Via libera ANCHE
della Camera con 334 voti favorevoli e 61 contrari. AVENTINO DELLE
OPPOSIZIONI, MA ANCHE QUALCHE ASTENSIONE NEL PD
E alla fine Matteo Renzi è riuscito a fare pure peggio di
Silvio Berlusconi, quando nel 2005 impose alla sua maggioranza l'approvazione
del Porcellum ponendo la fiducia e minacciando la crisi di governo in caso di
mancata approvazione. Il suo obiettivo all'epoca era quello di mettere quanto
più in difficoltà possibile il sicuro vincente Prodi alle elezioni dell'anno
successivo (infatti fu così, avendo quest'ultimo goduto di una maggioranza
risicata), per poi stravincere le elezioni nel 2008 dopo il rapido fallimento
del centrosinistra. Renzi ha fatto pure peggio, giacché non solo ha approvato
una riforma elettorale peggiore di quella (e ce ne voleva) a colpi di
maggioranza con conseguente 'Aventino' delle opposizioni; ma è riuscito pure a
spaccare la stessa maggioranza che lo sostiene e perfino il suo partito. Il
tutto da Premier non eletto, che quindi, dopo aver imposto il Presidente della
Repubblica, ora sta cambiando pure la Costituzione. Ma cosa prevede la nuova
legge elettorale?
CHI L'HA VOTATA - Via libera
dell’Aula della Camera all’Italicum, la riforma della legge elettorale voluta
da Renzi che passa con 334 voti favorevoli e 61 contrari. Si tratta dell’ok
definitivo: l’Italicum diventa legge. Al voto -a scrutinio segreto- non hanno
preso parte le opposizioni: Fi, M5S, Lega Nord, FdI e Sel hanno infatti
abbandonato l’Aula di Montecitorio in segno di protesta.
In particolare, su 310 deputati del Pd, 303 hanno
partecipato al voto, 1 era in missione e 6 non hanno preso parte al voto finale
sull’Italicum alla Camera: si tratta della prodiana Sandra Zampa, il bersaniano
Davide Zoggia (che però è stato trattenuto a Venezia, altrimenti - secondo
quanto sostiene la minoranza dem - avrebbe probabilmente votato contro),
Giacomo Portas, Francesco Monaco, Michela Marzano e Francantonio Genovese. Tre
gli astenuti del Pd: Marilena Fabbri, Antonella Incerti e Donata Lenzi. Di Area
Popolare (Udc e Ncd) su 33 deputati, 30 hanno partecipato, 2 non hanno preso
parte al voto e 1 era in missione. Di Forza Italia su 70 deputati, 1 ha
partecipato al voto (si tratta di Francesco Saverio Romano, che lo ha
dichiarato in Aula), 8 erano in missione e 61 non hanno partecipato alla
votazione. Fedeli alla linea i 17 deputati della Lega Nord che non sono entrati
in Aula, così come i 24 di Sel e i 90 del M5S (tranne 1 che era in missione).
LA SODDISFAZIONE DI RENZI - Il
premier Renzi era sicuro che la legge sarebbe passata («penso e spero che sarà
approvata dal Parlamento italiano stasera», aveva detto in mattinata) e subito
dopo l’ok lascia su Twitter un commento: «Impegno mantenuto, promessa
rispettata. L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e
coraggio. È #lavoltabuona». Anche il ministro Boschi esulta: «Ci hanno detto
“non ce la farete mai”. Si erano sbagliati, ce l’abbiamo fatta! Coraggio
Italia, è #lavoltabuona», ha scritto.
MALCONTENTO NEL PD - L’approvazione
dell’Italicum segna anche una nuova tappa nel dissenso interno al Pd dopo lo
strappo dei 38 della settimana scorsa sulla fiducia. I «dissidenti» del Pd
hanno infatti decido di restare in aula e votare contro la riforma. Alla fine i
no sono stati 61 (un voto è però del «dissidente» di Forza Italia Romano che ha
deciso di rimanere in Aula) . «Un dissenso abbastanza ampio, mi sembra di
capire. Adesso, cosa fatta capo ha. C’è un dato politico, l’approvazione con i
sessanta contrari», è infatti il commento a caldo di Pierluigi Bersani.
