domenica 9 febbraio 2014

STORIA DELL’ARTE RIDOTTA NELLE SCUOLE: IL WEB SI INDIGNA CON 6 ANNI DI RITARDO E PURE IN MODO ERRATO

IL PROVVEDIMENTO, COMUNQUE VERGOGNOSO, RISALE A UN PROVVEDIMENTO DEL 2008 RIENTRANTE NELLA RIFORMA GELMINI. MA LA POLEMICA E’ ESPLOSA SOLO DI RECENTE

“Storia dell’arte cancellata nelle scuole. Vergogna!” tuonano i “rivoluzionari da tastiera” che affollano il web. Gli stessi che leggono una mezza notizia e la mettono fieramente in circolazione, convinti di aver fatto controinformazione senza però minimamente approfondire la questione. E’ vero, l’insegnamento di Storia dell’arte nelle scuole è stato rimodulato dalla riforma Gelmini del 2008; sebbene occorra specificare che in alcuni indirizzi già non esisteva più. Ma stiamo parlando di sei anni fa e l’indignazione in Rete è iniziata a circolare “solo” nel 2013, per poi spegnersi e ritornare in questi giorni, facendo passare l’idea che l’attuale Governo l’abbia abolita definitivamente. Meglio allora fare qualche precisazione.

LA RIFORMA GELMINI - La riforma della scuola superiore promossa da Maria Stella Gelmini – ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca dal maggio 2008 al novembre 2011 – conteneva una riorganizzazione generale di licei, tecnici e professionali di cui facevano parte alcune modifiche agli orari scolastici. Il sito del ministero dedicato alla riforma elencava tra i quattro “caratteri originali” il concetto di “meno ore, più approfondimento”, e cioè che tutte le scuole avrebbero avuto una diminuzione degli orari complessivi.
Questo il testo: “Il numero delle ore di lezione si riduce in tutti gli indirizzi per rendere più sostenibile il carico orario delle lezioni per gli studenti recependo cosi le indicazioni degli organismi internazionali (OCSE). Dunque un quadro orario più snello (si tratta di ore effettive di 60 minuti anziché di 50 come nel precedente ordinamento) che garantisce la giusta autonomia e flessibilità alle scuole (20% nel biennio iniziale e nell’ultimo anno, 30% nel secondo biennio, e ancora di più, fino al 40%, negli istituti professionali), inteso ad avvicinarsi alla scuola di altri paesi europei”.
L’insegnamento della storia dell’arte non era più contemplato in nessun indirizzo dei nuovi istituti professionali; nei nuovi istituti tecnici era presente solo al terzo, quarto e quinto anno per gli studenti del settore economico con indirizzo turistico, come parte dell’insegnamento “Arte e territorio”, che prevede 66 ore di lezione all’anno. Venivano chiuse poi le sperimentazioni con un aumento delle ore di storia dell’arte nei licei classici. Alcuni insegnanti di storia dell’arte, come ricorda Mila Spicola nel suo blog sull’Unità, si opposero da subito a queste novità ma per tre anni rimasero sostanzialmente inascoltati, fino agli sviluppi delle ultime settimane.

IL GOVERNO LETTA NON HA APPORTATO MODIFICHE - E veniamo al governo Letta e alle ultime novità. Nel decreto scuola – intitolato “L’istruzione riparte” e presentato dal governo il 9 settembre 2013 – non erano previste misure per introdurre più ore di insegnamento di storia dell’arte (mentre per esempio ce n’erano di geografia). Il Parlamento ha completato la conversione in legge del decreto l’8 novembre 2013 senza che, nei passaggi parlamentari, venissero aggiunte ore di storia dell’arte.
In quelle settimane, tra l’annuncio del decreto e la sua conversione in legge, erano state prese altre iniziative a favore di quell’insegnamento. In particolare una raccolta di firme a sostegno di un appello contro gli effetti della riforma Gelmini, promosso tra gli altri dall’associazione Italia Nostra, aveva ricevuto il sostegno del ministro dei Beni Culturali Massimo Bray e aveva tra i primi firmatari lo storico dell’arte ed ex direttore della Scuola Normale di Pisa Salvatore Settis e importanti dirigenti del MIBAC. L’appello aveva raggiunto e superato le 15 mila firme dalla sua pubblicazione, ai primi di ottobre.

Comunque, trovo questa riduzione/soppressione geniale: perché come noto le cose proibite sono psicologicamente più attraenti. Forse solo così in tanti troveranno finalmente il gusto di andare in un museo o in un sito archeologico per scoprire cosa c’è dentro...


(Fonte: Il Post)

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