HA CLAMOROSAMENTE RIBALTATO IL RISULTATO, VISTO CHE AL PRIMO
TURNO LO SFIDANTE VICTOR PONTA LO AVEVA BATTUTO CON IL 40 CONTRO IL 30 PER
CENTO
Durante la Guerra fredda erano le due superpotenze dominanti
e contrapposte, Usa e Urss, a decidere chi doveva vincere le elezioni dei vari
Stati del Mondo, mediante ingerenze finanziarie e talvolta anche militari. La
prima pesava sulle scelte dei Paesi dell’ovest europeo e dell’America latina;
la seconda su quelli dell’est europeo e asiatici. Ora, se loro pesano molto
meno ma sono comunque ancora attive (si veda la
contesa dell’Ucraina o quanto accaduto
da noi nel 2011), ci si è messo un terzo incomodo: la Germania. Un tempo
proprio da esse spartita da un muro disumano. Un esempio lampante è quanto
accaduto in Romania (ma anche da noi, sempre in quel famigerato
2011) di recente, dove a vincere è stato l’esponente conservatore, di
origini tedesche e filoeuropeo Klaus Iohannis, il quale ha sconfitto
clamorosamente al secondo turno il candidato socialdemocratico, Premier
uscente, Victor Ponta; che lo aveva pur battuto al primo turno per ben 10 punti
percentuali (40 a 30).
CHI E’ KLAUS IOHANNIS - Iohannis
è tedesco per due motivi: in quanto esponente della minoranza tedesca che vive
nei territori della Transilvania - e su questo nulla da ridire, anzi - ma
soprattutto perché di fatto Iohannis è un pupillo di Frau Merkel e un
ammiratore delle politiche di rigore e conservatrici della Cdu tedesca. Iohannis
è sindaco di Sibiu e protestante, in un paese in cui il 90% degli abitanti è
cristiano ortodosso.
Se prima a Berlino bastava controllare il telecomando, oggi
pare proprio che la classe dirigente tedesca si stia adoperando per manovrare
direttamente il guinzaglio. Un particolare, l’identità etnica e politica del
nuovo presidente romeno, così eclatante che non è sfuggito neanche alla
normalmente distratta stampa italiana. L’esponente della minoranza tedesca ha
fatto della lotta alla corruzione e dell’apertura del paese agli investitori
stranieri (che naturalmente richiedono stabilità, agevolazioni fiscali, basso
costo del lavoro e zero conflittualità sindacale) i suoi cavalli di battaglia,
sbaragliando al ballottaggio un Victor Ponta che al primo turno lo aveva
battutto con ben dieci punti di differenza, 40% contro 30%.
Il suo piglio prussiano e la denuncia delle inefficienze del
governo socialdemocratico che stavano impedendo a molti emigrati romeni di poter
votare all’estero ha mobilitato un gran numero di elettori in patria
(l’affluenza è passata dal 53% del primo turno al 63,5% del ballottaggio)
permettendogli di ribaltare il risultato della prima tornata delle
presidenziali.
LE SFIDE CHE LO ATTENDONO –
Il nuovo Premier dovrà tentare di portare ordine in un paese economicamente
allo sbando, governato da un premier socialdemocratico debole, uscito dalla
inaspettata sconfitta delle presidenziali e oggetto di forti contestazioni
politiche e sociali. Soprattutto, Iohannis dovrà tentare di riportare Bucarest
sotto il pieno controllo della Germania e dell’Unione Europea, sottraendo il
paese alle fortissime influenze degli Stati Uniti. La Romania fa parte dell’Ue
dal 2007 ma non ancora dell’Eurozona. Dal 2014 è entrata anche nel trattato di
Schengen, fattore ha destato non poche polemiche.
(Fonte: Contropiano)
Ciao Luchè.No,ma a quanto pare il mio popolo lo ha favorito e se è un fan della Merkel,diventerà un suo alleato e di sicuro e questo non sarà un bene per i miei concittadini...anzi,avranno molto da soffrire!Speriamo che non sia cosi!Un bacione
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