MAGGIORANZA E SBARRAMENTO -
L’Italicum è un sistema elettorale proporzionale: il numero di seggi viene
assegnato in proporzione alla quantità di voti ricevuti. Per l’assegnazione il
calcolo verrà effettuato su base nazionale e non tenendo conto dei risultati
delle province. Tutto ciò dovrebbe porsi come un vantaggio specialmente per i
partiti più piccoli. E’ prevista, comunque, una soglia di sbarramento. Infatti,
possono accedere al Parlamento soltanto il 4,5% dei partiti in coalizione, l’3%
degli schieramenti non coalizzati (dall’8% iniziale) e il 12% delle coalizione.
Per le minoranze linguistiche delle regioni la soglia di sbarramento è pari al
20%.
Il premio di maggioranza è ora stabilito per la lista, e non
per la coalizione, che ottiene il 40% delle preferenze alle elezioni, soglia
innalzata rispetto al 37% del primo accordo. Tale soglia assegnerà 340 deputati
alla lista vincitrice. Se invece nessuno arriva al 40%, scatterebbe un secondo
turno, in modo da assegnare il premio di maggioranza. Al secondo turno accedono
i due partiti o coalizioni più votati.
Si abbassa invece la soglia di sbarramento per i partiti più
piccoli non in coalizione, fissata ora al 3%. In questo modo “saranno evitati
effetti distorsivi nella assegnazione dei seggi a ciascun partito“, assicurando
rappresentanza il Parlamento anche per quelle forze minori che rappresentano
una parte dell’elettorato, come richiesto anche dalla sentenza della Consulta.
Come funziona: i collegi
I COLLEGI - L’Italicum
prevede una revisione delle circoscrizioni. Queste ultime attualmente sono 27,
ma con la nuova legge elettorale dovrebbero esserci circa tra i 75 e i 100
collegi di dimensioni minori. In ciascuno vengono presentate delle mini liste
con capolista bloccati che però avranno fino a 10 pluricandidature. Si può cioè
candidare la stessa persona in dieci collegi (e non otto come nella prima
versione): se eletto in uno, gli altri rimangono ai secondo eletti, che poi
sono i primi per preferenze. Si introducono così delle preferenze più morbide e
i nomi dei candidati dovrebbero essere stampati direttamente sulla scheda, in
modo da favorire il loro riconoscimento. In questo modo si è raggiunto un
accordo tra le forze che chiedevano le preferenze (PD e M5S) e chi le ha
osteggiate (FI). C’è però da capire se questo punto possa essere accolto dopo
le due sentenze della Corte Costituzionale che hanno bocciato il Porcellum e
che chiedono di garantire la piena libertà dell’elettore tramite le preferenze.
Per questo tecnici della Commissione del Senato sono al lavoro sulle carte
arrivate dalla Consulta.
LE CRITICHE - Analizzando
i due sistemi elettorali, non si riscontrano grandi differenze. In
un’intervista al Mattino, il politologo Piero Ignazi ha spiegato così
“L’Italicum? Non ci sono grandi differenze rispetto al Porcellum. Anzi, siamo
di fronte quasi a un super-Porcellum, visto che si prefigura una legge di tipo
proporzionale e non si vota per singoli candidati, collegio per collegio, ma
per liste di partito a livello nazionale. In sostanza, ancora una volta non
saranno gli elettori a definire la qualità dei candidati“. Anche Stefano Rodotà
è tra i costituzionalisti che hanno criticato l’Italicum, spiegando che la
proposta “consiste sostanzialmente, con pochi correttivi, in una riformulazione
della vecchia legge elettorale – il cosiddetto Porcellum – e presenta perciò
vizi analoghi a quelli che di questa hanno motivato la dichiarazione di
incostituzionalità ad opera della recente sentenza della Corte costituzionale”.
Non avremo dunque per tanti altri anni ancora la possibilità
di scegliere chi votare e le liste saranno ancora più decise nelle segrete
stanze con ancor meno legame col territorio. Questa legge pertanto non risolve
le criticità avanzate dalla Consulta al Porcellum. Del resto l'ha approvata chi
è in Parlamento proprio con quella legge anticostituzionale. In un Paese
normale, dopo la sentenza, si sarebbe andati subito alle urne con il
Mattarellum; che in fondo non era tanto male. Ma noi non siamo un Paese
normale.
SONDAGGIO
L'Italicum non piace alla maggioranza dei lettori (6 su 10), ma è preoccupante che uno su tre non la conosca.
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