NOMINATO COMMISSARIO DEL COORDINAMENTO PROVINCIALE DI MODENA
DOPO I SOSPETTI LANCIATI DALLA DEPUTATA ISABELLA BERTOLINI. LA QUALE PERO’ E’
STATA MESSA DA PARTE
Dopo quasi vent’anni di assolutismo, riverismo e leaderismo
attorno al Cavaliere, anche il Popolo delle libertà (prima Forza Italia) si
apre ai congressi provinciali. Peccato però che questa breccia democratica
arrivi contemporaneamente ai veleni e ai sospetti lanciati da molti esponenti
del partito, i quali da Nord a Sud hanno denunciato ovunque un anomalo aumento
delle tessere. Quasi si trattasse di una squallida gara. Anche l’Emilia Romagna
non è esente da diatribe interne; la prima a sollevare critiche sul
tesseramento era stata la deputata modenese Isabella Bertolini, la stessa che a
novembre fu tra le prime a mettere in dubbio la fiducia all’allora premier
Berlusconi. Fu lei, infatti a pronunciare quel “Silvio fatti da parte” e a
guidare i malpancisti che contribuirono alla caduta del governo Berlusconi. Ma
ad essere stata fatta da parte è proprio lei, preferita a un personaggio
alquanto discutibile: Denis Verdini.
L’ACCUSA DELLA BERTOLINI –
Isabella Bertolini, alla vigilia del prossimo congresso (in cui è candidata),
ha prima denunciato un boom di iscritti in provincia di Modena, da poche
centinaia a 5.600. Poi ha rimarcato un fenomeno che, se verificato sarebbe
molto grave: la presenza di individui sospetti tra le nuove adesioni: “Leggo
cognomi come Zagaria che mi auguro non siano parenti dei noti camorristi del
clan dei Casalesi. Non voglio passare per razzista né ho strumenti per sapere
chi sono questi neo-iscritti ma i sospetti restano. Il mio timore è che
qualcuno possa aver aperto loro la porta, per questo ho informato il segretario
Angelino Alfano e sono in attesa di una risposta”.
GLI ALTRI CASI IN EMILIA ROMAGNA
- Scendendo verso Rimini, Gioenzo Renzi, ex consigliere regionale, ex Alleanza
nazionale ed ex candidato sindaco sconfitto alle elezioni di maggio, denuncia
“iscrizioni triplicate” in provincia: da 901 del 2010 a 2.386 del 2011 in un
mese. “Non solo – spiega Renzi – dei 901, ben 338 non hanno rinnovato ala
tessera. Gli iscritti ex novo, cioè mai visti prima, nel 2011 sono stati 1.823”.
Renzi porta dei casi emblematici dai centri della Riviera: “A Bellaria si è
passati da 69 a 220, ma di quei 69, 33 non hanno rinnovato. Dunque – conclude
l’ex candidato sindaco – ci sono 187 iscritti ex novo. Stesso discorso a
Riccione”.
L’accusa al gruppo dirigente provinciale, guidato da Marco
Lombardi, è molto pesante: “Mi sembra che a molta gente quello che interessa
siano i pacchetti delle tessere, non il dibattito interno. Noi non siamo andati
a destra e a manca a cercare gente che magari si vede solo un giorno al
congresso. Oggi – prosegue Renzi – non è individuabile nemmeno chi fa le
tessere: una volta invece servivano due persone per presentarlo”.
Anche a Bologna non è mancata qualche ombra sul
tesseramento, segnalata dal vice-coordinatore cittadino e consigliere
regionale, Galeazzo Bignami. Proprio per questo sono partite le buste, iscritto
per iscritto. “Si tratta di qualche decina di imprecisioni su un totale di
2.800 iscritti regolari – spiega – sarei sorpreso se gli errori superassero l’1
%”. Per sgombrare il campo dai sospetti il consigliere regionale ha preferito
quindi verificare le iscrizioni del capoluogo una a una, facendo inviare ai
tesserati una lettera di conferma. “Li abbiamo contattati per essere sicuri che
non ci fossero irregolarità, e nel momento in cui abbiamo individuato
tessere-fantasma non rivendicate, l’abbiamo segnalato a Roma”.
