STANDO AGLI ORGANIZZATORI, A VOTARE SI’ A UN SONDAGGIO
ONLINE SONO STATI IN PIU’ DI 2 MILIONI E A PARTECIPARVI E’ STATO IL 63% DEI
VENETI. MA FACENDO DUE CONTI I NUMERI NON TORNANO
La petizione online lanciata da Gianluca Busato, piccolo
imprenditore nel campo veneto nel campo dei software, sull’Indipendenza del
Veneto ha destato scalpore. I voti validi nella consultazione volontaria
secondo gli organizzatori sono 2.360.235 (il 63,23% della popolazione veneta
totale) e il Sì è stato votato da 2.102.969 persone, ossia l’89,10% dei votanti.
Il No da solo 257.266 persone. Numeri netti, che hanno fatto scendere in piazza
gli organizzatori, i quali hanno gridato all’indipendenza del Veneto. Facendo
qualche calcolo però, non poche sono le perplessità che questo sondaggio desta.
IL CODICE HA DAVVERO RAGGIUNTO
TUTTI? –Il corpo elettorale veneto, tolti i minori e la popolazione
straniera residente, è di circa 3.700.000 individui. Per votare a questo
referendum, attraverso internet, col telefono o recandosi ai seggi, bisognava
possedere un codice numerico personale, che avrebbe dovuto essere contenuto in
una lettera spedita per posta o consegnata a domicilio a questi 3.700.000
elettori. A molti residenti del Veneto non è arrivato niente o è arrivato un
solo codice per nucleo familiare.
La stessa organizzazione non risulta né capillare né
omogenea. I seggi sparsi sul territorio veneto elencati sul sito dei promotori
sono circa 120, il che significa un seggio – un locale o un gazebo – ogni
30.000 elettori circa, che già non è un gran risultato. Però il 70% di questi
seggi risultano dislocati nelle province di Treviso e Padova, e spesso
concentrati in alcuni comuni, e non sempre i più grandi. Il resto del 30% dei
seggi se lo dividono le altre 5 province: a Vicenza una ventina, a Verona ce ne
sono 6, a Venezia 5, a Belluno 3, a Rovigo solo 1. Di fatto, fuori dell’area
vicentina-trevigiana-padovana l’organizzazione sembra assente.
E’ plausibile che solo una parte, forse minoritaria, del
corpo elettorale abbia ricevuto la lettera col codice. Ciò comporta che per
moltissimi votanti sarebbe stato necessario generare il codice mediante
registrazione sul sito del comitato promotore. Registrazione piuttosto
laboriosa: dati personali, documento d’identità, password, e-mail di conferma.
E in ogni caso anche chi aveva il codice avrebbe dovuto poi attivarlo. Qualcuno
dirà che è una sciocchezza, ma nel mondo reale dei grandi numeri la gente va in
crisi anche per molto meno.
ELETTORATO SOVRASTIMATO? -
Possiamo poi scalare in via prudenziale dai 3.700.000 elettori complessivi un
15% almeno di astensionisti fisiologici o patologici, più un altro 10% di
elettori che non hanno accesso a internet e che non hanno ricevuto la famosa
lettera, i quali ultimi per votare avrebbero dovuto recarsi ai pochi seggi
(rintracciabili solo sul sito web) o chiamare un apposito numero telefonico
(che però si trova solo sul sito web) per chiedere l’aiuto di un operatore (per
fare cosa?), o andare a rompere le scatole a conoscenti di presunta fede
indipendentista. Tolto questo 25%, il corpo elettorale si riduce a circa
2.800.000 persone.
Possiamo inoltre calcolare, sempre in via prudenziale, su
questo resto di 2.800.000 persone un 40% di elettori di centrosinistra, di
sinistra (compresa una parte dei grillini) e di un nocciolo duro della destra
vera e propria che, ancorché non ostili per principio a forme di autonomia,
sono però sicuramente ostili a progetti indipendentisti. Il che riduce
l’elettorato potenziale massimo indipendentista a circa 1.700.000.
Risultato massimo che sarebbe raggiunto a patto che tutti
questi elettori, indipendentisti vari, leghisti, destrorsi vari, berlusconiani,
centristi, grillini secessionisti e microscopici rimasugli di sinistra votassero
compatti per l’indipendenza. Molti dopo avere fatta la trafila della
generazione del codice. Il che sembra molto, ma molto difficile.
L’ENTUSIASMO DEGLI ORGANIZZATORI
- Gianluca Busato, piccolo imprenditore nel campo veneto nel campo dei software
e organizzatore del referendum per l’indipendenza del Veneto, prende il
microfono in mano e proclama la terza Repubblica veneta. Lo fa sul palco con la
piazza dei Signori di Treviso gremita di persone. “Noi oggi, nel nome di San
Marco, venerdì 21 marzo 2014 decretiamo decaduta la sovranità italiana sul
popolo e sul territorio veneto – dice Busato – e ne decretiamo conseguentemente
decadute le relative magistrature politiche dichiarando contestualmente
l’indipendenza del popolo veneto e del suo territorio. Con queste stesse parole
confermiamo e proclamiamo la Repubblica veneta e demandiamo al popolo veneto la
scelta dei suoi rappresentanti”. Giù, in piazza, mentre legge, decine di
bandiere. Voci scomposte, cori. “Viva San Marco”, “Indipendenza subito”, urlano
giovani e anziani.
Una ragazza degli organizzatori si commuove sul palco. “Si è
rimessa in moto la storia del Veneto, siamo riemersi dall’oscurità in cui ci
volevano tenere – racconta al telefono un agitatissimo Busato poco prima di
salire sul palco – abbiamo proclamato la Repubblica veneta. L’esercizio
dell’indipendenza non potrà essere fermato”.
E l’organizzazione ha la risposta pronta già dal pomeriggio
anche per chi nei giorni scorsi ha sollevato qualche perplessità sui voti. “Le
procedure batch notturne di incrocio e verifica dati hanno consentito di
rilevare finora 3.412 voti identificabili come abusi del sistema e di mettere
in quarantena 1.324 voti per verifiche puntuali sugli elettori, in corso di
completamento – scrivono gli organizzatori poi specificando – questi
arrotondamenti costituiscono lo 0,12% del totale dei voti”. Come a dire: quand’anche “saltassero”, quei 4.700 voti non
faranno la differenza. In serata i voti nulli salgono a 6.800. Ma per loro non cambia niente.
I secessionisti online gridano vittoria, ma i loro numeri sono tutti da dimostrare...
Non è arrivato nulla qua
RispondiEliminaLuca, non sono veneto ma frequento il Veneto, trovandomi ai confini, ti posso assicurare che la voglia di andarsene è tanta
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