lunedì 9 luglio 2012

TRA I 25 POLIZIOTTI CONDANNATI PER I FATTI ALLA DIAZ ALCUNI HANNO FATTO ANCHE CARRIERA


A UNDICI ANNI DA QUEI TERRIBILI FATTI

Tutti abbiamo ancora in mente quelle vistose macchie di sangue che imbrattavano aule e corridoi della scuola Diaz di Genova, in quella terribile notte del 22 luglio 2001. Si era da poco insediato il Governo Berlusconi, Ministro degli interni era Claudio Scajola. Venticinque su trecento poliziotti presenti si sono resi vili e violenti protagonisti di pestaggi contro giovani italiani e non, i quali, dopo gli scontri consumatisi di giorno nelle strade genovesi in occasione del G8, avevano deciso di passare lì la notte. Furono pestati a sangue, come non bastassero le botte già prese al posto dei Black block, veri autori del caos, ma soprattutto, come non fosse bastata la morte di Carlo Giuliani per opera di un confuso e impreparato agente: Mario Placanica.
Durante questi lunghi undici anni molti di quei protagonisti, fantomatici difensori della legge, hanno pure fatto carriera. Partendo da Scajola, che poco tempo dopo si dimise a seguito di alcune dichiarazioni, poi rientrato in altre vesti nei successivi Governi Berlusconi. Nonché alcuni dei 25 poliziotti stessi. Vediamo chi.

I VERTICI - Nel 2001, Giovanni Luperi, era vicedirettore dell'Ugicos, ora capo del dipartimento analisi dell'Aisi, ex Sisde. Era stato accusato di falso aggravato, arresto arbitrario e calunnia. I primi due reati sono andati in prescrizione. Per il secondo è stato condannato in secondo grado e 4 anni. Stesse accuse, stessi reati, stesse condanne e stesse prescizioni per Francesco Gratteri. Nel 2001 era Direttore Servizio Centrale Operativo (Sco), ora è a capo della direzione centrale anticrimine (Dca). Gilberto Caldarozzi, vicedirettore centrale dello Sco, ora direttore. Accusato di falso aggravato (3 anni e 8 mesi) e arresto arbitrario. Quest'ultimo prescritto.

LA MOBILE- Stesse sorti per Filippo Ferri, capo della Mobile della Spezia ora trasferito a Firenze. Per Fabio Ciccimmarra, commissario capo a Napoli, ora alla Mobile dell'Aquila. Per Nando Dominici, capo della Mobile di Genova. E per Carlo di Sarro, vice capo Digos di Genova, ora commissario a Rapallo. Per Massimo Mazzoni, Renzo Cherchi e Davide Di Novi, tutti ispettori dello Sco. Stessa condanna anche per Spartaco Mortola, il capo della Digos di Genova che meno di un mese fa è stato nominato a capo della Polfer. Massimo Di Bernardini era vicequestore della Mobile di Roma: è stato condannato per falso aggravato a tre anni è otto mesi. È stato riformato dalla polizia dopo un grave incidente in moto.

IL VII NUCLEO- Vincenzo Canterini, allora comandante VII Nucleo speciale Mobile, è il poliziotto che è stato condannato a più anni: 5. Ha lasciato per limiti di età, l'accusa rimasta in piedi è per falso. A quattro anni sono stati condannati, per lesioni gravi, Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroli, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri, Vincenzo Compagnone. Tutti erano all'interno del VII Nucleo, poi sciolto dopo i fatti della Diaz. Tre anni e otto mesi per Massimo Nucera e Salvatore Gava che poi ha lasciato la polizia. Pietro Troiani, vicequestore addetto alla logistica della Mobile di Roma, è stato condannato a 3 anni e 9 mesi, per detenzione armi da guerra (molotov) e calunnia.

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