FLI HA OTTENUTO UN IMBARAZZANTE 0,46%. L’USCITA DAL PDL E
L’INCOERENZA GLI SONO COSTATI CARI
Come sta accadendo a tanti delfini che spiaggiano privi di
vita sulle coste del Tirreno, così anche quello che fu di Giorgio Almirante
spiaggia sulle rive del Parlamento, non riuscendovi ad entrare. Dopo circa 30
anni da parlamentare, Gianfranco Fini non viene eletto, dato che la sua neonata
formazione politica mai cresciuta, Futuro e libertà, ha ottenuto un misero
0,46%; un quarto del minimo utile per entrare alla Camera. In realtà sarebbe
bastato, per la regola del “miglior perdente” in coalizione, superare l’Udc,
che pure ha fatto flop, visto che ha ottenuto giusto un 1,4% in più. Casini,
altro ex cortigiano del Cavaliere, si è così salvato per il rotto della cuffia.
Tanti sono in realtà i trombati eccellenti di questo
parlamento, tra chi non è stato eletto e chi si è dovuto fare da parte
forzatamente; ma il caso di Gianfranco Fini fa effetto più degli altri, essendo
Presidente della Camera uscente e il leader designato del centro-destra al
posto di Berlusconi. E l’uscita dal Pdl, nonché le due mancate dimissioni da
Presidente dopo l’uscita dalla maggioranza e lo scandalo della casa di
Montecarlo, gli sono costati molto cari.
COME SI CONSOLERA’ – Di
sicuro, non farà la fame. Considerato che Fini si appresta a compiere i 30 anni
in Parlamento, questo vuol dire che riceverà un assegno vicino ai 270mila euro.
Per quanto riguarda il vitalizio mensile, questo dovrebbe aggirarsi sui 6200
euro mensili. Gianfry, comunque, come ex presidente avrà diritto a un ufficio
con alcuni collaboratori, senza ulteriori benefit.
I PRIMI PASSI NELLA DESTRA - Gianfranco
Fini frequentò l'istituto magistrale "Laura Bassi". Inizialmente non
era interessato alla politica, ma nel 1968, a sedici anni, si ritrovò coinvolto
in alcuni scontri davanti ad un cinema dove un gruppo di militanti di sinistra
stava contestando la proiezione di un film favorevole alla guerra del Vietnam,
Berretti verdi. Questo episodio lo spinse ad iscriversi alla Giovane Italia,
come racconterà molti anni dopo in un'intervista. Iniziò così la sua carriera
politica, iscrivendosi nel 1969 alla Giovane Italia, l'associazione studentesca
legata al Movimento Sociale Italiano. Tre anni dopo si trasferì con la famiglia
a Roma e nel 1973 diviene dirigente della federazione provinciale romana del
Fronte della Gioventù, da poco costituitosi. Nel 1974 entra in Direzione
nazionale del FdG.
SOTTO L’ALA DI ALMIRANTE - Nel
giugno 1977 divenne segretario nazionale del Fronte della Gioventù, per volontà
del segretario missino Giorgio Almirante. Al congresso nazionale giovanile era
arrivato quinto su sette eletti nella segreteria; fu Almirante, d'autorità, a
sceglierlo, come prevedeva lo statuto, segretario. In quegli anni divenne anche
collaboratore al quotidiano di partito Secolo d'Italia e diresse il
quindicinale del FdG Dissenso. Allo stipendio da dirigente di partito preferì
il tesserino da giornalista professionista.
Nel 1983 viene eletto per la prima volta alla Camera dei
deputati. Rieletto nel 1987, nel settembre dello stesso anno alla festa del
partito a Mirabello, Almirante lo candidò pubblicamente come suo successore
alla segreteria del partito.
SEGRETARIO DELL’MSI -
Gianfranco Fini sconfigge nel congresso di Sorrento del dicembre 1987 l'ala di
sinistra e movimentista dell'allora MSI, di Pino Rauti e Beppe Niccolai, e
viene eletto segretario del partito. Il 22 maggio 1988 viene a mancare Giorgio
Almirante.
