del Pd Antonello Cracolici, che ha fatto ritorno all’Ars.
Rientra a Palazzo dei Normanni anche un uomo simbolo
dell’Udc targata Totò Cuffaro: Nino Dina, in passato indagato per concorso
esterno a Cosa Nostra e poi archiviato, fedelissimo dell’ex governatore ora
recluso a Rebibbia dove sta scontando 7 anni di carcere per favoreggiamento
alla mafia. Era invece stato addirittura vice di Cuffaro Lino Leanza, ora
rieletto con l’Udc e inserito anche nel listino di Crocetta, dopo essere stato
capogruppo del Mpa. Con la lista del nuovo presidente si era candidato anche
Beppe Spampinato, fino a settembre assessore al lavoro di Lombardo. I fili che
legano la coalizione di Crocetta con i volti del recente potere isolano sono
quindi parecchi: varare la rivoluzione moderata mentre sono ancora saldamente
annodati sarà problematico.
L’EXPLOIT DEL MOVIMENTO CINQUE
STELLE – Oltre all’astensionismo, l’altro vincitore è Beppe Grillo, che
si attesta intorno al 18%, diventando così il partito più eletto. Un po’ di
facce nuove nei corridoi di palazzo d’Orleans si vedranno dunque grazie al
botto del Movimento Cinque Stelle, che porta all’Ars ben 15 deputati
qualificandosi saldamente come la prima forza dell’isola. La campagna low cost
dei giovani attivisti di Beppe Grillo è riuscita a conquistare l’elettorato
deluso di qualsiasi colore politico, conquistando deputati in tutte le
provincie e piazzando i suoi portavoce tra i recordman delle preferenze. Alla
vigilia del voto i Cinque stelle avevano sognato la vittoria, complici anche
alcuni exit poll ingannati dalle dichiarazioni di voto. Percependo il clima
favorevole a Grillo e nonostante avessero scelto altri aspiranti governatori,
molti elettori avevano affermato infatti di aver votato per Cancelleri.
Numeri, teatrini e voltagabbanismi a parte, ciò che conta è
che entro la fine di quest’anno la Sicilia dichiarerà uno sforamento di
bilancio pari quasi a 6 miliardi. E alla luce di quanto detto fin’ora, per
l’isola non si prospetta nulla di buono.
(Fonte: Il
fatto quotidiano)
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