MARCELLO PITTELLA DEL PD E’ IL NUOVO GOVERNATORE CON IL 59%
DEI VOTI. MA A VINCERE DAVVERO E’ STATO L’ASTENSIONISMO. IL CONSIGLIO REGIONALE
DI CENTRO-SINISTRA E’ STATO SCIOLTO LO SCORSO APRILE PER L’ARRESTO DI DUE
ASSESSORI. COME NON BASTASSE, NESSUNA DONNA ELETTA NEL CONSIGLIO
In Basilicata il tempo non sembra passare mai. E non solo
per i suoi tanti borghi caratteristici rimasti quasi immutati nel tempo - anche
perché in tanti che li abitavano sono stati costretti a lasciare la propria
terra d’origine - ma anche perché lì può succedere di tutto eppure i lucani
restano passivi; come fossero inermi, pur avendo il sacrosanto diritto di voto
e dunque di cambiare le proprie sorti. Cosa importa se tanti fondi pubblici siano
stati sperperati, se su tanti concorsi pubblici aleggia il (solito) sospetto
che fossero truccati, se il territorio sia stato stuprato per estrarre gas e
petrolio, se il territorio versa in un grave dissesto idrogeologico (poco più
di un mese fa molti centri abitati sono finiti sott’acqua, con tanto di frane e
strade interrotte, senza neppure ricevere fondi da Roma per riprendersi), se
nella Regione vengano trattati e magari sotterrai rifiuti tossici e nucleari
(proprio pochi giorni fa è ricorso il decennale del caso Scanzano). In
Basilicata vincono sempre gli stessi. Chi tenta di portare il cambiamento viene
posto ai margini, spazzato via da un voto sempre uguale e conservativo da oltre
40 anni. Fino a inizio anni ’90 ha dominato la Dc, poi nel ventennio successivo
il centro-sinistra; neppure stoppato da un recente scandalo.
IL VERO VINCITORE E’ L’ASTENSIONISMO
- Il centro-sinistra, capeggiato dal Pd dei finti litigi vince a mani basse per
l’ennesima volta la competizione elettorale regionale. Lo fa, ancora, con una
fortissima supremazia di voti. Ma per la prima volta il Presidente della
regione Basilicata è espressione della minoranza degli aventi diritto al voto.
Una delle prime frasi del neo presidente Marcello Pittella (fratello di Gianni,
in corsa alle Primarie del Pd) ha riguardato proprio quei 53 lucani su 100 che
hanno deciso di non recarsi alle urne. Saranno, ha detto, il suo pensiero
quotidiano, occorrerà recuperare la loro fiducia. Vedremo, ma intanto quegli
astenuti sono l’assicurazione sulla lunga vita politica sua (o di chi oggi si
fosse trovato al suo posto) e della sua coalizione.
S’era capito da subito che il crollo dei votanti avrebbe
favorito lo status quo. Perché poi i conti si fanno con le percentuali dei voti
validi e qualcuno sarà legittimato a ribadire che quel 60% è davvero una
vittoria, tralasciando, invece, che Pittella è l’espressione del 25% degli
aventi diritto al voto. Una percentuale bassa, ma proprio per questo molto più
semplice da gestire e controllare, soprattutto se amministra da una vita la
stessa parte politica che, grazie a successo e potere, ha un apparato immenso
ed una folta schiera di clientes, tanto più che i bisognosi (e quindi i deboli)
sono in crescita.
E’ un dato che deve far riflettere: alla fine la cattiva
amministrazione della Basilicata, un elemento di partenza sul quale la
maggioranza delle persone sembra concordare ad ogni tornata elettorale, ha
creato l’effetto di allontanare la maggioranza dei lucani dalle urne, ma
proprio questo aspetto ha favorito coloro che hanno le maggiori responsabilità
di questa situazione.
LO SCANDALO DI APRILE SCORSO NON HA
SCALFITO IL CENTRO-SINISTRA - Nel marzo 2010, con circa il 60 % dei
voti, Vito De Filippo (Pd) viene riconfermato alla guida della regione
Basilicata, superando Nicola Pagliuca del Pdl e Magdi Allam del movimento
"Io amo la Lucania".
Il 24 aprile 2013 la Procura di Potenza arresta due
Assessori regionali della Giunta De Filippo: l'Assessore al Lavoro Vincenzo
Vita (Pd) e l'Assessore alla Agricoluta Rosa Mastrosimone (IdV), nonché il capo
dell'opposizione in Consiglio regionale ed ex candidato presidente del centrodestra
della Regione nel 2010 contro De Filippo, il capogruppo PdL Nicola Pagliuca,
spiccando provvedimenti di divieto di dimora per 11 tra consiglieri ed ex
consiglieri di maggioranza e opposizione per peculato nello scandalo rimborsi
ai gruppi regionali che gia vedeva indagati moltissimi tra nuovi e vecchi
consiglieri regionali tra cui lo stesso Governatore.