Rimane alla segreteria nazionale del MSI, fino al gennaio
1990 quando al successivo congresso di Rimini viene eletto Rauti, che l'anno
successivo subì una forte sconfitta elettorale alle amministrative e alle
regionali in Sicilia. Il Comitato centrale riporta Fini segretario a partire
dal luglio del 1991, e là resterà fino allo scioglimento del MSI avvenuto nel
gennaio 1995, con la svolta di Fiuggi: in questa occasione diviene Presidente
di Alleanza Nazionale (AN), frutto di un'iniziativa di Tatarella e Urso nata
nel 1993.
Nel frattempo, Fini matura una certa esperienza
amministrativa, divenendo consigliere comunale nei comuni di Aprilia (dal
giugno al settembre 1991), Brescia (dal dicembre 1991 al maggio 1992) e Reggio
Calabria (dal febbraio all'ottobre 1993). Nell'autunno del 1993, Fini decide di
correre per la carica di sindaco di Roma, arrivando al ballottaggio contro
Francesco Rutelli. Per la prima volta un esponente del MSI riceve un largo
supporto. L'imprenditore Silvio Berlusconi, non ancora attivo protagonista
della politica italiana, a Casalecchio di Reno affermò in quella occasione la
propria scelta elettorale, asserendo: "Se votassi a Roma, la mia
preferenza andrebbe a Fini"[8]. Fini ricoprirà la carica di consigliere
comunale a Roma fino al 2001.
LA NASCITA DI ALLEANZA NAZIONALE E
L’ALLEANZA CON BERLUSCONI - Ormai la sua ascesa politica è avviata. Dopo
le vittoriose elezioni politiche del 1994, anche se Fini non farà personalmente
parte del governo Berlusconi, per la prima volta nella storia della Repubblica
l'esecutivo conterà quattro ministri appartenenti al suo partito, tra cui il
vice presidente del Consiglio "Pinuccio" Giuseppe Tatarella.
La svolta nel congresso di Fiuggi (25-29 gennaio 1995) segna
una radicale trasformazione del MSI con l'assunzione della carica di Presidente
di Alleanza Nazionale, al posto del precedente Coordinatore Adolfo Urso.
Decisiva la distanza netta dal fascismo. Rauti, Erra, Staiti e pochi altri
vanno via dal partito per fondare il Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Gianfranco
Fini è stato rieletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione XV (LAZIO
1), Collegio 24 Roma-Della Vittoria. Era stato eletto deputato anche nelle
legislature IX, X, XI, XII, XIII, XIV e XV.
Dal 2001 al 2006 ha ricoperto l'incarico di vicepresidente
del Consiglio nel secondo governo Berlusconi, del quale è stato anche ministro
degli Esteri a partire dal novembre 2004 al posto di Franco Frattini, dopo che
questi era entrato nella Commissione europea. Nel febbraio del 2002 è stato nominato
rappresentante del governo italiano alla Convenzione europea, per la stesura
della bozza di costituzione europea.
A lui si deve tra l'altro la Legge Bossi-Fini sulla
regolamentazione degli extracomunitari, legge molto contestata e dalla quale
tramite alcune sue ultime dichiarazioni sembra essersi discostato.
Nel febbraio 2006 fa approvare una modifica al D.P.R. n.
309/1990 (Testo Unico sugli stupefacenti), la cosiddetta Legge Fini-Giovanardi,
inserita nel pacchetto sicurezza per i XX Giochi olimpici invernali svoltisi a
Torino nel 2006. Questa abolisce la distinzione giuridica tra droghe leggere,
quali la cannabis, e droghe pesanti, quali eroina o cocaina e punisce in base
alla quantità di principio attivo contenuto nelle droghe.
LA NASCITA DEL PDL E LA PRESIDENZA
- A fine gennaio 2007 Silvio Berlusconi dichiarò Fini come suo successore in
caso di creazione di un partito unico, incontrando i dissensi della Lega e
dell'UDC.
Dopo la nascita del nuovo soggetto politico Il Popolo della
Libertà ad opera di Silvio Berlusconi, il quale ha dichiarato di auspicare una
nuova legge elettorale alla tedesca (cioè proporzionale con sbarramento), Fini
in un primo tempo riferì che An non vi avrebbe fatto parte, giudicando confuso
e superficiale il modo in cui il PdL era nato, e manifestando così un aperto
dissenso verso l'alleato della ormai "ex coalizione". Due mesi dopo,
tuttavia, la caduta del governo Prodi lo fa riavvicinare a Berlusconi, con cui
si accorda per presentare alle imminenti elezioni del 13 e 14 aprile, An e FI
sotto il simbolo del Popolo della Libertà, passo iniziale per la costruzione di
un unico soggetto politico di centrodestra.
