IL PRIMO SI E’ VERIFICATO IL 4 MARZO 2013, IL SECONDO IL 28
LUGLIO DELLO SCORSO ANNO
Il 2013 è stato un anno particolarmente tragico per la città
di Napoli, ma anche per Pozzuoli. Oltre agli atavici problemi partenopei,
nell’anno venturo si sono verificati tre eventi drammatici: prima il crollo a
fine febbraio di una
palazzina a Chiaia, poi l’incendio che distrusse Città della Scienza a
Bagnoli a inizio marzo, e ancora, a luglio, l’autobus che precipitò
dall’autostrada in Irpinia provocando la morte di 40 persone, tutte di
Pozzuoli. Per questi ultimi casi c’è però una svolta nelle indagini.
IL ROGO APPICCATO A CITTA’ DELLA
SCIENZA - C’è un indagato nell’inchiesta sull’incendio di Città della
Scienza: si tratta di Paolo C., uno dei custodi che era di turno la sera del 4
marzo 2013, quando la struttura prese fuoco. Nei suoi confronti i pm Michele
Del Prete e Ida Teresi ipotizzano il reato di incendio doloso aggravato dalle
finalità mafiose in concorso con persone da identificare.
Agenti della Digos, intanto, sono andati alla Regione per
acquisire documenti relativi ai sovvenzionamenti che Palazzo Santa Lucia ha
erogato a Città della Scienza tra il 2007 e il 2013. Quello economico è uno dei
moventi presi in considerazione.
IL BUS PRECIPITATO - La
polizia stradale di Avellino ha eseguito tre misure cautelari in carcere,
emesse dal gip su richiesta della procura di Avellino nei confronti di Gennaro
Lametta, titolare della Mondotravel e del bus che precipitò dal viadotto di
Monteforte il 28 luglio 2013, e nei confronti di due dipendenti della
motorizzazione civile. Si tratta del funzionario tecnico Vittorio Saulino e
l'impiegata Antonietta Ceriola.
Lametta è fratello dell'autista Ciro, deceduto assieme ad
altre 40 persone nel terribile impatto. Il pullman, che trasportava famiglie di
Pozzuoli in gita, aveva i freni rotti.
Secondo quanto si è appreso, di recente Gennaro Lametta,
ascoltato dagli inquirenti, avrebbe detto che delle revisioni se ne occupava il
fratello Ciro e un altro dipendente. A Lametta sono state contestate presunte
violazioni per revisioni su altri due bus. I pm titolari dell'indagine sono
Cecilia Annecchini e Armando Del Bene.
Il 16 giugno scorso, la perizia choc: le barriere dell'A16
erano corrose. Nel documento si legge: «Non erano saldamente mantenute al suolo
in quanto i perni che le avrebbero dovute ancorare sono stati corrosi dal sale
utilizzato nei periodi invernali» quando in quel tratto autostradale, tra i
caselli di Avellino e Baiano, ci sono ghiaccio e neve.
Le accuse sono di falso in atto pubblico e concorso in
omicidio colposo plurimo. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo,
Rosario Cantelmo, e fanno riferimento alla mancata revisione del bus che,
secondo gli inquirenti, sarebbe stata effettuata soltanto sulla carta nei
giorni successivi all'incidente.
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