IN UCRAINA CONTINUANO LE RAPPRESAGLIE NEONAZISTE NEI
CONFRONTI DEI FILORUSSI. MA IN OCCIDENTE SI PARLA SOLO DEL “CATTIVO” PUTIN
In Ucraina, come previsto, è in atto una violenta guerra
civile tra le forze legate all’estrema destra e la popolazione russofona che
vuole restare nell’orbita russa. La destituzione di Yanukovich, tanto
applaudita dagli europei e dall’America, sempre pronti a schierarsi contro il
“dittatore” di turno che non fa quello che dicono, ha spaccato il Paese in due
parti: quella Nord-Occidentale filo-europeista e quella Sud-Orientale
filo-russa. Una guerra civile culminata con l’assassinio di 46 persone – per lo
più militanti del Partito Comunista e delle organizzazioni dei lavoratori -
bruciate vive nella Casa dei Sindacati assaltata a colpi di arma da fuoco e di
molotov dai paramilitari di estrema destra, per opera del “Settore Destro”.
Organizzazione che, insieme ad altre neonaziste, si rifanno ai leader d’inizio
anni ’40 che compivano rappresaglie contro i russi; prima che i sovietici,
vinta la guerra, prendessero il controllo sul Paese. Eppure Odessa è una città
che ha molti legami storici con l’Italia.
LE RESPONSABILITA’ EUROPEE E
AMERICANE - La competizione tra potenze imperialiste a caccia di nuovi
mercati, di nuove aree del globo da sfruttare, di risorse energetiche e di
corridoi per le merci e le materie prime trasforma il pianeta in un immenso
campo di battaglia dove impazza un conflitto di natura economica, diplomatica e
tecnologica che sempre più acquisisce tratti bellici.
Stati Uniti ed Unione Europea hanno destabilizzato l’Ucraina
sostenendo apertamente le opposizioni ultranazionaliste filoccidentali. Ma ora
sono in aperto disaccordo sulle misure da adottare nei confronti della reazione
di una Russia che percepisce lo schieramento delle truppe Nato ai suoi confini
terrestri e marittimi come una minaccia diretta e potrebbe, come in Georgia nel
2008, passare alla controffensiva.
Per la prima volta in modo esplicito l’imperialismo europeo
si è manifestato nelle forme classiche, utilizzando squadracce fasciste e
mirando ad una propria espansione ad ovest, entrando così in conflitto con
Mosca. Ma ora Washington sta cercando di utilizzare la contrapposizione con la
Russia a proprio favore spingendo sulle sanzioni e sul rafforzamento dello
scontro militare. Impedire una ricomposizione tra Bruxelles e Mosca significa
per Washington minare l’indipendenza europea su più fronti.
Su quello economico: le sanzioni alla Russia non
rappresentano una punizione solo nei confronti degli oligarchi e della aziende
di Mosca, ma anche un impedimento nei confronti dei rapporti economici
intrattenuti con queste dalle aziende continentali, a vantaggio dei concorrenti
statunitensi la cui esposizione sul mercato russo è assai meno consistente.
Su quello militare: dopo aver perso il controllo assoluto
della Nato – rivendicato a sé anche dall’asse franco-tedesco in particolare
dopo il no alla disastrosa provocazione della Georgia contro Mosca - e aver
assistito alla nascita di un esercito europeo già dispiegato anche in aree di
crisi esterne ai confini dell’UE, Washington può ora approfittare della
tensione con Mosca per aumentare e giustificare la propria presenza militare
diretta nei Paesi Baltici, in Polonia e in altri territori di confine con la
Russia, obbligando i suoi partner europei a seguire a ruota.
Sul piano energetico: lo scontro con la Russia, principale
fornitore di idrocarburi ai paesi dell’Unione Europea, permette a Washington di
insistere affinché i suoi ‘alleati’ si affidino ai rifornimenti di provenienza
statunitense ed alle tecnologie dello shale gas.
Gli Stati Uniti vedono la propria supremazia economica
tramontare per effetto della crisi economica internazionale e dell'ascesa di
nuovi soggetti a livello internazionale – Cina, Unione Europea, Brics – e
quindi ricorrono sempre più agli unici strumenti di cui dispongono per
condizionare alleati, competitori e nemici: quelli militari.
