IL PRIMO DECRETO CHE DOVREBBE RILANCIARE IL PAESE E’ IN
REALTA’ UNA FEDELE ESECUZIONE DEI DIKTAT DI CONFINDUSTRIA
Tra impresentabili, conflitti d’interesse, lobby soggiacenti
e una prima dimissione, il Governo inciucista guidato da Enrico Letta ha anche
varato il primo decreto, definito “Fare”…senza fermare il declino. Anzi. Il
declino in materia di diritti dei lavoratori e di ambiente viene accelerato,
con nuovi meccanismi e soppressioni, scopiazzati da un documento
di Confindustria di maggio, nonché ordinati da Borse e Banche. Letta sembra
sempre più un Monti con la maschera.
COSA CAMBIA IN TEMA DI LAVORO
–
1. Riduzione (ops … volevo dire “semplificazione”)
dell’informazione, formazione e sorveglianza sanitaria per i lavoratori che
prestano la loro opera in azienda per meno di 51 giorni lavorativi nell’anno solare.
Come se la pericolosità di un lavoro diventasse automaticamente minore per i
lavoratori precari, e non fosse invece il contrario !!! Non solo il buon senso, ma anche le
statistiche (vedi qui e qui) dimostrano che i continui cambi di mestiere e luogo
di lavoro non permettono mai di maturare sufficiente esperienza nella mansione,
aumentando la probabilità di infortunio. Quanto alla sorveglianza sanitaria,
essa andrebbe approfondita, e non “semplificata”, vista l’esposizione del
lavoratore precario a rischi sanitari sempre mutevoli.
2. Possibilità di
sostituire il documento di valutazione dei rischi da interferenze (DUVRI) negli
appalti con la nomina di un preposto. E’ un modo per scaricare le
responsabilità sul povero culo di un dipendente, mentre la redazione del DUVRI
responsabilizza i datori di lavoro.
Esenzione dall’obbligo del DUVRI per gli appalti non
superiori ai dieci uomini-giorno (in precedenza il decreto 81/08 concedeva una
franchigia per max due giorni), perché evidentemente i rischi iniziano
dall’undicesimo.
3. Identificazione di settori di attività a basso rischio, a
cui verrebbe estesa la possibilità di autocertificare la valutazione dei
rischi. Così la sicurezza si risolve nella firma di un foglietto.
“Modelli semplificati” per la redazione dei piani di sicurezza nei cantieri (ovvero la
loro definitiva trasformazione in fuffa
standard prestampata).
4. Abrogazione del comma che prevede la possibilità
dell’organo di vigilanza di richiedere informazioni e prescrivere modifiche
entro 30 giorni dalla notifica relativa alla costruzione e realizzazione di
edifici o locali da adibire a lavorazioni industriali.
5. Conferma sostanziale del processo di privatizzazione
delle verifiche sugli impianti.
6. Le inchieste sugli infortuni gravi o mortali non più
condotte d’ufficio dalla Direzione territoriale del lavoro, ma solo su
richiesta del lavoratore infortunato, di un superstite o dell’INAIL. Mettiamo
caso che crepi uno senza parenti, o si tratti di un lavoratore immigrato con i
parenti lontani.
Tra l’altro si prevede che
agli adempimenti (cioè all’indagine della Direzione territoriale del
lavoro) si provveda “con le risorse umane, finanziarie e strumentali
disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Il che, in tempi di tagli selvaggi al
pubblico impiego e alle dotazioni dei
pubblici uffici, assesta un altro colpo
alla possibilità di accertamento delle
responsabilità degli infortuni. Si
subordina, in pratica, il diritto ad avere giustizia ai vincoli della spending
review.
Come unica differenza
rispetto all’ipotesi di Monti
& Fornero, non si prevede più la possibilità di autocertificare l’avvenuta
valutazione dei rischi per le aziende fino a 50 dipendenti.
E IN TEMA DI AMBIENTE - Si mette
mano al DPR 151/11 laddove prevede che le attività a rischio di incendio medio
e alto richiedano al Comando dei Vigili del fuoco l’esame dei progetti di nuovi impianti o
costruzioni, o le modifiche di quelli esistenti,
che comportino un aggravio delle preesistenti condizioni di sicurezza
antincendio. Il “Decreto del fare” le esenta da questo onere “qualora già in
possesso di titoli abilitativi riguardanti anche la sussistenza dei requisiti
di sicurezza antincendio, rilasciati dalle competenti autorità”. In pratica
dopo aver ottenuto un primo titolo abilitativo
si possono mutare completamente le
condizioni di sicurezza senza rendere conto a nessuno (per intenderci, stiamo
parlando di attività che vanno dalla produzione di gas infiammabili alle
scuole, dai distributori di carburante fino agli alberghi ed agli ospedali).
A livello ambientale, viene completamente riscritto
l’art.243 del D.Lgs. 152/96 sulle acque
di falda contaminate. La nuova stesura
suona così: “Nei casi in cui le
acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario,
oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed
economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di contenimento della
diffusione della contaminazione ….”. In
pratica ne discende che: se la contaminazione delle falde non genera
direttamente un rischio sanitario (magari per la lontananza di insediamenti e
attività antropiche), ma si limita all’inquinamento ambientale, ce ne
freghiamo. Ma comunque, anche in presenza di un rischio per gli umani,
l’eliminazione della fonte della contaminazione (e il conseguente diritto
costituzionale alla salute) viene subordinata alle compatibilità economiche.
Infine, veniamo al DURC, il documento di regolarità
contributiva necessario per accedere
agli appalti pubblici e riceverne i pagamenti.
Già così com’è, esso non attesta che un’azienda paga i contributi e non
tiene lavoratori in nero, ma che non è mai stata beccata dagli uffici ispettivi
di Inps, Inail, o DPL. Il “Decreto del
fare” allunga la validità del DURC a 180 giorni, per cui se un appaltatore
viene beccato dagli uffici ispettivi il committente pubblico potrà accorgersene anche sei mesi dopo. Nel caso poi questo succeda, la ditta non
verrà più esclusa dall’appalto per il venir meno dei requisiti, ma gli verrà
decurtato dal pagamento l’importo
corrispondente all’inadempienza.
In pratica assumere in nero o evadere Inps, Inail e Cassa Edile non gli
comporta più nessuna sanzione credibile all’interno del’ appalto.
In genere si dice: “la montagna ha partorito un topolino”.
In questo caso è un lupo, pronto a banchettare con i poveri cittadini.
(Fonte: Contropiano)
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