giovedì 13 agosto 2015

Puglia, non solo Ilva di Taranto: i numeri agghiaccianti dei morti mietuti dalla centrale Enel di Cerano

SONO I DATI PUBBLICATI dalla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health. MA LA SOCIETA' SI DIFENDE

In Puglia si parla tanto di Ilva di Taranto. E giustamente. Ma c'è un'altra centrale che miete tante vittime ogni anno: quella Enel con sede a Cerano, Comune in Provincia di Brindisi. E' quanto emerge da uno studio pubblicato dalla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health. Che invece Enel bolla come 'fuorviante', riferendosi ad una relazione di Arpa Puglia-Asl-Ares. Quella ricerca, tuttavia, è destinata ad approdare subito in Procura, a Brindisi, dove è già in corso un processo per la dispersione delle polveri di carbone e dove si sta affinando la lente sugli effetti dell’inquinamento industriale sui cittadini. Cosa dice?

LA NOVITA' PRESENTE NELLA RICERCA - Ecco perché non passerà inosservato lo studio choc elaborato da Cristina Mangia, Marco Cervino ed Emilio Gianicolo, ricercatori del Cnr di Lecce e Bologna. Le conclusioni a cui sono giunti sono dure: “Emerge in modo inequivocabile – scrivono – come in presenza di emissioni provenienti da installazioni industriali che portano alla formazione di particolato secondario, questo debba essere considerato nelle valutazioni di impatto ambientale e sanitario. L’indagine condotta nel caso di studio specifico della centrale di Brindisi ha evidenziato, infatti, che ignorare il ruolo del particolato secondario conduce ad una sottostima notevole dell’impatto che la centrale ha sulla salute delle popolazioni”.
Qual è la novità più importante? Per la prima volta, si indaga, appunto, il ruolo del particolato secondario, la miscela frutto di reazioni chimiche fra ossidi di azoto e ossidi di zolfo emessi dopo il processo industriale con altre sostanze presenti nell’atmosfera. A ciò si associa, soprattutto, l’insorgenza di tumori al polmone e di malattie dell’apparato cardiovascolare e respiratorio. Tutte patologie che attribuiscono al Salento tristi primati
Finora, si era pensato che questa sostanza si formasse in quantità trascurabili in area locale. Invece? “Se viene considerato anche il particolato secondario – spiegano dal Cnr – aumenta l’area geografica interessata dalle ricadute e dunque la popolazione esposta all’inquinamento originato dalla centrale termoelettrica.
Aumenta, conseguentemente, il numero dei decessi a questa attribuibile”. A quanto ammontano? Sarebbero mediamente quattro all’anno, se si considera solo il particolato primario, che ha il suo massimo di concentrazione ad una distanza di circa sei chilometri dalla fonte. Se si esplorano anche gli effetti del particolato secondario, i cui picchi si registrano ad una distanza tra i dieci e i trenta chilometri, il numero delle morti oscilla da un minimo di 7 ad un massimo di 44.

QUANTI MORTI E LE ZONE COLPITE – La centrale Enel di Cerano provocherebbe “fino a 44 decessi” l’anno nella zona di Brindisi, Taranto e Lecce. In altre parole, fino a un massimo di quattro morti ogni 100mila abitanti si potrebbero evitare, se non ci fossero le emissioni inquinanti della centrale termoelettrica a carbone Federico II, tra le più grandi d’Europa
Impatto che, anche tenendo conto dell’incertezza fisiologica delle stime, “emerge come non trascurabile”. Le zone a sud-est di Cerano sono quelle più esposte tra i 120 comuni indagati delle tre province della Puglia meridionale (popolazione di circa 1 milione e 200 mila abitanti).  Sono dati elaborati avendo come anno di riferimento il 2006, intermedio del periodo totale di funzionamento. La centrale Enel, infatti, è stata costruita su 270 ettari di Lido Cerano, a 12 chilometri a sud di Brindisi, alla fine degli anni Ottanta. Le quattro sezioni a vapore a ridosso della costa sono entrate in servizio tra l’ottobre del ’91 e il novembre del ’93, per un totale di 2.640 mw installati.
Solo di recente sono stati avviati i lavori di ambientalizzazione con la copertura dei parchi minerari. Cosa sarebbe successo nel frattempo lo ricostruisce questo studio sull’impianto che è in cima alle classifiche dell’agenzia europea per l’Ambiente per emissioni di sostanze inquinanti.


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