IL PROGETTO WE FEEL E’ NATO IN AUSTRALIA E ANALIZZA MILIONI
DI TWEET AL GIORNO PER CARPIRE GLI UMORI DELLE PERSONE E COME ESSI CAMBIANO
Su Twitter ogni giorno partono milioni di tweet dai
contenuti più disparati: saluti, battute, offese, riflessioni, annunci di
suicidi, notizie gioiose, informazioni. Analizzandoli si può carpire l’umore
della società di un determinato Paese in uno specifico momento storico, magari
facendo anche differenziazioni per generi ed età. In questa direzione va “We
Feel”, un’iniziativa realizzata dai ricercatori di CSIRO, agenzia governativa
australiana per la ricerca scientifica. Il progetto è stato sviluppato in
collaborazione con il “Black Dog Institute”, un istituto che si occupa del
miglioramento della qualità della vita degli individui affetti da depressione e
disordini bipolari, e supportato da Amazon Web Services e da GNIP.
COME FUNZIONA - Attualmente,
il programma riesce ad esaminare 27 milioni di tweet al giorno, scritti in
inglese, tracciando 600 parole chiave associate a sei diversi tipi di emozioni.
“We Feel”, accessibile al pubblico per un periodo limitato, si appoggia alla
tecnologia cloud di Amazon e alla piattaforma Kinesis per processare l’ampia mole
di dati che vengono poi trasformati in uno streamgraph.
Le informazioni, grazie a differenti funzioni di selezione,
possono essere ordinate in base al luogo, al giorno, al genere e alla diversa
tipologia di emozioni corrispondenti a distinti colori. Queste ultime hanno
anche delle sotto-categorie che costituiscono una varietà più articolata di una
stessa classe emotiva, il cui trend può essere peraltro esplorato minuto dopo
minuto.
LO SCOPO - Chi ha prodotto
“We Feel” pensa che possa aiutare a comprendere meglio come le emozioni si
modifichino nel corso del tempo in relazione a fattori economici, sociali e
ambientali. Quanto e come sono condizionate emotivamente le persone da un
disastro naturale o da un evento di crisi?
Si spera anche che questo strumento sia in grado di fornire
indicazioni utili su situazioni di disagio e su soggetti a rischio. La gente
parla di tante cose su Twitter ma soprattutto di se stessi.
Secondo Helen Christensen del “Black Dog Institute”, le
informazioni raccolte potrebbero servire ad operare interventi tempestivi per
affrontare emergenze, come nel caso di potenziali suicidi. E’ possibile
immaginare, in circostanze particolari, perfino una sorta di risposta
automatica tramite social media per convincere un individuo ad accettare
l’aiuto di cui ha bisogno.
I RISULTATI - Con i dati
collezionati, i ricercatori si sono sbizzarriti a creare infografiche
rappresentando ad esempio il numero di tweet a contenuto emotivo postati in una
settimana, che emozioni un evento è capace di suscitare, oppure quanti sono i
tweet giornalieri di tristezza e di gioia. Da qui arrivano curiose scoperte: ad
esempio, che il martedì si registra il maggior numero di tweet di tono
negativo. Ma se entrambi i sessi concordano sul giorno più triste, quello più
felice varia: per le donne è sabato, per gli uomini domenica.
Il sistema ha
naturalmente delle lacune. Non è in grado di identificare il genere di molti
account Twitter o di decifrare il contesto dei messaggi, ma è una opportunità
unica per verificare il ruolo dei social network in un nuovo ambito di ricerca.
(Fonte: La
Stampa)
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