PER CONDANNE
SUPERIORI AI DUE ANNI PER REATI DI MAFIA, TERRORISMO E CONTRO LA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
Dopo una lunga discussione negli Uffici di Presidenza di
Camera e Senato, riuniti dalle 14, è arrivata giovedì la decisione finale:
deputati e senatori con condanne superiori a due anni per reati di mafia,
terrorismo e contro la Pubblica amministrazione non riceveranno più l'assegno
vitalizio. E' stata necessario uno sforzo maggiore al Senato, dove i numeri
nell'ufficio di presidenza sono più stretti. M5S e Gal (Grandi autonomie e
Libertà) hanno votato contro, mentre Forza Italia ha abbandonato la riunione. A
favore si sono espressi Pd, Sel, Lega. I Presidenti delle due Camere si sono
detti molto soddisfatti, mentre la maggioranza sbandiera fieramente il
provvedimento. Critica Forza Italia, che vede proprio il suo leader supremo
Silvio Berlusconi (e non solo) penalizzato dal provvedimento. Scettico invece il
Movimento cinque stelle, con Grillo che nella stessa serata di giovedì ai
numerosi microfoni dei cronisti ha parlato di bluff. Vediamo dunque in cosa
consiste, chi ci rientra e chi no.
LE DISPOSIZIONI DEL PROVVEDIMENTO
- Tra i reati ricompresi, quelli gravi come mafia e terrorismo, la maggioranza
dei reati contro la Pubblica Amministrazione: peculato, concussione, violazione
del segreto d'ufficio, ad eccezione del reato di abuso d'ufficio, che al
contrario non è ricompreso. Per i reati minori, invece, perchè scatti la
cessazione dell'erogazione del vitalizio, occorre che vi sia stata una
"condanna definitiva con pene superiori a due anni di reclusione per
delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena
della reclusione non inferiore nel massimo a sei anni".
Le disposizioni previste dalla delibera non si applicano in
caso di riabilitazione del condannato. Le misure entreranno in vigore "il
sessantesimo giorno successivo alla data della sua approvazione", quindi
non prima di due mesi. Dunque, le misure saranno operative non prima di due
mesi e la Camera svolgerà "degli accertamenti" caso per caso sulla
sussistenza delle condizioni previste dalla delibera stessa. Le norme, viene
specificato nel testo, non sono retroattive. Dunque, "per i deputati
cessati dal mandato e già condannati in via definitiva, la cessazione
dell'erogazione dei vitalizi decorre dal momento dell'entrata in vigore della
presente deliberazione".
CHI PERDE IL VITALIZIO - Invece
Giuseppe Ciarrapico, ex presidente della Roma e molto altro, dovrà rinunciare a
1.510 euro e 39 centesimi. Colpa di una vecchia condanna, quella a tre anni per
il crac della Casina Valadier. Forse è inevitabile: quando si stabilisce un
criterio per decidere chi conserva un diritto e chi invece lo perde, i diretti
interessati lo possono considerare un arbitrio, anche un’ingiustizia. Ma le
nuove regole sui vitalizi dei parlamentari condannati in via definitiva tirano
un riga netta: da una parte ci sono i fortunati, deputati o senatori condannati,
ma «non abbastanza» da perdere l’assegno; dall’altra i meno fortunati, con una
sentenza necessaria e sufficiente a portare via il vitalizio. Con una rete di
sicurezza, quella della riabilitazione che, in caso di «sicuri segni di
ravvedimento», cancella gli effetti della condanna.
Perde il vitalizio un campione della Prima Repubblica come
Arnaldo Forlani, condannato a due anni e quattro mesi per finanziamento
illecito dei partiti nell’inchiesta Enimont, che dovrà rinunciare a 5.691 euro
e 60 centesimi.
Ma anche protagonisti della storia più recente condannati
per reati gravi come Cesare Previti, colpevole di corruzione in atti
giudiziari, che finora ha incassato 3.979,06 euro al mese, oppure Totò Cuffaro
che in cella a Rebibbia dove sconta una pena a sette anni per favoreggiamento
aggravato della mafia, si vede recapitare ogni mese 5.154,79 euro. O ancora
Marcello Dell’Utri che invece è detenuto nel carcere di Parma e prende 4.424,46
euro. E anche Silvio Berlusconi è nella lista.
CHI SI SALVA - L’ex ministro
Paolo Cirino Pomicino continuerà a prendere i 5.231 euro e 7 centesimi al mese
che ha maturato dopo 27 anni di contributi. Condannato per la maxi tangente
Enimont e quindi per finanziamento illecito ai partiti, uno dei reati
«peggiori» per chi è chiamato a gestire la cosa pubblica. Ma salvo perché ha
dovuto scontare «solo» un anno e otto mesi, meno della soglia minima di due
anni fissata ieri.
