giovedì 21 novembre 2013

VERGOGNA IN BASILICATA: VINCE ANCORA IL CENTRO-SINISTRA CHE SI E’ MANGIATO LA REGIONE PER VENT’ANNI

MARCELLO PITTELLA DEL PD E’ IL NUOVO GOVERNATORE CON IL 59% DEI VOTI. MA A VINCERE DAVVERO E’ STATO L’ASTENSIONISMO. IL CONSIGLIO REGIONALE DI CENTRO-SINISTRA E’ STATO SCIOLTO LO SCORSO APRILE PER L’ARRESTO DI DUE ASSESSORI. COME NON BASTASSE, NESSUNA DONNA ELETTA NEL CONSIGLIO

In Basilicata il tempo non sembra passare mai. E non solo per i suoi tanti borghi caratteristici rimasti quasi immutati nel tempo - anche perché in tanti che li abitavano sono stati costretti a lasciare la propria terra d’origine - ma anche perché lì può succedere di tutto eppure i lucani restano passivi; come fossero inermi, pur avendo il sacrosanto diritto di voto e dunque di cambiare le proprie sorti. Cosa importa se tanti fondi pubblici siano stati sperperati, se su tanti concorsi pubblici aleggia il (solito) sospetto che fossero truccati, se il territorio sia stato stuprato per estrarre gas e petrolio, se il territorio versa in un grave dissesto idrogeologico (poco più di un mese fa molti centri abitati sono finiti sott’acqua, con tanto di frane e strade interrotte, senza neppure ricevere fondi da Roma per riprendersi), se nella Regione vengano trattati e magari sotterrai rifiuti tossici e nucleari (proprio pochi giorni fa è ricorso il decennale del caso Scanzano). In Basilicata vincono sempre gli stessi. Chi tenta di portare il cambiamento viene posto ai margini, spazzato via da un voto sempre uguale e conservativo da oltre 40 anni. Fino a inizio anni ’90 ha dominato la Dc, poi nel ventennio successivo il centro-sinistra; neppure stoppato da un recente scandalo.

IL VERO VINCITORE E’ L’ASTENSIONISMO - Il centro-sinistra, capeggiato dal Pd dei finti litigi vince a mani basse per l’ennesima volta la competizione elettorale regionale. Lo fa, ancora, con una fortissima supremazia di voti. Ma per la prima volta il Presidente della regione Basilicata è espressione della minoranza degli aventi diritto al voto. Una delle prime frasi del neo presidente Marcello Pittella (fratello di Gianni, in corsa alle Primarie del Pd) ha riguardato proprio quei 53 lucani su 100 che hanno deciso di non recarsi alle urne. Saranno, ha detto, il suo pensiero quotidiano, occorrerà recuperare la loro fiducia. Vedremo, ma intanto quegli astenuti sono l’assicurazione sulla lunga vita politica sua (o di chi oggi si fosse trovato al suo posto) e della sua coalizione.
S’era capito da subito che il crollo dei votanti avrebbe favorito lo status quo. Perché poi i conti si fanno con le percentuali dei voti validi e qualcuno sarà legittimato a ribadire che quel 60% è davvero una vittoria, tralasciando, invece, che Pittella è l’espressione del 25% degli aventi diritto al voto. Una percentuale bassa, ma proprio per questo molto più semplice da gestire e controllare, soprattutto se amministra da una vita la stessa parte politica che, grazie a successo e potere, ha un apparato immenso ed una folta schiera di clientes, tanto più che i bisognosi (e quindi i deboli) sono in crescita.
E’ un dato che deve far riflettere: alla fine la cattiva amministrazione della Basilicata, un elemento di partenza sul quale la maggioranza delle persone sembra concordare ad ogni tornata elettorale, ha creato l’effetto di allontanare la maggioranza dei lucani dalle urne, ma proprio questo aspetto ha favorito coloro che hanno le maggiori responsabilità di questa situazione.

