APPROVATO SOTTO BANCO IN UN PIU’ LARGO PROVVEDIMENTO CHE
INCLUDE L’IMU, DONA ULTERIORI SOLDI E POTERE ALLE BANCHE ITALIANE
Che il Governo Letta fosse amico delle Banche era cosa nota.
Qualche giorno fa è stata però ulteriormente palesata con il decreto IMU -
Banca d'Italia, che prevede, tra le altre cose, un aumento di capitale diretto a salvare le banche
azioniste di Bankitalia. Si tratta di una scandalosa rivalutazione delle quote
di Bankitalia da 156.000 euro a 7.5 miliardi di euro: una donazione miliardaria
agli istituti di credito a spese ovviamente dei cittadini, che aumenterà il
valore patrimoniale delle partecipazioni
delle banche proprietarie della Banca d'Italia. Occorre ricordare che Banca
d'Italia non è una istituzione pubblica autonoma e garante solo dei diritti dei risparmiatori, ma un soggetto
controllato da privati. Azionisti della Banca d'Italia sono infatti Intesa San
Paolo, Unicredit, MPS, INPS, Carige e altre Casse di Risparmio; istituti alcuni
dei quali coinvolti negli scandali che hanno avuto come vittime ignari
cittadini. A guardare la borsa, dei cinque peggiori titoli del 28 gennaio 2014, ci sono anche
banche azioniste della Banca d'Italia, come il Monte Paschi che ha perso il 3,3
per cento. Se così stanno le cose, il decreto Imu-Bankitalia è truffaldino. Si
tratta di stabilire se, pur di non pagare l'IMU, gli italiani saranno costretti
a sborsare somme ancora più rilevanti nel medio e lungo termine, per salvare
banche in crisi, con la copertura di Bankitalia.
COSA PREVEDE IL DECRETO –
Ecco i punti salienti del provvedimento approvato qualche giorno fa nella
disinformazione più totale:
a- viene autorizzato l’aumento di capitale della banca
(rimasto a quota 300.000 milioni di lire, fissata con la legge del 1936 e poi
trasformata in 156.000 euro) sino a a
7,5 miliardi di euro, utilizzando le riserve statutarie;
b- viene deliberata la riorganizzazione del pacchetto
azionario, per cui nessuno potrà superare il tetto del 3%; le quote eccedenti
saranno acquisite dalla stessa Banca d’Italia che le deterrebbe per un massimo
di tre anni per poi ricollocarle sul mercato;
c- i sottoscrittori delle quote messe sul mercato potranno
essere banche ed imprese assicurative con sede nella Ue, fondazioni bancarie,
enti ed istituti di previdenza e assicurazione con sede in Italia e fondi
pensione;
d- il Consiglio superiore della Banca d’Italia «valuterà la
professionalità e la onorabilità dei soggetti entranti e delle relative
compagini, con un diritto di veto».
L’italianità è salvaguardata dall’obbligo per i soci di
mantenere per i soci la sede legale in Italia e nel caso questa condizione
venga meno occorrerà vendere la propria quota di partecipazione
LA STORIA DELLA BANCA D’ITALIA
- La Banca d’Italia è una banca di diritto pubblico che, per tutto il periodo
repubblicano, ha avuto un consiglio di amministrazione espressione delle banche
del paese, ma questo aveva molti contrappesi: il consiglio aveva (ed ha ancora)
poteri molto limitati, Bankitalia aveva un rapporto di dipendenza dal Ministero
del Tesoro, le quote non erano commerciabili e le tre principali banche
(Credit, Bancoroma e Comit) erano di proprietà dell’Iri. Di fatto, il potere
reale dell’Istituto si concentrava nelle mani del Governatore nominato a vita
dal Capo dello Stato (sino alla riforma del 2005, che ha definito la durata
temporale dell’incarico) ed assistito dall’apparato tecnocratico della banca,
mentre al consiglio di amministrazione, sia prima che dopo la riforma del 2005,
restavano poteri abbastanza marginali.
A partire dal 1981 le cose sono iniziate a cambiare, mentre
si facevano velocemente strada gli indirizzi monetaristi della scuola di
Chicago, l’allora Ministro del Tesoro Andreatta, con un colpo di mano, avviò il
“divorzio” fra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia che acquisiva una sua
marcata autonomia definitivamente sancita nel 1992 quando il ministro Guido
Carli stabilì che la decisione sul tasso di sconto diventava competenza
esclusiva del Governatore.
Negli anni novanta, le tre banche Iri vennero
privatizzate. E questo iniziò a produrre
una serie di effetti a catena.
La Banca d’Italia ha funzione di vigilanza sulla correttezza
delle banche, per cui dovrebbe indagare sui comportamenti di suoi azionisti, il
che era una contraddizione della normativa precedente, ma essa era meno
stridente sinché le banche sono state pubbliche (e, come tali, assoggettate,
almeno in teoria, ai controlli del Tesoro).
