RETAGGI OTTOCENTESCHI DOVE SI MALTRATTANO GLI ANIMALI
Qualche giorno fa il Tg1 ha trasmesso l’ennesimo servizio
inquietante sul maltrattamento degli animali nei circhi, che eseguono i comandi
proprio perché terrorizzati dai maltrattamenti. Molti di loro danno chiari
segnali di squilibrio, muovendosi in modo innaturale. In realtà, gli animali
subiscono già un primo fortissimo trauma quando vengono catturati e allontanati
dal loro habitat naturale. Il discorso va ovviamente ampliato anche agli Zoo,
dove essi vengono costipati in gabbie strette, sedati, malnutriti e poco
curati. Alcune compagnie circensi straniere hanno già provveduto a vietare il
loro sfruttamento.
LA LEGGE IN MATERIA - Alcuni
comuni italiani hanno in realtà già provveduto a vietare l’utilizzo di alcuni
animali nei circhi. Di recente il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda con
un’ordinanza che andrà in vigore nel 2013 (per quest’anno è già stata firmata
un’autorizzazione a luglio), vieterà l’utilizzo nei circhi di alcune specie
animali.
La giurisprudenza in questo campo è materia di legge
nazionale, che oggi non consente di vietare l'utilizzo di animali ma solo di
regolamentarlo. Sarebbe necessaria e auspicabile pertanto una revisione da
parte del Parlamento nella direzione che diversi Paesi europei hanno già
intrapreso.
COME SI DIFENDONO I CIRCENSI
- I circensi trovano invece che tutto ciò sia naturale e normale per gli
animali. Almeno, così affermano quando li si accusa di maltrattare gli animali.
La loro esplicita ipocrisia nel negare gli evidenti maltrattamenti e
prevaricazioni nei confronti degli animali che tengono prigionieri, non
impedisce a chi è un minimo sensibile di vedere la cruda realtà, dietro una
facciata di lustrini e divertimento. Per stravolgere completamente l'istinto di
un animale, si deve necessariamente ricorrere alla violenza: per far alzare
alternativamente le zampe ad un orso si ricorre a piastre e pungoli elettrici
(nel passato a braci ardenti), per fa "sorridere" un pony lo si punge
ripetutamente sul muso con uno spillone, in modo che durante lo spettacolo si
ricordi il dolore ed esegua l'esercizio.
La stessa circense Liana Orfei sostiene che "la tigre è
pericolosa perché, oltre a essere astuta, è vigliacca. La tigre ti attacca a
tradimento. Mentre il leone in genere è leale (...). La iena non la domi mai
perché non capisce. Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e
continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre,
se sta buona, nessuno le fa niente." E ancora, la signora Orfei afferma
che le foche "possono essere ammaestrate solo per fame e non si possono
picchiare perché lo loro pelle, essendo bagnata, è delicatissima. Ma con un po'
di pesce ottieni quello che vuoi". Anche per insegnare alle tigri a salire
sugli sgabelli, si usano la fame e le botte, continua la signora Orfei:
"... poi ricomincia la storia con la carne finché la belva si rende conto
che se va su riceve dieci-dodici pezzettini di carne, sa va giù la picchiano, e
allora va su."
LE CONSEGUENZE DEI MALTRATTAMENTI
- Gli animali in cattività, sofferenti a causa di spazi inadeguati alle specie,
convivenze difficili con altri animali,
stress e frustrazione, dimostrano il loro disagio con un comportamento
anormale. Gli esperti hanno identificato un grande numero di comportamenti
anormali, tra i quali i movimenti ripetitivi privi di senso, il camminare
avanti e indietro, movimenti veloci della testa dall’alto verso il basso oppure
in modo ondulatorio, che si sviluppano in comportamenti più radicati.
Uno studio ha individuato un comportamento disturbato
in una grande quantità di specie tra cui
elefanti, cavalli, lama, leoni e tigri.
Gli animali dei circhi sono costretti all’isolamento combinato alla
reclusione quindi non è sorprendente
osservare questi comportamenti anormali causati dalla frustrazione, se non si
ha la possibilità di fare altro che camminare su e giù, è molto probabile che
ogni creatura faccia lo stesso.
I comportamenti spaziavano da animali chiaramente disturbati
ad altri “solo” fortemente frustrati, i quali forse ripetono lo stesso percorso
semplicemente perché non hanno altro posto dove andare.
Già lo studio eseguito in
precedenza sullo stress e i danni
psicologici degli animali dei circhi risalente al 1989 ha dimostrato che
tutte le specie osservate mostravano costanti di comportamento anormale e che
questo comportamento anormale poteva occupare
anche una parte considerevole del tempo degli animali; gli elefanti del
circo impiegavano 60% del loro tempo a muovere avanti e indietro gli arti
incatenati, e i comportamenti anormali occupavano il 25% del loro tempo; gli
orsi camminavano a lungo o senza una chiara direzione per il 30% del loro
tempo.
Elefanti che dondolavano implacabilmente la loro testa, cavalli
e altri animali nelle stalle che roteavano la testa, tigri e leoni ed altri
felini che camminavano su e giù per la loro piccola gabbia. Tutti gli animali
osservati nelle stalle, legati o incatenati, erano frustrati e annoiati e
mostravano un desiderio represso di libertà. Tutto ciò è stato osservato sia
durante le tournées che durante il periodo di pausa.
La situazione appare peggiore rispetto a quella riportata
precedentemente; per esempio è stato osservato che un elefante è stato
incatenato per il 96% del suo tempo, mentre
nel 70-90% del suo tempo l’animale ripeteva movimenti a scatti e
ondulatori.
Trattasi dunque solo di violenza e di un retaggio
ottocentesco che serviva a far divertire il Re e la sua corte, e distrarre la
plebe dai loro imbrogli. Un po’ come accade ora insomma.
(Fonte: Tg1, Agireora.org)
Concordo senza se e senza ma.
RispondiEliminaPotrebbe essere lecito l'utilizzo dei politici al posto degli animali!
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