LO SCANDALO DI APRILE SCORSO NON HA SCALFITO IL CENTRO-SINISTRA - Nel marzo 2010, con circa il 60 % dei voti, Vito De Filippo (Pd) viene riconfermato alla guida della regione Basilicata, superando Nicola Pagliuca del Pdl e Magdi Allam del movimento "Io amo la Lucania".
Il 24 aprile 2013 la Procura di Potenza arresta due Assessori regionali della Giunta De Filippo: l'Assessore al Lavoro Vincenzo Vita (Pd) e l'Assessore alla Agricoluta Rosa Mastrosimone (IdV), nonché il capo dell'opposizione in Consiglio regionale ed ex candidato presidente del centrodestra della Regione nel 2010 contro De Filippo, il capogruppo PdL Nicola Pagliuca, spiccando provvedimenti di divieto di dimora per 11 tra consiglieri ed ex consiglieri di maggioranza e opposizione per peculato nello scandalo rimborsi ai gruppi regionali che gia vedeva indagati moltissimi tra nuovi e vecchi consiglieri regionali tra cui lo stesso Governatore.
De Filippo, dopo gli arresti, nomina una nuova Giunta, la terza della legislatura con il compito di traghettare la Regione al voto dopo i numerosi scandali. Quindi formalizza le dimissioni. Il 19 novembre 2013 gli succede alla carica di presidente il collega di partito Marcello Pittella. Insomma, tutto torna tranquillamente come prima.
Oltretutto nessuna donna è stata eletta nel consiglio regionale, come accaduto nel 2010. Un’ulteriore punto critico di una tornata elettorale monca.

GLI ALTRI AI MARGINI – I Lucani hanno preferito in maggioranza di non recarsi alle urne, anziché cercare un’alternativa al centro-sinistra. Forse i concorrenti non ci hanno creduto davvero neppure loro. I numeri sono scoraggianti se è vero che i voti di Di Maggio (Pdl ed accoliti) e Pedicini (M5S) fanno la metà di quelli di Pittella. Ma le responsabilità restano. In Di Maggio, in effetti, non credevano nemmeno quelli della sua coalizione, che conferma ancora una volta l’imbarazzante incapacità di mettere in piedi una proposta accattivante e competitiva. Accade così da tempo tanto immemore che viene sempre più difficile non porgere almeno orecchio a quella sorta di mito popolare che tutto spiega con la salvaguardia di un paio di postazioni nazionali come massima ed unica missione del Pdl lucano i cui dirigenti, invece di aspirare alle prossime salvifiche mutazioni, dovrebbero avere la dignità di farsi da parte una buona volta e per sempre.
Il Movimento 5 Stelle paga dazio al clamoroso autogol delle primarie vinte da Di Bello. Uno al quale è stato consentito di prendere parte ad una corsa (e vincerla), salvo poi accorgersi che a quelle primarie forse non doveva nemmeno parteciparvi. Il M5S palesa ancora una volta il suo e non basta neppure il solito bagno di folla riservato al suo leader Beppe Grillo, vera calamita di voti ma che forse non basta neanche più, ponendo peraltro in ombra i propri candidati.
Niente premi per il percorso giovanile della Sel che aveva intrapreso una difficile corsa last minute in solitario. Scelta che, senza la disorganizzazione dell’ultima ora, la perdita di qualche compagno di viaggio e le intercettazioni su Vendola diffuse proprio qualche giorno prima delle elezioni, avrebbe anche potuto fruttare qualche soddisfazione in più.

DAL DOMINIO DC A QUELLO DS-PD – Non è difficile ricostruire la storia politica della Regione Basilicata fin dalla sua esistenza: dal 1970 (anno in cui le Regioni hanno iniziato ad esistere giuridicamente) al 1982 ha dominato la figura del democristiano Vincenzo Verrastro; a lui sono succeduti Carmelo Azzarà, Gaetano Michetti e Antonio Boccia, tutti della Democrazia cristiana, fino al 1995. Sfaldata quest’ultima, a prenderne le veci è stato il Partito popolare italiano, nella persona di Angelo Raffaele Dinardo, in carica 5 anni fino al 2000. Poi sono arrivati i diessini: per altri 5 anni è arrivato Filippo Bubbico avvicendato per 8 anni da Vito De Filippo fino al 2013, anche lui dei Ds poi Pd.

Il resto è storia d’oggi. La Basilicata continua a dormire sogni tranquilli, mentre sulle teste dei suoi cittadini accade di tutto e di più. Ma ognuno è padrone del proprio destino. Chi è causa del suo mal…


2 commenti:

  1. nella mia terra si parla, si parla ma non si ha la voglia di voler cambiare... questa volta avevamo la possibilità di spazzare via un regime che ha ridotto la Lucania una regione in dissolvenza, da cercare un giorno sull'Atlante... invece ci sta bene farci dissanguare ancora... il M5S non è la soluzione, ma un tentativo... mi sarebbe andato bene anche il passaggio al centro-destra, ma... voti per amicizia e favoritismo hanno spinto meno della metà dei miei corregionali a confermare il nostro servilismo... un treno che è passato e non si fermerà più.

    Dark Knight

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  2. A questo punto, inneggeranno il : "mea culpa"

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