L'AEROPORTO SORSE SU DELLE PALUDI E FU GIA' CRITICATO DA
INDRO MONTANELLI NEL 1961
«Il caso dell’aeroporto di Fiumicino è molto peggio di un furto, di una
rapina a mano armata o di una incursione di briganti. Chissà quanti altri
Fiumicini ci aspettano»
Con queste parole il grande Indro Montanelli, nel lontano
1961, commentava l'inaugurazione dell'aeroporto di Fiumicino. Oggi tornato agli
onori delle cronache per due incendi (uno a maggio, il secondo mercoledì) e un
black out giovedì, con tanto di disorganizzazione ai danni dei poveri
passeggeri costretti per ore (o addirittura qualche giorno) ad aspettare che
qualcuno gli dicesse qualcosa. Si sono così innescate veementi proteste, con
una hostess che ha perfino messo le mani addosso a uno dei protestatori. Un'altra
chicca che il nostro Paese porge ai turisti che ancora coraggiosamente vengono
a visitare il nostro Paese, nonostante cancelli chiusi, siti in decadenza e
microcriminalità. Tornando a Fiumicino, Montanelli commentava il modo col quale
fu realizzato. Nel 1949 si scelsero i paludosi (e inadatti) terreni della
duchessa Torlonia nella bonifica di Porto. Si partì nel 1950, ma dopo otto anni
e 24 miliardi di lire spesi, a Fiumicino non c’era nulla. Dopo, per asciugare
l’acqua si presero tonnellate di terra scavate da una valle vicina: la futura
discarica di Malagrotta. I primi aeroplani decollarono finalmente il 15 gennaio
del 1961. Ma neanche tre mesi dopo l’inaugurazione il fondo della pista
cominciò a sgretolarsi. Nulla trovarono né una Commissione d’inchiesta
parlamentare né la Procura di Roma. Gli anni successivi non sono andati meglio…
LE VICENDE SUCCESSIVE - Quel
che Montanelli non poteva prevedere è che dopo la privatizzazione (partita nel
1997 e chiusa nel 2000) per tre lustri sull’aeroporto non è stato investito un
euro da parte degli azionisti principali della società di gestione, Adr: Cesare
Romiti con Gemina (tra il 2002 e il 2007 in cogestione con il fondo australiano
Macquarie), e poi, dal 2007 Benetton, oggi presente attraverso la holding
Atlantia. Fino al 2012 a Fiumicino, dicono i numeri, i proprietari hanno
investito un terzo di quanto in media si investiva negli altri aeroporti europei.
60, 70 milioni l’anno: il minimo per garantire la manutenzione ordinaria.
Ecco le prove. L’ultima grande realizzazione a Fiumicino, il
Terminale 1 fu inaugurato da Adr privata, ma i soldi ce li aveva messi l’Adr
pubblica, dell’Iri. Il riscatto di Fiumicino doveva passare dal nuovo molo C,
78 mila metri quadri di strutture e 16 «finger» per lavorare 5 milioni di
passeggeri l’anno. La prima pietra fu posta nel marzo del 2008, dovevano finire
nel 2011. Ma i soldi finirono, i lavori si bloccarono. E adesso il molo C verrà
aperto (forse) solo nel 2016. Adesso la situazione è cambiata: a fine 2012, la
nuova gestione di Adr a guida Benetton - presidente Fabrizio Palenzona, ad
Lorenzo Lo Presti, nelle scorse settimane impegnati in trattative per la
cessione di una quota del 30% a investitori di Abu Dhabi - ha ottenuto dal
governo Monti il quasi raddoppio delle tariffe pagate dalle compagnie e
prelevate dalle tasche dei passeggeri. Prima ogni passeggero valeva 16 euro,
con il nuovo Contratto di Programma Adr ne incassa 26,50. «Sempre troppo poco
rispetto ai concorrenti», dicono in Adr.
SCARSI INVESTIMENTI NONOSTANTE GLI
INTROITI - Fatto sta che con i nuovi incassi i ricavi sono saliti nel
2014 del 10%, e l’azienda ha sbloccato un vasto piano di investimenti. Nel 2014
sono stati spesi 170 milioni, 350 quest’anno. Sono state rifatte le piste,
tutti i bagni, tutti i controsoffitti, tutte le illuminazioni a Led, tutti i
«finger». E c’è persino il wifi gratuito.
Sullo sfondo, c’è il grande progetto (sempre presentato nel
2012) di «Fiumicino Nord»: una mega espansione con nuove piste e una nuova
aerostazione per poter arrivare a gestire 100 milioni di passeggeri l’anno.
Peccato che bisognerebbe cementificare 1.300 ettari, tra riserva naturale e
terreni coltivati. Campi della «Maccarese» di proprietà Benetton, e dunque da
espropriare a caro prezzo. Per adesso è tutto fermo: manca il via libera
ambientale. A tal proposito, quanto agli incendi, c'è chi, come D'Agostino a In
onda su La7, parla di dolo, da parte di chi ha interessi progetti sugli stessi
terreni.
Il nuovo piano di investimenti sarà anche importante. Ma
secondo molti addetti ai lavori non basterà per rimediare presto ai problemi di
un aeroporto rimasto fermo agli Anni ’80. Ha una struttura dilatata, che tiene
insieme tanti edifici disparati, con un fronte di ben cinque chilometri. È
pieno di scale, e dunque scomodo per i passeggeri. Non è molto efficiente dal
punto di vista del turnaround, il tempo impiegato per rimettere un aereo appena
atterrato in grado di decollare con un nuovo carico. Ha una pista, quella verso
il mare, limitata dalla presenza di 300 alberi. Tante strutture sono decrepite,
dopo anni di politica della lesina.
(Fonte: Msn)
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