A ORGANIZZARE LA PROTESTA IL MOVIMENTO DEI FORCONI, CHE
VUOLE RIPETERE A LIVELLO NAZIONALE LO SCIOPERO CHE FERMO’ LA SICILIA NEL
GENNAIO 2012
Dal prossimo 8 dicembre, ore 22, l’Italia rischia la paralisi.
Da Bolzano a Lampedusa tante sono le adesioni ai blocchi stradali organizzati
dal Movimento dei forconi, che torna più agguerrito che mai. E se un inizio è
stato deciso, la fine non ancora. A scendere in strada saranno varie categorie,
messe in ginocchio dalla crisi certo, ma anche da una politica autoreferenziale
e indifferente, che spreca i fondi pubblici per le spese personali dei propri
rappresentanti. I media hanno dato poco risalto a questa manifestazione, che
ricorda quella che bloccò l’Italia contro il Governo Monti.
I MOTIVI DELLA PROTESTA - I
motivi della rabbia sono sempre gli stessi: «Ci hanno accompagnati alla fame,
hanno distrutto l'identità di un Paese, hanno annientato il futuro di intere
generazioni», recita l'annuncio dello sciopero, che si scaglia contro la
politica italiana e non solo. Accuse pesanti sono rivolte, infatti, anche
all'Unione europea e alla moneta unica.
A guidare la protesta, portata avanti soprattutto sui social
network, sono camionisti, agricoltori, disoccupati. Che presenteranno le loro
richieste «solo quando i poteri saranno in ginocchio».
Mariano Ferro: «Ora la politica deve passare ai fatti. Lo
Stato non ci fa scegliere chi ci governa, ci tartassa con le tasse, le grandi
aziende finiscono all'asta». E, ancora, «è stata tolta l'assistenza ai disabili
mentre le pensioni d'oro e i costi della politica restano uguali», spiega a
Lettera43.it Mariano Ferro, leader del movimento siciliano. «Le nostre aziende
vengono derise dai cinesi. I cittadini chiedono a gran voce di passare ai
fatti».
Per questo, secondo Ferro, «la protesta non può essere
democratica e pacifica. Continuerebbero a prenderci in giro. Ormai la macchina
della rivolta è partita e questa volta speriamo che non ci scappi il morto».
Il numero uno dei Forconi siciliani tiene poi a precisare
che il governo non ha dato loro un'altra scelta. «In tutte le salse abbiamo
avvisato il ministro degli Interni, Angelino Alfano di non mettersi contro di
noi. Ci diranno che non è legale? Bè, quello che sta facendo lo Stato italiano
a tutti noi è legale? Qui c’è gente che si uccide, non ce la fa ad andare
avanti, a cui viene pignorata la casa dopo 50 anni di lavoro. Tutto questo deve
finire».
LA STORIA DEL MOVIMENTO - Il
movimento dei Forconi nacque nell’estate del 2011 ad Avola, dopo la visita
dell’allora ministro all’Agricoltura Saverio Romano. Proprio in quella giornata
il movimento rivendicò le sue richieste: la defiscalizzazione dei carburanti e
l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano che prevede di trattenere
sull’Isola le imposte sulle imprese che hanno stabilimenti e impianti sul
territorio regionale.
Davanti al nulla di fatto, il 16 gennaio 2012, il movimento
predispose blocchi stradali in ogni parte dell’Isola a cui parteciparono, oltre
che agricoltori, allevatori, pescatori e autotrasportatori anche commercianti,
semplici cittadini e studenti. Tutti uniti contro le politiche del governo
Monti e dell'ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo. A causa
dei blocchi, molti distributori esaurirono le scorte di carburante, i
supermercati si svuotarono e cominciarono a scarseggiare i beni di prima
necessità.
Dopo cinque giorni di caos, Ivan Lo Bello, presidente di
Confindustria Sicilia, denunciò infiltrazioni mafiose all'interno del
movimento. Dichiarazione confermata anche dal procuratore capo di Palermo,
Francesco Messineo, che parlò di «giustificato allarme». E alla quale Martino
Morsello, rappresentante dei Forconi, rispose: «Si facciano i nomi senza essere
omertosi davanti ai siciliani».
DELUSI DAL M5S - E dire che di acqua sotto i ponti ne è passata
dai primi blocchi che misero in ginocchio la Sicilia. Ma nulla, secondo Ferro,
è cambiato nei fatti, nonostante il Movimento 5 stelle, il governo Letta e il
governatore di centrosinistra Rosario Crocetta. Anzi. «La situazione si è
aggravata», tuona il capo protesta. «Il nostro movimento quando si è presentato
alle scorse elezioni regionali, sapeva di perderle. La nostra è stata solo una
provocazione. Per questo speravamo sulla componente politica del M5s. Ma ora
crediamo che i grillini, come tutti i politici, servono a ben poco».
(Fonte: Lettera43)
Metto le bombole del gas nel cofano...
RispondiEliminaMagari ci fosse un bello sciopero quel giorno...
RispondiEliminaLe auto verranno fatte passare?
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