LA TOMBA VERSA IN UNO STATO PIETOSO. MANCA UN MUSEO E
L’INTITOLAZIONE DI UNA STRADA PRINCIPALE
Con i suoi figli illustri il Comune di Napoli ha un core
‘ngrato, proprio come quello citato in una bellissima vecchia canzone. Dopo i
casi di Totò
e Giuseppe
Moscati, tocca denunciare anche il modo impietoso con cui viene mantenuta
la memoria di un grande tenore cui la città partenopea ha dato i natali: Enrico
Caruso. Vissuto tra fine ‘800 e inizio ‘900, è considerato il tenore per
eccellenza, soprattutto per l’inconfondibile particolarità del suo timbro
vocale. E’ passato alla storia anche per essere stato il primo cantante ad
incidere dischi.
A LUI DEDICATO SOLO UN VICOLETTO
- Non si può dar torto agli eredi di Enrico Caruso quando si dicono rammaricati
del fatto che al proprio avo sia stata dedicata una strada napoletana di
importanza praticamente nulla. Una traversa nel quartiere Arenella. Ieri è stato rivolto un appello alla città di Napoli
sottoscritto dai discendenti del grande tenore napoletano e da Guido D’Onofrio,
collezionista, amico e cultore di Caruso. «Intitolate una strada importante al
nostro avo Enrico Caruso. E realizzate il tanto annunciato Museo Caruso»
scrivono in una lettera aperta. «Certo, c’è una stradina a Napoli, vicolo
Enrico Caruso. Ma ha solo sei, dico sei numeri civici», spiega Federico Caruso,
che esprime rammarico per come è stata gestita dalle amministrazioni
partenopee, in questi anni, la memoria del celebre tenore. «Lasciamo perdere
Napoli e alcuni suoi amministratori — spiega —. In passato, fui interpellato
per organizzare un evento che sarebbe stato propedeutico alla costituzione del
Museo Caruso. Noi avremmo messo a disposizione cimeli provenienti dall’Italia e
dall’America. Ebbene, individuata da parte degli amministratori una società che
avrebbe gestito il tutto, stanziati i fondi, fatti arrivare i cimeli
dall’America, realizzata la serata presso la Sala Gemito, i 30 milioni pagati
dal Comune a questa società, rimasero tutti nelle mani del suo titolare.
Nessuno fu mai pagato nè rimborsato».
LO STATO PIETOSO DELLA TOMBA
- Enrico Caruso, come altri grandi partenopei quali Totò e Nino Taranto, è
sepolto nel cimitero degli artisti di Santa Maria del Pianto, zona Doganella.
Un cimitero che versa nell’incuria, tra erbacce, assenza di controlli e crepe.
Nel 2009 fu anche trafugata assieme alla tomba del Principe Antonio de Curtis.
Da allora la situazione non è certo migliorata.
TRATTATO MEGLIO ALTROVE - Caruso,
vanto della città di Napoli, della Campania e dell’Italia intera, appare
completamente dimenticato dai propri corregionali, mentre la città di Lastra a
Signa, in provincia di Firenze, ha inaugurato due anni fa un grande museo in
suo onore, dopo che già Torre Lago, città natia di Puccini, ha dedicato al
mitico Enrico l’Auditoriuim del Teatro lirico.
In Campania fa eccezione Sorrento, dove il tenore visse di
ritorno dall’America, affetto da pleurite infetta, per trascorrere la
convalescenza prima che le condizioni di salute peggiorassero. Qui c’è un
museo-ristorante in suo onore, e si tiene ogni anno una manifestazione canora:
il Premio Caruso.
Iniziative forse più mosse da ragioni turistiche e
televisive. Comunque sono già qualcosa.
(Fonti: Corriere
del Mezzogiorno, NapoliToday)
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