CON IMBARAZZANTE RITARDO PUR ESSENDO LAICO, LO STATO
ITALIANO RICONOSCE LA LIBERTA’ DI CULTO PER QUESTE RELIGIONI. RESTA AL PALO
L’ISLAMISMO
Da ieri primo febbraio il nostro Paese riconosce la libertà
di culto per buddisti e induisti, con tanto di legittimazione per i ministri, i
luoghi e le festività religiose. Il 31 marzo verrà altresì inaugurata a Roma la
Grande Pagoda a via dell'Olmo che, grazie alla nuova normativa, sarà
immediatamente riconosciuta come luogo di culto. L’accordo raggiunto prevede
anche la possibilità di accedere all’8 per mille del gettito fiscale come le
altre religioni riconosciute, ossia la cattolica, la valdese, l’ebraica.
Siamo di fronte alla solita Italia ipocrita e ritardataria,
visto che la Costituzione italiana promuove la laicità dello Stato fin dal 1984
e che per i musulmani non è stato riservato lo stesso trattamento, benché siano
ormai tantissimi.
ITALIA STATO LAICO DAL 1984 -
Il Concordato (ma non il Trattato) fu rivisto, dopo lunghissime e difficili
trattative, nel 1984, fondamentalmente per rimuovere la clausola riguardante la
religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia. La revisione che portò al
nuovo Concordato venne firmata a Villa Madama, a Roma, il 18 febbraio
dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e
dal cardinale Agostino Casaroli, Segretario di Stato, in rappresentanza della
Santa Sede. Il nuovo Concordato stabilì che il clero cattolico venisse
finanziato da una frazione del gettito totale IRPEF, attraverso il meccanismo
noto come otto per mille e che la nomina dei vescovi non richiedesse più
l'approvazione del governo italiano.
Nel precedente Concordato, nel quale ancora vigeva la norma
del giuramento dei nuovi vescovi al Governo italiano, l'unico vescovo che non
era obbligato a giurare fedeltà all'Italia era colui che fa le veci del
Pontefice nella sua qualità di vescovo di Roma, cioè il cardinale vicario.
Questa eccezione alla regola, che appariva nel Concordato, era stata prevista
proprio in segno di rispetto dell'indipendenza del Papa nei riguardi
dell'Italia. Il suo vicario non deve essere sottoposto al giuramento, perché
rappresenta il vescovo effettivo della città di Roma, cioè il Pontefice.
Inoltre, per quanto riguarda la celebrazione del matrimonio, si stabilirono le
clausole da rispettare perché un matrimonio celebrato secondo il rito cattolico
possa essere trascritto dall'ufficiale di stato civile e produrre gli effetti
riconosciuti dall'ordinamento giuridico italiano oltre a porre delle
limitazioni al riconoscimento in Italia delle sentenze di nullità matrimoniale
pronunciate dai tribunali della Chiesa che prima avveniva in modo automatico.
Fu anche stabilito che l'ora di religione cattolica nelle scuole passasse da
obbligatoria a facoltativa; e la scelta di tale caratteristica deve essere
effettuata e comunicata all'atto dell'iscrizione all'anno scolastico
successivo.
IL PRECEDENTE DEGLI EBREI - Nonostante
nella nostra Costituzione ci sia l'articolo 8, quello che garantisce la libertà
di tutte le religioni, finora lo Stato italiano non aveva siglato accordi con
confessioni non cristiane, con l'eccezione, nel 1989, delle Comunità ebraiche
e, nel luglio scorso, con i Mormoni. Adesso è il turno delle comunità degli
induisti e dei buddistiche negli ultimi anni sono cresciuta considerevolmente
non solo per effetto dell'immigrazione. Per quanto riguarda l'induismo ai 119
mila extracomunitari fedeli che ha censito la Caritas se ne devono aggiungere
altri 135 mila italiani che praticano l'iduismo. Stesso discorso per i
buddisti: gli italiani seguaci del Buddha sono 80 mila più 20 mila saltuari e
30 provenienti dall'Asia.
INDUISMO E BUDDISMO FILOSOFIE E NON
RELIGIONI – Prima di farsi prendere da facili entusiasmi parlando di
vittoria del laicismo, occorre spendere due parole sul Buddismo e l’Induismo.
Esse sono diffusamente categorizzate come religioni universali e millenarie, ma
in realtà sono dottrine, filosofie di vita. Due tradizioni così antiche e
maestose che predicano il distacco dal mondo e reputano la realtà un'illusione.
Pertanto, che se ne fanno del nullaosta del piccolo e storto Stato italiano?
Capisco le religioni più legate alla storia e fiorite in Occidente, come il
cristianesimo e l'ebraismo; ma il buddismo e l'induismo sono vie metafisiche,
c'entrano con l'eterno, non con l'erario. Poi c’è la questione non meno
trascurabile della statistica. Buddisti e induisti sono poche migliaia in
Italia; tanti lo sono da diporto, ovvero per esotismo o terapia antistress,
perché praticano lo yoga, amano i ristoranti cinesi e i buddha bar, fanno
massaggi ayurvedici, agopuntura e bevono tisana. Lo Stato firma con loro
un'intesa e non invece con gli islamici che in Italia sono tanti, forse troppi,
e sono davvero praticanti, anche troppo, e non vaghi appassionati di narghilè e
kebab.
E’ proprio il caso di dire: che buddanata.
Tesoro mio bello,non parlare senza sapere.
RispondiEliminaGli immigrati buddisti provenienti da paesi asiatici sono tanti, hanno diritto anche loro di avere un luogo di incontro,che fino ad oggi si sono solo arrangiati con piccole raccolte fatte tra i professanti di modeste origini
E plus, quelli veri, non fanno yoga in palestra,non hanno non buttano soldi nel buddha bar
Hai preso una frase per ricamarci una polemica. Io dico proprio il contrario: che sarebbe stato giusto riconoscerli già trent'anni fa, quando lo Stato italiano è diventato laico per legge. E invece ci arriviamo con il solito imbarazzante ritardo. Inoltre, il riconoscimento non è giunto per l'Islamismo, per le ragioni che sappiamo.
RispondiEliminaSolo una minima parte dei buddisti si professa tale perché fa Yoga o induista perché fuma narghilè. Ma so che ce ne sono tanti che realmente praticano queste due dottrine.
Ben venga il riconoscimento dunque. Io sottolineo i soliti ritardi e limiti dello stato italiano.