LA SENTENZA DELLA Corte
d’Appello di Napoli sulla gestione della frana del 1998 HA SANCITO UN
RISARCIMENTO DELL’ENTE LOCALE AI CITTADINI PARI A BEN 5 MILIONI DI EURO
Sono passati oltre 14 anni da quel drammatico 5 maggio 1998,
quando un movimento franoso di vaste dimensioni colpì in particolare le aree
urbane di Sarno, Quindici, Siano, e Bracigliano tra il 4 ed il 6 maggio 1998,
causando la morte di 160 persone. Di queste, 137 rimasero uccise nella sola
Sarno, la cui frazione di Episcopio fu l'area maggiormente colpita e 13 nel
comune di Quindici, in particolare nella frazione di Casamanzi.
Per quanto riguarda Sarno, sono circa 160 le parti civili
costituitesi per le 137 vittime delle colate di fango. Una lunga battaglia
legale che, adesso, ha prodotto una sentenza da parte della Corte d’Appello di
Napoli pesantissima per il Comune di Sarno, per come gestì la frana. Una
sentenza che potrebbe portare l’ente locale salernitano a chiedere lo stato di
pre-dissesto.
LA SENTENZA - Una prima stima
degli esborsi decisi dalla magistratura penale arriva infatti a circa cinque
milioni di euro, con annesse le spese legali proporzionali a seconda del numero
delle parti che ogni avvocato ha patrocinato.
Insieme all’ex sindaco Gerardo Basile, infatti, nel 2011
furono condannati come responsabili civili obbligati in solido a rifondere i
danni ai parenti delle vittime anche la presidenza del consiglio dei ministri e
il ministero dell’interno. Le parti civili costituite nel giudizio sono circa
centosessanta e ognuna di loro ha diritto ad una provvisionale di trentamila
euro che i giudici hanno momentaneamente quantificato come “pretium doloris”,
cioè danno morale dovuto alla perdita dei cari nella frana che, nel 1998, colpì
la città. La provvisionale è un anticipo che la magistratura ha ritenuto
congruo e immediato in attesa, poi, che una determinazione diversa e superiore
possa scaturire da una valutazione in sede civile, qualora le parti civili non
si ritengano soddisfatte di queste somme.
Sono circa 160 le parti civili costituite per le 137 vittime
delle colate di fango. Una lunga battaglia legale che, adesso, si sposta in
sede di esecuzione del provvedimento con l’azione del titolo per 30mila euro.
Qualche legale ha già prodotto l’atto di precetto avviando la procedura
rispetto alla quale, per motivi tecnici, il Comune sta spiegando delle difese.
In realtà, questo aspetto della sentenza di condanna dell’ex sindaco Basile era
passato un po’ in sordina e l’arrivo delle prime richieste è stato un fulmine a
ciel sereno per i funzionari e per gli amministratori che stanno vagliando
soluzioni tecniche. Circa cinque milioni di euro di esborsi immediati, infatti,
sarebbero il definitivo sigillo ad uno stato non ottimale delle risorse
pubbliche, bruciando praticamente quasi tutto.
COME STANNO LE COSE PER IL COMUNE
- La condanna solidale ottenuta dalle parti civili significa che gli aventi
diritto al pagamento possono scegliere contro quale soggetto, tra quelli indicati,
attivare le richieste e, spesso, scelte di celerità e opportunità, oltre che di
solvibilità, dettano le esecuzioni. Così, se non intervengono gli altri enti
tenuti al risarcimento, almeno per la loro parte, il rischio crac del Comune è
dietro l’angolo. L’argine tecnico ad eventuali azioni esecutive potrebbe
rivelarsi come una diga debole perché, poi, una volta superate tute le
eccezioni, i creditori andrebbero a prelevare le somme direttamente presso la
tesoreria del Comune. Questa situazione che si prospetta ha fatto saltare gli
schemi e creato agitazione per verificare se, del caso, possano esistere
assicurazioni in grado di manlevare l’ente da una spesa così vertiginosa.
Mediante un sopralluogo insieme a Legambiente in occasione
del decennale della frana a Sarno, mi sono reso conto di come pochissimo sia
stato fatto per mitigare il rischio frana in quell’area e che dunque ancora
vivo sia il pericolo che essa possa ripetersi.
(Fonte: La
città di Salerno)
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