Il nuovo clima bellico scatenato dalle ingerenze
imperialiste di Stati Uniti ed Unione Europea hanno riportato il fascismo in
auge in un paese europeo: i nazisti di Svoboda al governo a Kiev, i tagliagole
di Settore Destro scatenati contro gli oppositori politici del nuovo regime, in
particolare i comunisti.
LA STRAGE DI ODESSA - Il
bilancio dell’eccidio rimane ancora incerto. Ieri le autorità locali
confermavano 46 morti accertati, ma ben 48 altre possibili vittime mancavano
all’appello, e negli obitori giacciono decine di corpi non identificati.
Secondo alcune stime il reale bilancio della strage potrebbe essere addirittura
superiore alle 110 vittime.
Il governo fantoccio di Kiev tende a ridimensionare l’entità
dell’eccidio, affermando che i morti sarebbero ‘solo’ 42 e che comunque la responsabilità
dell’incendio dell’edificio sarebbe da addebitare agli stessi antifascisti –
definiti naturalmente ‘filorussi’ – che avrebbero prima provocato i
manifestanti ‘proMajdan’ e poi avrebbero appiccato ‘per errore’ il fuoco al
palazzo non riuscendo poi a scappare in tempo.
Sui media nazionalisti e fascisti ucraini circolano poi
notizie di dubbia provenienza che affermano che ‘la maggior parte dei morti di
Odessa’ sarebbero non cittadini della località ma stranieri: russi, moldavi,
ceceni ecc.
Fatto sta che basta leggere le cronache dei funerali in
corso per rendersi conto della reale identità delle vittime dell’eccidio di
venerdì scorso. E non mancano i video che ritraggono gli ultras delle squadre
di calcio di Kiev e di Odessa, insieme a militari in divisa della Guardia
Nazionale e a estremisti di destra di Pravyi Sektor, ritratti mentre lanciano
molotov contro la Casa dei Sindacati, sprangano le porte del palazzo per
impedire la fuga dei suoi occupanti o pestare, in alcuni casi a morte, coloro
che riescono a scappare dalle fiamme. Significativa una foto che ritrae delle
giovani donne mentre preparano con cura le molotov che poi faranno strage di
innocenti.
In queste ore, man mano che procedono le penose
identificazioni delle vittime da parte dei parenti, si stanno svolgendo infatti
i partecipatissimi funerali di quelli che ormai in molti definiscono ‘i martiri
di Odessa’. Sono decine di migliaia i cittadini di Odessa e delle località
vicine che ormai da lunedì stanno affollando le chiese di una città in lutto.
Lunedì mattina è stata la volta, ad esempio, delle esequie
di Vyacheslav Markin, deputato del Consiglio Regionale di Odessa. Un’altra
delle vittime della strage è il poeta Vadim Negaturov (nativo di Odessa
tradotto e pubblicato anche all'estero): estratto vivo dall'edificio, è morto
nel reparto di rianimazione di un ospedale della città.
Non si è salvato neanche Andrej Brazhevskij, giovane
militante dell'organizzazione di sinistra Borot'ba: era riuscito a scappare
dalla Casa dei Sindacati incendiata dai fascisti saltando da una finestra
dell'edificio, ma una volta caduto a terra è stato picchiato a morte.
Tra le vittime ci sono, finora, sei donne di età compresa
tra i 18 e i 62 anni, di cui due incinte, e anche alcuni ragazzi minorenni. Tra
questi il giovanissimo militante della gioventù comunista Vadim Papura,
diciassettenne, studente al primo anno dell'Università Nazionale di Odessa
Mechnikov, attivista del Komsomol e del Partito Comunista d'Ucraina, quel
giorno si trovava nel Campo di Kulikovo. Quando arrivò la notizia che ultras si
muovevano in quella direzione, non volle scappare e assieme agli altri compagni
si è rifugiato nella Casa dei Sindacati. Secondo le parole della mamma Fatima,
Vadim partecipava ad ogni possibile manifestazione e assemblea per le sue idee.
Quella del 2 maggio è stata l'ultima.
ITALIANI A ODESSA - Quarta
città dell'Ucraina per dimensioni e popolazione, Odessa è un'importante meta
turistica e un famoso centro termale. Qui sono nati diversi personaggi illustri,
come lo scrittore ebreo Isaac Babel e la poetessa Anna Achmatova. Nonostante si
trovi in Ucraina, la lingua più parlata nella città è il russo.
