NEGLI ULTIMI ANNI SONO TANTI I COMUNI CHE HANNO APPROVATO
DELIBERE SIMILI, ANCHE IMPORTANTI
Potrebbe essere paragonato a un tormentone estivo o uno di
quei giochi assurdi e pericolosi che i ragazzi si inventano sui social
invitando i coetanei ad emularli. Purtroppo però non si tratta di cose futili e
ludiche, ma di precise delibere amministrative. Per riparare buche? Ridurre il
degrado urbano? Tutelare meglio i monumenti? Migliorare la viabilità? Macchè.
Togliere la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Si vuole cancellare la
storia, si ha paura dei fantasmi. Che in questo caso si manifestano non con una
imponente statua, magari posta nella piazza centrale, ma con una scartoffia
rinchiusa in qualche archivio e che viene fuori assieme alla polvere cumulata.
A sostenere questa iniziativa è l'ANPI, con questo motivo: “La cittadinanza
onoraria – ha affermato l’Associazione partigiani – è un grande riconoscimento,
conferito a persone che si sono battute con determinazione e coraggio per la
libertà, la democrazia e il progresso. Persone che non possono condividere tale
onore con chi ha instaurato un regime dittatoriale ed ha privato i cittadini
italiani della libertà”. Tante le città che gliel'hanno revocata, anche
importanti. Qualcun'altra invece non ci è riuscita. Vediamo chi gliel'ha tolta
e qualche aneddoto dell'epoca.
IL CASO DEL COMUNE DI AULLA –
Vent'anni fa fece scalpore il caso del Comune di Aulla, che all'epoca l'
accolse con tanto onore tra i suoi abitanti, ma poi nel maggio 1995 decise di
cancellare quella "vergogna". Il sindaco Lucio Barani, nel togliere
lo scomodo ossequio al Duce, che ha definito 'un' offesa alla memoria di una citta'
che immolo' tante vittime alla follia nazifascista', ha trasformato una
singolare scoperta storica in un colpo a effetto. Qualcuno ritrovò, dopo 71
anni esatti, nella polvere degli archivi comunali, una vecchia delibera di cui
pochissimi sembravano essere a conoscenza: un atto datato 20 maggio 1924 con
cui l' allora podesta' Bassi, conferiva a Benito Mussolini la cittadinanza
onoraria di Aulla. Il sindaco, che aveva convocato una riunione di giunta sulle
celebrazioni del 50 della Liberazione della citta' , ha colto la palla al
balzo.
Cosi' la giunta ha approvato una delibera che revoca il
conferimento della cittadinanza al Duce. Non solo: il podesta' Bassi, racconta
la storia, in uno slancio di estrema compiacenza, ando' di persona a Predappio
a portare a Mussolini quella delibera.
Il Sindaco di allora, Lucio Barani, ex socialista,
firmatario del comitato pro Prodi, ma rieletto il mese scorso da una coalizione
formata dai Popolari di Buttiglione e dai seguaci dell' ex ministro Enrico
Ferri, non e' nuovo a trovate clamorose. Pochi mesi fa, ad esempio, poso' una
irridente lapide "alla memoria" del ministro dei Trasporti per
richiamare l' attenzione sullo sperpero miliardario della Pontremolese.
Così all'epoca commentò la scelta Alessandra Mussolini:
"Non e' la prima volta che viene tolta la cittadinanza onoraria a mio
nonno, anzi, ormai mi sembra che questa sia diventata una moda. Che ne penso?
Credo che sia una cosa squallida, e che sia soprattutto un gesto antistorico.
Non voglio giudicare dal punto di vista affettivo... Ma faccio un ragionamento:
se la cittadinanza onoraria viene data, questo accade in un contesto storico;
quali motivi ci sono ora per fare marcia indietro? Certo non c' e' una
rivoluzione, anzi, si potrebbe parlare addirittura di restaurazione della
sinistra. Ma in fondo penso che sia soltanto un gesto di propaganda
elettorale".