Dopo la vittoria elettorale del 14 aprile 2008, il 30 aprile
2008 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati della XVI legislatura,
al quarto scrutinio con 335 voti, su 611 votanti e maggioranza richiesta di 306
voti. Con l'elezione annuncia di lasciare la presidenza di An, la cui reggenza
viene affidata l'11 maggio 2008 ad Ignazio La Russa, nell'attesa del congresso che
porterà alla nascita ufficiale del partito del Popolo della Libertà.
LA NASCITA DI FLI - Nel
luglio 2009 si riaccende la tensione con i vertici del partito, a cui Fini
contesta la linea sui temi della giustizia e della legalità e accusa di
appiattirsi troppo sui temi della Lega, rinunciando al ruolo di protagonista
dell'agenda governativa.
Il 29 luglio 2010 un documento votato dalla maggioranza dei
componenti dell'ufficio di presidenza del PdL, ad eccezione dei tre esponenti
finiani, sfiducia il presidente della Camera decretandone, di fatto,
l'espulsione dal partito che aveva contribuito a fondare, e sancisce la rottura
tra Fini e Berlusconi, che afferma: "I comportamenti di Fini sono
incompatibili con i valori del Pdl e con i nostri elettori. Viene quindi meno
la fiducia anche per il suo ruolo di garante come presidente della
Camera". Il 5 settembre 2010, dopo un'estate di aspre polemiche tra Il
Popolo della Libertà e il gruppo dei finiani, accompagnate da un'accesa
campagna di stampa guidata dal Giornale di Vittorio Feltri, Fini tiene un lungo
intervento nel corso della Festa Tricolore di Mirabello. Il Presidente della
Camera ribadisce il suo sostegno al governo Berlusconi, ma sancisce, di fatto,
la fine dell'esperienza rappresentata dal PdL; rivendica quindi il diritto ad
esprimere il dissenso suo e del suo gruppo all'interno della maggioranza e
l'importanza di non appiattirsi sulla Lega su molte questioni e soprattutto in
materia di federalismo; prende poi apertamente le distanze dalla politica
economica del governo in materia di giustizia e di legalità. Infine replica
alla campagna dei giornali che si sono scagliati contro la sua famiglia, i cui
metodi vengono definiti da Fini da "lapidazione islamica". Il
successivo 8 settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, lascia il gruppo
parlamentare del Pdl e aderisce al gruppo di Futuro e Libertà.
Il 7 novembre 2010, in occasione della prima convention di
Futuro e Libertà a Bastia Umbra, ratifica la crisi del governo, chiedendo a
Silvio Berlusconi di rassegnare le dimissioni, annunciando che in caso
contrario la delegazione del suo partito lascerà il governo. Il 15 novembre
2010 la delegazione finiana abbandona, come da avviso, il governo. Il quale
però riesce comunque ad andare avanti, grazie al passaggio nella maggioranza di
alcuni parlamentari dell’opposizione (si ricorderà il famoso duo
Razzi-Scillipoti su tutti).
LA BREVE ESISTENZA DEL TERZO POLO
- L'anno dopo, in seguito alla caduta del governo avvenuta nel novembre 2011,
insieme al cosiddetto Terzo polo di cui FLI è entrato a far parte insieme
all’Udc, Fini si schiera a favore dell'insediamento del nuovo governo Monti,
continuando ad appoggiarlo anche in vista delle elezioni 2013, auspicando «una
grande lista civica nazionale, una grande lista per l'Italia che chiami a
raccolta le energie sane del paese senza personalismi». Il resto è storia
d’oggi.
Tanti stanno esultando sulla fine indecorosa di Gianfranco
Fini. Dai militanti di estrema destra ai berlusconiani, tutti uniti nel
bollarlo come “traditore”. In effetti prima ha tradito la destra sociale,
alleandosi con Berlusconi in favore di una brillante carriera, e poi si è
defilato da Berlusconi, svegliandosi dopo 16 anni di onorato zelo. In questa
politica sporca e infame, l’incoerenza e i voltafaccia si pagano ancora. Per
fortuna.
(Fonte: Wikipedia)
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