giovedì 30 ottobre 2014

NEL CASERTANO IL LATTE AVVELENAVA FIUMI E BAMBINI

ARRESTATO GIUSEPPE GRAVANTE, PATRON DEL MARCHIO TERRE MOLISANE. PER 15 ANNI LA SUA AZIENDA HA INQUINATO TERRE E FIUMI, ALLEVATO IN MALO MODO IL BESTIAME E MESCOLATO LATTE SCADUTO CON QUELLO FRESCO

Una storia raccapricciante, di quelle che ti fanno venire la pelle d’oca soprattutto perché riguarda alimenti di uso diffuso e protratto negli anni, fin dalla tenera età; come ad esempio il latte (dei cui reali effetti sulla salute parlai tempo fa). Protagonista ancora lei, la martoriata terra casertana, quella che per anni è stata alla mercé di camorristi e politici senza scrupoli (con questi ultimi che sono stati complici anche in quel di Roma, visto che il pentito Carmine Schiavone ne aveva parlato alla Commissione d’inchiesta già nel 1997 ma il tutto fu messo a tacere perché riguardava destra e sinistra; mentre oggi ancora nulla si fa per quei territori), i quali la hanno distrutta e compromessa per decenni, producendo un aumento esponenziale di tumori. L’ultima macabra notizia che proviene da quei posti riguarda un’azienda produttrice di latte, Terre molisane, con sede a Gioia Sannitica, il cui Patron Giuseppe Gravante è stato arrestato ieri dopo le rivelazioni choc di un ex dipendente. Il quadro che ne emerge è a dir poco inquietante.

LATTE MISCHIATO, VOLTURNO INQUINATO, ANIMALI MALTRATTATI - Latte scaduto mischiato con quello in lavorazione e poi venduto. Animali sommersi dai loro liquami. Operai costretti sotto minaccia di licenziamento a sversare nel fiume Volturno gli escrementi dell’allevamento, producendo un inquinamento pari a quello di una città di 24mila persone. Sono alcuni dei passaggi dell’inchiesta della procura di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, che ha portato ai domiciliari l’imprenditore casertano Giuseppe Gravante, impegnato da oltre 40 anni nel settore zootecnico e proprietario di vari allevamenti e di un grande stabilimento nel comune casertano di Gioia Sannitica, dove fino al novembre scorso avveniva l’imbottigliamento di latte rivenduto con il marchio Foreste Molisane. Insieme a Gravante sono indagate altre 4 persone.
Come detto, è stato un ex dipendente a dare il via all’inchiesta. L’uomo si è autodenunciato perché “pentito” di aver preso parte ai comportamenti illegali a cui Gravante obbligava i dipendenti. Dopo la prima denuncia sono arrivate le conferme anche di altri operai.
Dai racconti è emerso che nel Volturno sarebbero finiti, attraverso un sistema di pompe idrauliche e canalizzazioni, non solo gli escrementi degli animali, ma anche i reflui delle sale di mungitura, nonché le acque di lavaggio delle stalle contaminate da detergenti e acidi fortemente tossici. Sversamenti che erano fatti soprattutto di sera o nelle ore notturne, per eludere i controlli. Non solo: sarebbero stati interrati o bruciati tutti gli scarti dell’attività di imbottigliamento con il marchio Foreste Molisane (bottiglie in tetrapak o in pet ed etichette in carta e plastica) per un totale di circa 6,5 quintali di rifiuti al giorno.

HA AGITO INDISTURBATO - Un sistema che avrebbe permesso a Gravante di risparmiare in 15 anni un milione di euro, soldi che avrebbe dovuto spendere per smaltire regolarmente i residui dell’attività. “L’indagato – scrive il Gip nell’ordinanza di arresto – in realtà non voleva proprio sentir parlare del problema dei rifiuti. Pretendeva che gli scarichi fossero eliminati”. Era talmente ben congegnato il metodo di scarico di escrementi e rifiuti nel fiume Volturno, che neppure i droni dell’Università o gli aerei della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto erano riusciti a individuarli. E ciò nonostante i continui voli sul territorio iniziati nel 2011 dopo le denunce del Wwf sullo stato di degrado del fiume.
“Da martedì mattina – ha spiegato il comandante del Corpo Forestale di Caserta Michele Capasso – i nostri mezzi stanno scavando nell’azienda di Gioia Sannitica alla ricerca dei rifiuti interrati”. Tra i rifiuti già trovati anche carcasse di bufale. Dalle indagini sono inoltre emerse anche le pessime condizioni in cui venivano tenuti gli animali. Secondo un ex addetto, si legge nell’ordinanza di arresto, “la situazione era insostenibile, gli animali erano sommersi di liquami, e intanto il Gravante riceveva un sussidio pubblico di 70 euro per il benessere di ciascun animale”.


2 commenti:

  1. Io sono ambientalista e credo che il danno maggiore (a parte il latte scaduto in vendita) siano le sostanze inquinanti, usate per pulire le stalle (detersivi ecc.). Ma certo, anche troppi escrementi buttati nel fiume e il maltrattamento degli animali (comunque non sono vegetariana), sia indegno. Per quanto riguarda, invece, le "carcasse interrate delle bufale": questo non è inquinamento (le carcasse si mettono sotto terra...). Però grazie a chi ha scritto l'articolo. E, speriamo che, comunque, l'azienda non CHIUDA IN TEMPO DI CRISI; ma sia solo rinnovata. Pensiamo anche alle famiglie senza stipendio!Helena (www.ilraggiodiluce.net)

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  2. Quasi quasi lo facciamo santo?..................

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