La città di Odessa ha una storia strettamente legata
all’Italia. Infatti gli italiani sono menzionati nel Duecento per la prima
volta, quando sul territorio della città odierna fu ubicato l’ancoraggio delle
navi genovesi chiamato "Ginestra", forse per la pianta di ginestra
molto diffusa nelle steppe del Mar Nero. La nuova affluenza degli italiani nel
Sud dell’Ucraina crebbe particolarmente con la fondazione di Odessa. Tutto
questo fu facilitato del fatto che alla guida dell’appena fondata capitale del
bacino del Mar Nero c’era un napoletano di origine spagnola (Giuseppe De
Ribas), in carica fino al 1797.
Agli inizi dell'Ottocento la comunità italiana cominciò ad
avere un ruolo importante nella vita pubblica e commerciale della città. La
lingua italiana iniziò a diffondersi e con il passare del tempo entrò nella
sfera delle comunicazioni degli uomini d’affari: conti, cambiali, assegni,
contratti, corrispondenza commerciale, contabilità – tutto era scritto in
italiano. Inoltre, il bisogno di conoscere le lingue straniere – tra cui
l’italiano – portò all’insegnamento di russo, greco e italiano nella prima
scuola di Odessa fondata nel 1800.
All’inizio del XIX secolo la colonia italiana era composta
in primo luogo da commercianti, marinai e militari in servizio nell’Armata
russa. Principalmente erano napoletani, genovesi e livornesi. Seguirono
rappresentanti dell’arte, artigiani, farmacisti e insegnanti di varie materie.
Dal 1798 ad Odessa erano presenti i consoli di Napoli, della Sardegna e della
Corsica. Successivamente il consolato di Sardegna fu trasformato in consolato
italiano.
Ad Odessa gli italiani furono anche proprietari di panifici,
fabbriche di pasta e gallette e più tardi nel periodo 1794-1802 sorsero le
prime società commerciali di proprietà italiana. In seguito gli italiani
diventarono titolari di ristoranti, caffetterie, pasticcerie, casinò, alberghi.
Alcuni di loro operarono fino all’inizio del Novecento. Per esempio, il
lussuoso locale Fanconi, caffetteria-pasticceria, fondata ad Odessa negli anni
‘70 del XIX secolo, conquistò un enorme prestigio.
I gioiellieri, gli scultori e i marmisti italiani furono
celebri ad Odessa sin dalla sua fondazione e fino alla rivoluzione del 1917. I
cognomi italiani, ancora oggi, vengono spesso associati agli architetti. Molti
edifici importanti di Odessa furono costruiti appunto da italiani; e non solo
architetti ma anche appaltatori, costruttori, carpentieri ebbero una parte
importante. Gli italiani inoltre giocarono una parte importante anche
nell’avvio del teatro ad Odessa. Persino oggi, guardando il repertorio del
teatro lirico e del balletto di Odessa, si mantiene il tributo alla tradizione
italica.
L’insegnamento ampiamente praticato della lingua italiana
contribuì alla comparsa di una serie di manuali e testi scolastici e si può
sicuramente dire che Odessa procurò non solo per l’Ucraina ma anche per la
Russia i mezzi di studio della lingua italiana. Nel 1905 Sperandeo (professore
dell’Università di Novorossijsk, insegnante di italiano e presidente dal 1901
del comitato di Odessa della società nazionale italiana di Dante Alighieri,
rimasto in città fino alla rivoluzione del 1917) contò ad Odessa 50 cittadini
italiani: altri 600 secondo lui furono gli italiani soltanto di nome (ma
imparentati con italiani). La rivoluzione del 1917 fece ripartire molti
italiani per l’Italia, o per altre città dell’Europa. In epoca sovietica solo
poche decine erano gli italiani ad Odessa, la maggior parte dei quali purtroppo
quasi non conosceva la propria lingua.
Nazisti o comunisti non fa differenza perché hanno la stessa testa e la stessa cattiveria, solo che si vestono con un colore diverso ma sono così ottusi da non capire che possono fare comunella come tra fratelli gemelli quali sono.
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