De Filippo, dopo gli arresti, nomina una nuova Giunta, la
terza della legislatura con il compito di traghettare la Regione al voto dopo i
numerosi scandali. Quindi formalizza le dimissioni. Il 19 novembre 2013 gli
succede alla carica di presidente il collega di partito Marcello Pittella.
Insomma, tutto torna tranquillamente come prima.
Oltretutto nessuna donna è stata eletta nel consiglio
regionale, come accaduto nel 2010. Un’ulteriore punto critico di una tornata
elettorale monca.
GLI ALTRI AI MARGINI – I
Lucani hanno preferito in maggioranza di non recarsi alle urne, anziché cercare
un’alternativa al centro-sinistra. Forse i concorrenti non ci hanno creduto
davvero neppure loro. I numeri sono scoraggianti se è vero che i voti di Di
Maggio (Pdl ed accoliti) e Pedicini (M5S) fanno la metà di quelli di Pittella.
Ma le responsabilità restano. In Di Maggio, in effetti, non credevano nemmeno
quelli della sua coalizione, che conferma ancora una volta l’imbarazzante
incapacità di mettere in piedi una proposta accattivante e competitiva. Accade
così da tempo tanto immemore che viene sempre più difficile non porgere almeno
orecchio a quella sorta di mito popolare che tutto spiega con la salvaguardia
di un paio di postazioni nazionali come massima ed unica missione del Pdl
lucano i cui dirigenti, invece di aspirare alle prossime salvifiche mutazioni,
dovrebbero avere la dignità di farsi da parte una buona volta e per sempre.
Il Movimento 5 Stelle paga dazio al clamoroso autogol delle
primarie vinte da Di Bello. Uno al quale è stato consentito di prendere parte
ad una corsa (e vincerla), salvo poi accorgersi che a quelle primarie forse non
doveva nemmeno parteciparvi. Il M5S palesa ancora una volta il suo e non basta
neppure il solito bagno di folla riservato al suo leader Beppe Grillo, vera
calamita di voti ma che forse non basta neanche più, ponendo peraltro in ombra
i propri candidati.
Niente premi per il percorso giovanile della Sel che aveva
intrapreso una difficile corsa last minute in solitario. Scelta che, senza la
disorganizzazione dell’ultima ora, la perdita di qualche compagno di viaggio e
le intercettazioni su Vendola diffuse proprio qualche giorno prima delle
elezioni, avrebbe anche potuto fruttare qualche soddisfazione in più.
DAL DOMINIO DC A QUELLO DS-PD
– Non è difficile ricostruire la storia politica della Regione Basilicata fin
dalla sua esistenza: dal 1970 (anno in cui le Regioni hanno iniziato ad
esistere giuridicamente) al 1982 ha dominato la figura del democristiano
Vincenzo Verrastro; a lui sono succeduti Carmelo Azzarà, Gaetano Michetti e
Antonio Boccia, tutti della Democrazia cristiana, fino al 1995. Sfaldata
quest’ultima, a prenderne le veci è stato il Partito popolare italiano, nella
persona di Angelo Raffaele Dinardo, in carica 5 anni fino al 2000. Poi sono
arrivati i diessini: per altri 5 anni è arrivato Filippo Bubbico avvicendato
per 8 anni da Vito De Filippo fino al 2013, anche lui dei Ds poi Pd.
Il resto è storia d’oggi. La Basilicata continua a dormire
sogni tranquilli, mentre sulle teste dei suoi cittadini accade di tutto e di
più. Ma ognuno è padrone del proprio destino. Chi è causa del suo mal…
(Fonti: Pisticci.com,
Wikipedia)
nella mia terra si parla, si parla ma non si ha la voglia di voler cambiare... questa volta avevamo la possibilità di spazzare via un regime che ha ridotto la Lucania una regione in dissolvenza, da cercare un giorno sull'Atlante... invece ci sta bene farci dissanguare ancora... il M5S non è la soluzione, ma un tentativo... mi sarebbe andato bene anche il passaggio al centro-destra, ma... voti per amicizia e favoritismo hanno spinto meno della metà dei miei corregionali a confermare il nostro servilismo... un treno che è passato e non si fermerà più.
RispondiEliminaDark Knight
A questo punto, inneggeranno il : "mea culpa"
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