DA CANTAUTORI A RIVOLUZIONARI, PASSANDO PER FUMETTI E
CARTOON. TUTTI USATI IN SLOGAN E LOCANDINE
Negli anni ’70 gli anticonformisti venivano utilizzati come
simboli della rivoluzione da parte del Partito comunista, anche quando tali
personalità non lo votavano o ne seguivano le iniziative. Ma in fondo ne
traevano indirettamente benefici in termini di popolarità. Oggi, che la
sinistra si è dissolta, l’estrema destra tenta di farli propri; in particolare
Casapound, movimento vicino alla destra sociale pur non ammettendolo. Ecco una
lista di scippi, che forse non dovremmo neppure chiamare tali, visto che i
personaggi in questione probabilmente neppure col comunismo avevano a che fare.
CHE GUEVARA – Partiamo
proprio dal caso più clamoroso: Ernesto Guevara de la Serna, passato alla
storia come il Comandante Che Guevara. Il rivoluzionario cubano protagonista di
una delle epopee di sinistra più note ai giovani e agli anziani militanti
comunisti di tutto il mondo, tutte le ere e tutte le età, è stato utilizzato
come protagonista di un convegno tenuto proprio a Casapound dal titolo “Abbiamo
imparato ad amarti”, dal titolo di una nota canzone; occasione del dibattito,
un libro che raccontava “l’altro Che Guevara”. Ecco come suona la beffa: Nel 42esimo anniversario della morte in
battaglia di Ernesto Che Guevara, venerdì 9 ottobre, Casapound ricorda il
guerrigliero da sempre icona della sinistra con una conferenza dedicata a
‘l’altro Che’. Al centro dell’incontro, intitolato ”Aprendimos a quererte”,
ossia ”Abbiamo imparato ad amarti” dalla notissima canzone di Carlos Puebla
dedicata al Comandante, il saggio di Mario La Ferla in libreria per Stampa
Alternativa, “L’altro Che. Ernesto Guevara mito e simbolo della destra
militante”.
PEPPINO IMPASTATO - A pochi
giorni dall’anniversario della morte di Peppino Impastato, il ragazzo siciliano
fondatore di Radio AUT che è stato ammazzato dalla mafia di Gaetano Badalamenti
il 9 maggio del 1978, esce fuori una celebrazione che forse poteva essere
evitata. Ma il Centro Peppino Impastato protesta
in maniera abbastanza veemente per alcuni manifesti che CasaPound, centro
sociale di estrema destra, ha dedicato alla memoria del ragazzo di Cinisi: “E davvero inconsueta la celebrazione di
Impastato da parte di CasaPound, visto che il ragazzo siciliano si era
candidato nelle liste di Democrazia Proletaria, dunque sufficientemente
distante dagli ideali del Centro Sociale con la tartaruga. Lo pensano soprattutto
i tutori della memoria di Impastato e della madre, che direttamente dal centro
di Cultura dell’hinterland palermitano diramano un comunicato di netta
condanna”.
GUCCINI E DE GREGORI - Hanno
fatto scalpore i manifesti in occasione del 25 aprile, che inneggiano ai
ragazzi della Repubblica Sociale Italiana con in calce la frase della canzone
che conclude i concerti di Francesco Guccini, La Locomotiva. Quando tutti i
partecipanti ai concerti alzano il pugno chiuso ascoltando la storia del
ragazzo ferroviere, anarchico emiliano
“Gli eroi son tutti
giovani e belli”, scrivono i fascisti dedicando la frase ai combattenti neri
che scelsero il fascio anche dopo il 1943. Nella canzone, il cantautore
emiliano ci parla del ferroviere che lanciò il treno contro il convoglio della
borghesia ricca, eroe proletario di cui non sapeva né il nome né il viso, e
dunque sceglie di immaginarlo “nella fantasia”, tanto gli eroi, appunto, son
sempre giovani e belli. Senso un po’ diverso, in effetti, da quello proposto
dall’anonimo manifestaro: non un ricordo affezionato di un eroe, ma
un’approssimazione utile alla narrazione della storia. In ogni caso, il punto
non è questo.
Il punto è che se la frase fosse stata scritta su un
manifesto di un partito di centro sinistra o di sinistra estrema, probabilmente
non avrebbe fatto notizia. Invece suona davvero assurdo che un gruppo “nero” si
appropri del lascito culturale e, se vogliamo, ideale della sinistra italiana:
una tendenza che ha radici lontane e che però solo ultimamente ha conosciuto
una decisa impennata. Tutto cominciò, possiamo dirlo, quando Francesco de
Gregori citò in giudizio un gruppo politico che affondava le sue radici nel
Movimento Sociale Italiano e che, nell’ambito delle sue attività politiche,
aveva scelto di utilizzare la notissima canzone – inno del cantautore romano:
“Viva l’Italia”. E dire che essa si concludeva con l’invocazione “Viva l’Italia
– l’Italia che resiste”, chiaro sintomo e dichiarazione del “lato politico”
della canzone, decisamente orientata a sinistra come tutta la musica d’autore
anni ’70.
Anni dopo, stessa situazione. Alla festa di Atreju,
happening estivo della Giovane Italia – divisione giovanile del PdL, guidata
dalla ministra Giorgia Meloni, ad accompagnare l’arrivo nientepopodimeno che
Silvio Berlusconi fu riprodotta proprio la canzone di de Gregori. La titolare
della Gioventù, interrogata, nicchiò.
Anche in quel caso fu scomodato il “decano” del cantautorato
di sinistra, Francesco Guccini, scelto con “Dio è morto” come sottofondo del
dibattito con Rino Fisichella. In effetti però Dio è morto ha una storia a
parte, perché, censurata dalla Rai in un singolare caso di autocensura
preventiva un po’ ignorante e peciona, fu invece, a suo tempo, molto apprezzata
e trasmessa dalla Radio Vaticana; pare che persino Paolo VI pontefice la
apprezzasse.
RINO GAETANO, IL PRIMO “SCIPPO”
- Una delle prime “vittime” dello scippo è stato il cantautore
calabro-nomentano Rino Gaetano, morto schiantato all’altezza della facoltà di
Filosofia sulla consolare che gli aveva dato casa fino a quando è rimasto a
Roma. Un manifesto senza firma e senza testo lo celebrava, in falsi colori, con
ben in vista il simbolo della tartaruga. E dire che Rino, già militante
radicale, durante gli anni ’70 romani si era decisamente avvicinato al
movimento autonomo – per quanto, e i suoi testi non fanno che dimostrarlo,
rimanesse davvero indipendente quanto a posizione politica. Ma certo non di
destra. Fu la famiglia di Rino ad opporsi all’utilizzo dell’immagine del
cantante.
FURTI IRLANDESI - CasaItalia,
uno dei tanti rivoli di CasaPound, si mise a produrre del sidro “non conforme”
da commercializzare con il simbolo e l’immagine di Bobby Sands, il leader degli
Hunger Strikes nord-irlandesi del 1981, combattente della Provisional Irish
Republican Army rinchiuso in carcere, eletto in parlamento e poi morto di
stenti. Dalle terre verdi, dicevamo, arrivò la richiesta ufficiale di lasciar
stare il ragazzo che disse : “Il nostro tempo verrà”.
BART SIMPSON E CORTO MALTESE
– La speculazione politica non risparmia perfino i personaggi di fantasia: Bart Simpson e l’eroe dei fumetti Corto
Maltese.
(Fonte: Giornalettismo)
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