E non ci sono stati
solo terremoti su terraferma. fra il 3 Dicembre 2015 ed il 13 Gennaio 2016 ci
sono state ben sessantacinque scosse nei mari dell’Adriatico centrale, proprio nelle strette vicinanze dell’area
affidata alla Petroceltic dal governo italiano
Tra dicembre e
gennaio scorsi, il Molise è stato interessato da numerosi terremoti. Il più
forte è stato il 16 Gennaio 2016, con magnitudo 4.1 nei pressi di Campobasso.
Alcune di queste scosse si sono sentite anche in Abruzzo e Puglia. A parte la
preoccupazione, nessun danno.
Come riporta Il
fatto quotidiano, coincidenza ha voluto che questi terremoti siano
sopraggiunti proprio nello stesso periodo in cui sono state approvate le
operazioni di airgun al largo delle isole Tremiti. E non ci sono stati solo
terremoti su terraferma. Anche se nessuno ne ha parlato, nei quaranta giorni
fra il 3 Dicembre 2015 ed il 13 Gennaio 2016 ci sono state ben sessantacinque
scosse nei mari dell’Adriatico centrale, proprio nelle strette vicinanze
dell’area affidata alla Petroceltic dal governo italiano. Il terremoto più forte
il giorno 12 Dicembre 2015, di magnitudo 4.4. Altre, nello stesso periodo, sono
state di magnitudo 4.2 e 3.9, come riferisce il professor Francesco Stoppa,
ordinario di geologia presso l’Università di Chieti e di Pescara.
Nel 2013, sono stati invece registrati terremoti di
intensità 4.9 nei mari attorno ad Ancona.
Terremoti indotti dalle trivellazioni oppure è solo un caso?
I dubbi e i timori vengono in entrambi i casi.
POZZI PETROLIFERI REALIZZATI IN ZONA
SISMICA. O SONO LORO AD AVERLA RESA ANCORA PIU' TALE? - Le infrastutture petrolifere progettate per i
nostri mari, Ombrina in primis, e le Tremiti in futuro, in caso di terremoti,
che intensità massima possono sostenere? E se un giorno arrivasse un sisma
marino di intensità più forte che quattro — per esempio cinque, o sei —
sarebbero in grado pozzi, oleodotti, piattaforme ed FPSO di contenere l’impatto
e di non cedere, rilasciando petrolio in
mare?
Siamo sicuri che il loro posizionamento sarà ottimale,
considerata l’esistenza di faglie sismogenetiche nella zona? I petrolieri sanno
esattamente come e’ strutturato il sottosuolo? A questo proposito uno degli
studi più interessanti è del 2009, è a firma di ricercatori del Cnr di Bologna,
ed è stato pubblicato sul Geology Society of America Bulletin. L’argomento qui
era il terremoto di magnitudo 5.4 di San Giuliano del 2002, attorno alla faglia
di Mattinata. L’articolo afferma che la
maggior sismicità della zona non è attorno alla faglia di Mattinata, ma si
concentra proprio attorno alle isole Tremiti e nel Gargano i cui fondali vanno
lentamente deformandosi. Questo lascia presupporre che potrebero esserci
terremoti intensi in futuro. E infatti, i ricercatori dicono che per i mari
attorno alle Tremiti “seismicity is relatively intense”.
I petrolieri hanno eseguito analisi del rischio su questo
tema? Quelli del ministero lo sanno? Cosa hanno da dire? Siamo sicuri che la squattrinata Petroceltic,
accusata di frode e di corruzione, con 200 milioni di debiti, abbia fondi e la
conoscenza per evitare emergenze e per gestirle in caso qualcosa dovesse mai
andasse storto? Oppure come sempre, facciamo tutto a casaccio e ci affidiamo
alla sorte?
I PRECEDENTI - Quanto
all'induzione di terremoti da parte delle trivellazioni, la comunità scientifica
non si è ancora nettamente pronunciata a riguardo. Ma questa non è una novità,
se si pensa che da vent'anni attendiamo ancora che ci confermino quanto i
cellulari, e successivamente il wi-fi, facciano sorgere tumori e sintomi come
mal di testa e vertigini.
Ma ci sono già dei precedenti, troppi. In Olanda un legame
fra l’estrazione di metano e i terremoti era già stato postulato dai geologi
nel 1993, ma le scosse sono diventate più frequenti e intense dopo l’aumento
della produzione nel 2008. Oggi, nella zona di Loppersum, in provincia di
Groningen, si trivella il giacimento di metano più grande d’Europa. Questo ha
provocato 196 terremoti nella regione in questi ultimi due anni, secondo il
Ministero degli affari economici. Shell ed Exxon, i colossi responsabili dei
terremoti da fracking in Olanda risarciranno
i proprietari di 30 mila case con 1.2 miliardi di euro.
Di fracking causante terremoti si è anche parlato per il
terremoto che
ha devastato l'Emilia nel 2013, sebbene qui non siamo in Olanda e tutto è
stato archiviato come una semplice supposizione di qualche buontempone ambientalista.
E cosa dire della Basilicata, soggetta a ripetuti eventi sismici e guarda caso spremuta
per il petrolio? Nell'area flegrea, notoriamente caratterizzata dal bradisismo,
questo fenomeno è aumentato durante le
trivellazioni del Deep Drilling Project dei Campi Flegrei (CFDDP), cioè il
progetto di perforazione profonda avviato nel sottosuolo di Bagnoli autorizzati
dalla giunta De Magistris.
A RISCHIO IL NOSTRO VERO PETROLIO: IL TURISMO - Ma a parte il rischio terremoto, come già detto altre volte,
con questi progetti l'Italia rischia di compromettere il vero petrolio che ha:
il turismo. Disastri come quelli accaduti nel Golfo del Messico nel 2012 o il
mese scorso nel Mar del Nord (giusto per citarne due), dovrebbero far aprire
gli occhi. Perché non investire nelle pulite energie rinnovabili? Godiamo di
sole, mare, laghi, venti, vulcani. Si creerebbero posti di lavoro, si
ridurrebbero drasticamente l'inquinamento e la dipendenza energetica dai paesi
stranieri. Renzi, che si professa un rottamatore, dovrebbe avere una maggiore
sensibilità green.
Nessun commento:
Posta un commento