LE TANTE CITTADINANZE – A
Varese il consigliere comunale del Pd Luca Conte ha avanzato una mozione per
revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. La proposta non è
passata, ma è rimasto il tentativo goffo di togliere ad un defunto l'identità
di cittadino. Quasi che a condannare i vinti non ci debba pensare più la
storia, ma la toponomastica o l'anagrafe.
A Firenze, una delle prime città ad arruolare il Duce tra i
propri «figli adottivi», la delibera venne votata già il 19 giugno 1923 da un
governo di larghe intese. Nel Consiglio comunale votarono a favore infatti,
oltre ai fascisti, anche i liberali e i cattolici. La città, allora, era retta
da un'amministrazione chiamata, non a caso, «l'Unione». C'era l'Unione, ma in
senso prodiano stavolta, anche 80 anni dopo quando Leonardo Domenici, sindaco
di Firenze, deliberò – come atto conclusivo del proprio mandato – di rimuovere
la cittadinanza al Duce, consegnandola al contempo a Beppino Englaro.
Negli anni Venti, a Bologna, vollero invece esagerare:
insieme alla cittadinanza, pensarono di dare a Mussolini anche una laurea ad
honorem in Legge. Il Duce si preparò accuratamente la tesi su Machiavelli, ma
poi la cerimonia saltò e lui rimase senza laurea. Rischiò di restare anche
senza cittadinanza nell'ottobre 2009, quando un grillino, Elio Antonucci,
presentò una mozione per spodestare Benito del titolo di bolognese d'adozione.
La proposta fu respinta. Così il Duce rimase, nell'anagrafe del capoluogo
emiliano, in compagnia di altri cittadini acquisiti, più o meno illustri:
Garibaldi, Gorbaciov, il Dalai Lama e... Roberto Saviano.
Nell'ottobre 1924 il Duce prese due piccioni con una fava a
Cinisello Balsamo, che allora si divideva ancora in due paesi. Dopo la sua
visita, in tenuta da pilota, al campo di aviazione di Cinisello, i due Comuni
si accordarono per conferire entrambi l'attestato al Duce, in modo da evitare
rivalità campanilistiche. Ma il caso più degno di nota è quello di Masse d'Alba,
un paesello in provincia dell'Aquila, dove il podestà mandò una pergamena
commemorativa al Duce, giurandogli che la cittadinanza onoraria fino a quel
momento non era stata «offerta a nessuno e goduta da nessuno» e che il
riconoscimento era stato approvato «con la solennità data dalla voce di 5000
persone». Peccato che il paese avesse appena 1500 abitanti.
I CASI DI TORINO E RAVENNA – Il
ritorno della tendenza la si deve ai comuni di Torre Pellice e Torino. E se per
il piccolo comune valdese la cosa si è risolta rapidamente, per il capoluogo
piemontese si è invece tradotta in una notevole perdita di tempo tra firme,
votazioni e approvazione della relativa delibera.
Più corretta la decisione di Ravenna, dove la rimozione non
è passata, anche con i voti dei consiglieri di sinistra. Questo perché – ha
spiegato il sindaco – “abbiamo ritenuto che non fosse giusto, per riflettere
affinché il fascismo non torni mai”.
Di queste settimane la rimozione dei Comuni di Rivoli e Fossombrone.
Che sinceramente non so dove siano. E forse all'epoca neppure il Duce.
Quale sarà il prossimo Comune che, nell'aprire dopo decenni
i cassetti degli archivi, troverà la scottante pergamena? Paradossalmente, in
tante città che ora si affannano a cancellare quella che ritengono una vergogna,
molti edifici e infrastrutture furono costruite proprio all'epoca dal nulla.
Era una cittadinanza da revocare sessant'anni fa.
RispondiEliminail titolo rispecchia la razionalità della sinistra
RispondiEliminaUllallà...sembra un raduno di Predappio! Gli sfasci dal Duce
RispondiEliminaQuel pazzoide criminale non dovrebbe nemmeno esistere nelle ipotesi di qualsiasi onorificenza tranne quella di metterlo in cantina per sempre.
RispondiEliminabrutta cosa rosicare....
RispondiEliminae ricordatevi che c'è ancora tanto posto a piazzale Loreto...