Ci sono anche quelli che si salvano, però. Domenico Nania, a
lungo parlamentare di Alleanza nazionale anche con incarichi di governo, ha
scontato dieci giorni di carcere ed è stato condannato a 7 mesi per lesioni
personali legate ad attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra
all’inizio degli anni Settanta. Ma il suo passato non gli impedirà di percepire
5.938,46 euro al mese. Proprio come Roberto Maroni, condannato a quattro mesi e
20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale quando impedì ai
poliziotti di entrare nella sede della Lega.
C’è poi la pattuglia dei socialisti, guidata dall’ex
ministro della Giustizia Claudio Martelli, con i suoi 4.684,19 euro al mese che
continuerà a intascare nonostante il coinvolgimento nell’inchiesta Enimont, con
sentenza definitiva di otto mesi. E composta anche da Gianni De Michelis, con
un vitalizio di 5.174,79 euro, finito nell’inchiesta sulle tangenti per le
autostrada del Veneto, condannato a 4 anni in primo grado, poi ridotti con il
patteggiamento a un anno e sei mesi, oltre ai sei mesi per l’affare Enimont.
Comunque sotto la soglia di sicurezza dei due anni, fissata nella delibera di
ieri. Renato Farina, l’agente Betulla dei servizi segreti condannato a sei mesi
per favoreggiamento nel sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, mantiene il suo
assegno. Come Giorgio La Malfa, che salva il vitalizio da 5.759,87 euro
nonostante la condanna a sei mesi per finanziamento illecito ai partiti. Resta
nella lista dei «mantenuti» dallo Stato anche l’ex sindaco di Milano e cognato
di Bettino Craxi Paolo Pillitteri, condannato a quattro anni e sei mesi per
ricettazione e finanziamento illecito ai partiti con una rendita di 2.906,11
euro al mese. Un mese fa aveva detto: «Se mi tolgono questi soldi ho difficoltà
ad arrivare alla fine del mese. Sarebbe una vendetta postuma, inutile. Vorrebbe
dire offrire al popolo scalpi e cappi sventolati». È stato riabilitato. E
questo gli ha consentito di evitarlo.
BOTTA E RISPOSTA PD-M5S -
"La legge fatta dal Pd per togliere i vitalizi noi non la voteremo mai
perchè c'è l'inghippo. E domai i giornali scriveranno che Grillo è contro l'abolizione
dei vitalizi", ha detto Beppe Grillo al sit-in organizzato dal Movimento
Cinque Stelle a Piazza Montecitorio. "Sui vitalizi c'erano 250 milioni da
risparmiare. Vanno tagliati e basta: no ai tagli solo a quelli che hanno una
certa soglia", ha ribadito il leader M5S. Il Movimento avrebbe voluto il
taglio di tutti i vitalizi erogati a parlamentari condannati e contesta la
scelta della "sospensione temporanea" del vitalizio e non della sua
"cancellazione definitiva". "I partiti hanno approvato un salvacondotto
che legittima la concessione degli assegni d'oro a quasi tutti gli ex
parlamentari con sentenza definitiva di colpevolezza, il frutto marcio di
un'ignobile trattativa Stato-ladri che grida vendetta", scrive sul suo
blog il segretario dell'Ufficio di Presidenza di Montecitorio, Riccardo
Fraccaro del Movimento 5 Stelle.
"La nostra è una scelta di forte moralizzazione della
funzione politica, che deve poter garantire la dignità del Parlamento e
rafforzarne il patto di fiducia con i cittadini. Anche alla luce dei numerosi e
non unanimi pareri di qualificati costituzionalisti, ribadiamo la nostra
condivisione della proposta di delibera avanzata dai presidenti Grasso e
Boldrini, al cui giudizio ci affidiamo per quanto concerne la costituzionalità
e la legittimità del provvedimento", è la replica degli esponenti Pd
dell'ufficio di presidenza della Camera del Partito democratico, Marina Sereni,
Roberto Giachetti, Paolo Fontanelli, Anna Rossomando, Margherita Miotto,
Caterina Pes, Valeria Valente, Giovanni Sanga.
CONTRARI ANCHE FORZA ITALIA E AREA
POPOLARE - Forza Italia e Area popolare contrari ad abolizione. In
mattinata la Lega nord ha presentato una proposta di legge che non solo prevede
l'abolizione dei vitalizi per gli ex parlamentari condannati in via definitiva
per reati gravi, ma determina l'abolizione totale di qualunque tipo di
vitalizio o di pensione per tutti i parlamentari, deputati e senatori, cessati
dal mandato.
Contro l'ipotesi di revoca del vitalizio ai parlamentari
condannati si è schierato anche Fabrizio Cicchitto di Area popolare: "La
revoca dei vitalizi ai parlamentari condannati attraverso delibere degli Uffici
di Presidenza delle Camere è una decisione grave e quanto meno di dubbia
costituzionalità". Sulla stessa linea il forzista Francesco Nitto Palma,
secondo il quale qualsiasi decisione deve essere presa attraverso una legge
altrimenti, come ha sottolineato in una nota il partito, si rischia "la
bocciatura della Consulta".
(Fonti: LaRepubblica,
MSN)
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