GIOVANARDI SCEGLIE IL PLURINDAGATO
VERDINI - Ma chi è l’uomo che dovrebbe salvare il Pdl a Modena, ma non
solo? Si chiama Denis Verdini, banchiere e politico di lungo corso, fra i
forzisti considerati fedelissimi di Silvio Berlusconi. Artefice della fusione
tra Forza Italia e Alleanza nazionale nel Pdl, è rimasto in sella nonostante
gli scandali che lo hanno coinvolto. l commissariamento e l’incarico a Verdini
sono stato decisi in accordo con l’avversario numero uno della Bartolini il
senatore Carlo Giovanardi.
“Dopo aver parlato con il segretario nazionale del Pdl
Angelino Alfano, abbiamo convenuto che la cosa piu’ opportuna per Modena, per
troncare finalmente ogni polverone e speculazione sul tesseramento al Pdl, sia
la nomina di un commissario – ha spiegato Giovanardi – che sia in grado
rapidamente di fare e garantire la celebrazione del congresso il prima
possibile”.
LE VARIE INCHIESTE SU VERDINI
- Originario di Fivizzano, ai tempi in cui Bondi era sindaco comunista,
militava nelle fila del Partito Repubblicano. Con la vittoria di Berlusconi è
saltato sul carro di Forza Italia per non scendervi più. Economista uscito
dall’università Luiss di Roma, considera il conflitto d’interesse un
non-problema. Editore del Giornale della Toscana e socio al 15% della società
editrice de Il Foglio, nel 1997 sostenne Giuliano Ferrara nella campagna
elettorale del Mugello che portò all’elezione dell’ex Pm Antonio Di Pietro. Per
anni presidente e consigliere del Cda del Credito Cooperativo fiorentino, si è
dimesso solo nel luglio 2010 a causa dell’inchiesta sulla cricca che lo vede
indagato per corruzione e violazione della legge Anselmi sulle società segrete.
Mentre l’istituto cooperativo veniva commissariato, la Banca d’Italia contestò
a Verdini un conflitto d’interessi da 60 milioni di euro.
La Procura di Firenze accusa il forzista toscano e Marcello
Dell’Utri, i vertici della Btp di Riccarco Fusi e l’intero cda del Credito
cooperativo fiorentino di finanziamenti e crediti milionari concessi senza le
garanzie. Ma i guai per il berlusconiano d’acciaio non sono finiti: oltre
all’iscrizione sul registro degli indagati per concorso in corruzione circa gli
appalti del G8 alla Maddalena, in primavera è coinvolto nell’inchiesta romana
sulla cosiddetta P3 che porta all’arresto del faccendiere piduista Flavio
Carboni e vede indagato il governatore Pdl della Sardegna Ugo Cappellacci per
appalti nel settore eolico. Fra l’altro nel settembre 2009 a casa di Verdini si
sarebbe svolto un incontro con Carboni, Marcello Dell’Utri, il sottosegretario
alla Giustizia Giacomo Caliendo e il capo degli ispettori Arcibaldo Miller e
Raffaele Lombardi.
Una loggia che secondo i Pm Giancarlo Capaldo e Rodolfo
Sabelli avrebbe esercitato pressioni per indurre la Corte costituzionale ad
approvare il Lodo Schifani sull’immunità delle alte cariche dello Stato poi
bocciato per palese incostituzionalità.
Insomma, a quanto pare in casa Pdl poco è cambiato, anche
con la designazione voluta dall’alto caduta sull’ex Guardasigilli Angelino
Alfano. In Italia tutto è reso una farsa: dalle elezioni, ai referendum, fino
alle votazioni interne ai partiti stessi. Si veda le primarie interne al
Partito democratico e i tesseramenti e i commissariamenti nel Pdl.
l'uomo giusto al posto giusto..complimenti!!!
RispondiEliminaPer chi avesse ancora dei dubbi circa il fatto che il PdL sia il partito dell'illegalità...
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