Il mutamento maggiore fu prodotto dal processo di
concentrazione bancaria degli anni novanta e primi duemila, per cui, mentre
prima l’azionariato era molto più frammentato, la fusione di molti istituti
portò Intesa San Paolo a possedere il 30,3% ed Unicredit il 22,1% cui si
aggiungono le Assicurazioni Generali con il 6,3%. Quindi, tre soggetti
totalizzano il 58,7%, il che, per quanto limitati siano restati i poteri del
consiglio di amministrazione, è cosa ben diversa dal passato.
UN SISTEMA CHE NON TUTELA I
RISPARMIATORI - Il problema maggiore è che esiste un clamoroso e non
risolto conflitto di interessi che affligge Bankitalia. Gli scandali Parmalat e
bond Argentini e la mancata soluzione
dei problemi emersi con danno dei
risparmiatori ( coi bond Argentini, Parmalat , Cirio e l’Antonveneta),
derivarono da situazioni
confliggenti in cui versava la Banca d’Italia. Che da un lato svolgeva compiti di vigilanza e controllo sugli istituti di
credito; dall’altro era di proprietà
degli istituti di credito che avrebbe
dovuto controllare (ex banche pubbliche divenute private); e infine era organo
di tutela dei risparmiatori cui la
Costituzione assegna una speciale
protezione all'art 47, che recita: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme>.
A questo si aggiunse un altro paradosso. Che il Cicr. ( il comitato per il credito e il risparmio), organo che
doveva controllare la regolarità della condotta del Governatore della Banca d’Italia, era
composto dallo stesso Governatore che avrebbe dovuto essere controllato dal
Cicr , ma anche dai rappresentanti delle
banche controllate, comproprietarie della Banca d’Italia, e di Ministri che avevano
interesse a favorire finanziamenti localistici, aperture di sportelli,
prestiti a gruppi di clientes, e roba
del genere. Un guazzabuglio reso possibile da leggi non leggi e carenze di leggi, che non contrastavano i
gravi conflitti tra interessi pubblici e privati. Il dissesto Parmalat giunse dopo due truffe
colossali in danno dei risparmiatori, i bond Cirio e i titoli argentini, con 23
miliardi di euro bruciati. Con l’amara sensazione per gli investitori di non potersi difendere.
La SEC (Security and Exchange Commission) descrisse il caso Parmalat come “una delle più grandi e
spudorate frodi finanziarie della storia”. Fu
l’inchiesta della magistratura milanese a costringere il Governo a
varare una legge sul risparmio che eliminò
in parte questi conflitti. Le operazioni truffaldine furono
il risultato di controlli pressoché inesistenti di Banca d’Italia. Ma
anche di CONSOB, borsa, sindaci, revisori dei conti e agenzie di rating che non
funzionarono e non garantirono, come dovevano, un reticolo di
trasparenza e affidabilità. Gli organi di controllo erano un costosissimo apparato di supporto
per una miriade di delitti (aggiotaggio, insider trading, truffa, falso in
bilancio, bancarotta fraudolenta, riciclaggio) al confronto dei quali i reati
del crimine organizzato appaiono poca
cosa.
IL CASO CIRIO E PARMALAT - Dalle
indagini sugli scandali Parmalat e Cirio
vennero fuori nomi di politici di destra, sinistra e centro. Si trattava
di Ministri in carica, ex Ministri, ex Presidenti del Consiglio di centro, destra e
sinistra, ex Presidenti della
Repubblica, parlamentari e portaborse. In questo caso la par condicio venne rispettata rigorosamente. A muovere la
macchina della corruzione fu un ceto
politico arrembante, con l’appoggio
di potentissimi banchieri. E come in
passato, i finanziatori furono i soli capri espiatori, mentre i
politici restarono indenni. Certamente
la depenalizzazione surrettizia del falso in bilancio, i condoni a raffica e la
mancanza di controlli hanno
alimentato il crac Parmalat e Cirio e
quello del BPI e della Banca d’ Italia. La
spinta maggiore è venuta dalla certezza della impunità: la facilità con la
quale aggiravano i controlli, si infilavano tra le pieghe delle leggi, negli
ambienti politici e finanziari e nelle banche . Le operazioni truffaldine sono
state compiute con il concorso dei Governi . Che diedero un avallo formidabile
alle frodi di Parmalat e Cirio con una politica criminogena fondata sulla
depenalizzazione del falso nei bilanci, sulla legittimazione dei fondi neri, sui condoni sui capitali illeciti, sulle evasioni fiscali,
sulla legge ex Cirielli che prevede la prescrizione breve di delitti gravissimi. Ma le
operazioni furono anche il risultato di
controlli pressoché inesistenti o compiacenti di Banca d’Italia, in primis.
LA BATTAGLIA DEL M5S – Così
il Movimento cinque stelle ha commentato in una nota tale decisione:
"Il governo sta mettendo le mani sulla Banca d'Italia
per fare l'ennesimo regalo alle banche private, forse anche a quelle straniere.
