A DUE GIORNI DALL’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE CHE
RACCOLGA informazioni sulle reali
attività dell'Istituto per le Opere Religiose, SONO STATI ARRESTATI UN MONSIGNORE,
UN BROKER E UN AGENTE SEGRETO
Tra le altre cose, il nuovo Papa Francesco aveva promesso,
all’indomani della sua nomina, una pulizia in seno alla Banca del Vaticano;
diventata da decenni un Istituto finanziario potente e incontrollato. Del resto
il nome scelto da Jorge Mario Bergoglio non è casuale, e invoca una Chiesa povera
e al servizio degli ultimi; non certo affarista e speculatrice. Mercoledì 26 giugno
ha nominato una commissione di cardinali per raccogliere informazioni sulle
reali attività dell'Istituto per le Opere Religiose, che ha dato dei frutti
immediati: un alto prelato, un funzionario dei Servizi segreti ed un broker
finanziario sono stati arrestati nell' ambito di un filone di indagine sullo
Ior in corso alla Procura della Repubblica di Roma. Sono accusati di
corruzione, calunnia e truffa: i reati riguardano la vicenda del rientro di una
grossa somma in contanti dalla Svizzera.
INDAGINI DELLA FINANZA - Gli
arresti, dopo le indagini svolte dal nucleo valutario della Gdf, sono stati chiesti
dalla Procura e confermati dal gip della Capitale, Barbara Callari. Il
provvedimento cautelare ha colpito: monsignor Nunzio Scarano, 61 anni, fino a
un mese prima dell'arresto capo contabile all'Apsa (Amministrazione del
patrimonio della Sede Apostolica) - e da due settimane già indagato dalla Procura di Salerno per il
crack del Pastificio Amato -; un ex funzionario del Servizio segreto interno,
Giovanni Maria Zito, sottufficiale dei carabinieri, espulso dall'Aisi tre mesi
fa; il broker finanziario Giovanni Carenzio, un italiano che lavora soprattutto
all'estero.
VENTI MILIONI DA CONTI ELVETICI
- Monsignor Scarano, ora rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli, si
sarebbe accordato con lo 007 e gli avrebbe consegnato 400 mila euro per far
rientrare dalla Svizzera 20 milioni di euro liquidi appartenenti ad una
famiglia sua amica a bordo di un jet privato; ma l'avvocato Silverio Sica,
difensore di monsignor Scarano sostiene «potrebbe essersi trattato di un aereo
di Stato». E assicura: «Monsignor Scarano chiarirà tutto ai magistrati romani,
come ha già fatto con quelli salernitani». Il tentativo di portare in Italia
circa 20 milioni di euro dalla Svizzera, stando alle intercettazioni,
rappresenterebbe un favore alla famiglia degli armatori napoletani D'Amico, i
fratelli Paolo, Maurizio e Cesare. L'inchiesta ruota intorno a questo episodio,
ma lo Ior è nel mirino dei magistrati fin dal settembre 2010, quando furono
congelati dal tribunale 23 milioni di suoi fondi dopo l'avvio in una indagine
con ipotesi di riciclaggio.
«IL VATICANO SEGUE IL PROBLEMA»
- Il direttore della Sala Stampa della santa sede, padre Federico Lombardi, ha
precisato che «la competente autorità vaticana, l'Aif (l'autorità di riforma
finanziaria presieduta dallo svizzero Renè Bruelhart, esperto di
antiriciclaggio, ndr), segue il problema per prendere, se necessario, le misure
appropriate di sua competenza». E ribadisce che «monsignor Scarano era stato
sospeso dal servizio presso l'Apsa da oltre un mese, appena i Superiori erano
stati informati che era indagato». Questo «in applicazione del Regolamento
della Curia Romana, che impone la sospensione di persone per cui sia stata
iniziata un'azione penale».
VERIFICA SULLE RISORSE DEL PRELATO
- La procura di Roma, nel frattempo, ha avviato una serie di accertamenti per
fare chiarezza sull'origine delle ingenti disponibilità finanziarie e
immobiliari del monsignore. Dagli accertamenti è emerso che l'alto prelato è
titolare di due conti correnti presso lo Ior. Uno è personale l'altro, denominato
«fondo anziani», raccoglie le donazioni. A determinare gli accertamenti
patrimoniali su Scarano è stata anche la «disinvoltura» con la quale
movimenterebbe ingenti somme di danaro. In un caso l'alto prelato ha prelevato
560 mila euro in contanti e dopo averli portati a Salerno li ha distribuiti tra
una quarantina di fiduciari. Dagli stessi fiduciari Scarano si è fatto
consegnare assegni di pari importo e li ha riversati in banca sotto forma di
donazioni. Un espediente poco chiaro sul quale gli inquirenti vogliono fare
luce.
SCARANO IMPIEGATO DI BANCA PRIMA CHE
MONSIGNORE - Prima di prendere i voti, nel marzo del 1987, in età già
avanzata, monsignor Scarano - che in Vaticano era chiamato «don 500» per il suo
vezzo di mostrare spesso il portafogli nel quale aveva solo banconote da 500
euro - è stato impiegato dell'ex Banca d'America e d'Italia e delle Deutsche
Bank. Originario di Salerno, il prelato è incardinato nell'Arcidiocesi di
Salerno-Campagna-Acerno, ma da tempo vive a Roma, nella Domus Internationalis
Paulus VI, in via della Scrofa. A Salerno, monsignor Scarano è sotto inchiesta
per il riciclaggio di 560mila euro e mercoledì 27 il Vaticano lo aveva sospeso
dal suo incarico di responsabile del servizio di contabilità analitica presso
l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica.
(Fonte: Corriere
della sera)
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