E lo fa utilizzando il solito decreto che asfalta il Parlamento e che si occupa
di tutt'altro: l'ultima rata Imu 2013. Il decreto IMU serve a dar via la Banca
d'Italia all'insaputa dei cittadini. Nel decreto Imu esistono articoli che
aumentano il valore delle quote della banca centrale in mano agli azionisti
privati, ossia le maggiori banche, assicurazioni, Inps e Inail.
Una rivalutazione arbitraria e contestata da più parti ha
portato l'ammontare delle azioni da 156mila euro (era il 1936) a 7,5 miliardi
di euro. Pagata dalla stessa Banca d'Italia, che attingerà alle proprie
riserve, che sono un bene pubblico perché i profitti di una banca centrale sono
ottenuti attraverso le sue funzioni pubbliche in regime di monopolio. Alle
banche sarà garantito un dividendo del 6% (remunerazione senza eguali sul
mercato per quanto riguarda asset free-risk) e dunque intascheranno sino a 450
milioni di euro sui profitti della Banca d'Italia. Allo Stato invece andranno
gli spiccioli. In più, nessuno potrà detenere più del 3%, mentre oggi ci sono
gruppi bancari che hanno quote molto più alte (solo Intesa e Unicredit assieme
detengono il 64%), quindi molte azioni torneranno in ballottaggio. E potrebbero
finire a soggetti controllati da banche straniere. Si rischia un altro colpo
alla nostra sovranità economica. Il M5S farà di tutto per evitare questo
scandalo."
SIAMO UN PAESE di NAVIGANTI ALLA DERIVA
RispondiEliminaIn cerca di un faro che non c’è
Sballottati come fuscelli nella tempesta mediatica. Le voci delle sirene offuscano le menti dei marinai Portando la nave senza nocchiere verso gli scogli.
DOVREMMO metterci i tappi nelle orecchie e andare avanti
alla ricerca del nuovo da plasmare sperando che l’odissea abbia fine.
Il Declino de Le Generazioni del dopo guerra cresciute nell’opulenza
Sono divise in due Categorie classe politica serva delle lobby e i succubi (Beoti )
Troppo presi da droga divertimenti diete e stronzate varie
Non si sono resi conto che il declino è iniziato negli anni 80 con l’evento al Governo di B.Craxi Il debito pubblico è incominciato ha crescere a dismisura
Naufragando Con L’ultimo Governo di SB suo delfino.
Che per fare i suoi interessi ha dato il colpo di grazia.
RICORDO che dopo il boom economico Dopo lotte e tanta fame il Popolo Incominciò ha fare due pasti completi (al giorno) + la colazione come i benestanti.
I GIOVANI apatici Senza lottare a poco a poco si fanno riportare in dietro di 60 anni .
Con falsi valori riescono ha fare breccia nelle vostre teste (istruite)?
Cosa che a suo tempo non ha funzionato con noi analfabeti.
( Dico noi anche se io personalmente mi sento un privilegiato
Avendo la seconda elementare)
Il Tutto è Servito ha ricreare senza lotte e/ a vostre spese ( e sacrifici ) Un nuovo boom Economico solo per i disonesti che ci hanno Governato (e le lobby che rappresentano)
Vanificando cosi tutti i sacrifici fatti dai vostri Padri Riportando il tutto al punto di partenza.
( Non credo che la storia si possa ripetere)
La vostra indolenza non vi permetterà di aiutare i vostri figli .
( Come stanno facendo i vostri Padri dà più di 30 anni )
Vi siete accorti troppo tardi che pur avendo un lavoro non riuscite ad arrivare alla terza settimana del mese.
Là differenza fra la nostra generazione e la vostra ? noi non digiunavamo per fare le diete digiunavamo perché spesso non c’era nemmeno il pane.
Quello che manca alle generazioni nate nel dopo guerra?
Dispiace dover dire che siete nella stragrande maggioranza dei Perdenti nati
L’umiltà non sapete cosa sia siete privi di valori
vi esaltate osannando i vostri aguzzini difendendoli a spada tratta mentre nel loro privato ridono di voi. Perché Non sapete distinguere il bene dal male
Senza rendervi conto che i perdenti siete voi Non chi lotta con orgoglio per abbatterli.
LE GENERAZIONI FUTURE SE CONFRONTERANNO I SACRIFICI FATTI DAI VECCHI
CAPIRANNO CHE DAGLI SBAGLI SI IMPARA.
VITTORIO
PS(Non c’è bisogno di amnistia).
Usano la solita scusa del sovraffollamento delle carceri per graziare SB
quando di carceri se volessero ne potrebbero avere a iosa
Vi domanderete come Semplice basterebbe riadattare tutte le caserme dismesse
in tutta Italia Avremmo tante carceri che potremo affittarne una parte
e monetizzare. Invece le lasciano a marcire Cosi quando le venderanno i soliti
(approfittatori ) le compreranno con due lire. Come è sempre avvenuto
Ma non solo in più avranno anche un aiuto dallo Stato vedi Alitalia.