IL GOVERNO ITALIANO NON VUOLE RISPETTARE IL PATTO DI FARLI
RITORNARE ENTRO IL 22 MARZO, APPELLANDOSI AL DIRITTO INTERNAZIONALE
Dura da oltre un anno e chissà per quanto tempo ancora la
vicenda dei due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone,
accusati di due omicidi in India. I due militari sono detenuti nel Paese
indiano da febbraio dello scorso anno, tornando in Italia solo per le feste di
Natale e per le recenti votazioni. Ma ora il Ministro degli esteri Terzi,
appellandosi al diritto internazionale, ha fatto sapere che il Governo italiano
non vuole farli ripartire, venendo meno così al patto col Governo di New Dehli
che li vorrebbe rientrati in India entro il 22 marzo.
DI COSA SONO ACCUSATI - I due fucilieri italiani sono sotto accusa per
la morte di due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, uccisi il
12 febbraio 2012 sulla loro barca al largo delle coste del Kerala. Secondo la
ricostruzione a sparare ai due uomini sono stati Latorre e Girone che erano in
servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due marò sostengono di
aver sparato in aria come avvertimento. Inoltre, il fatto sarebbe avvenuto in
acque internazionali a sud dell'India.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA – Dopo
un anno di collaborazione, il Governo italiano ha deciso di mostrare i muscoli,
appellandosi al diritto internazionale. Così il Ministro degli esteri Giulio
Terzi: «L'Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane
violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull'India in virtù
del diritto consuetudinario e pattizio - spiega la Farnesina in una nota - in
particolare il principio dell'immunità dalla giurisdizione degli organi dello
Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto
del Mare (UNCLOS) del 1982».
L’INDIGNAZIONE DEL GOVERNO INDIANO
- «Il governo dell'India sostiene con fermezza di non essere d'accordo con la
posizione espressa dal governo italiano sul ritorno dei due marine in India - ha
fatto sapere New Delhi - L'India si aspetta dalla Repubblica italiana, come
Paese impegnato nel rispetto della legge, che onori la dichiarazione giurata
sovrana fornita da essa alla Corte Suprema». Secondo l'emittente indiana Ndtv
il governo di New Delhi aspetterà fino al 22 marzo, data della scadenza del
permesso concesso ai marò, prima di intraprendere azioni contro l'Italia.
Intanto il premier indiano, Manmohan Singh, ha definito la
decisione italiana «inaccettabile». Il ministero degli Esteri ha convocato
l'ambasciatore italiano, Daniele Mancini, il diplomatico che si era impegnato,
a nome del governo di Roma, al ritorno in India di Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, dopo la licenza in Italia per poter votare. Nell'incontro
l'India ha manifestato il «fermo disaccordo» sulla posizione dell'Italia in
merito ai marò e ribadito che si aspetta che essa rispetti l'impegno preso per
il loro ritorno davanti alla Corte Suprema indiana. Il premier indiano Singh ha
anche incontrato alcuni parlamentari del Kerala (lo stato indiano al largo
delle cui coste il 23 febbraio sono stati uccisi i due pescatori della cui
morte vengono incolpati Latorre e Girone) cui ha riferito senza mezzi termini
che il Paese «attiverà tutti i canali diplomatici» per far tornare in India i
due militari italiani. Anche il premier del Kerala, Oommen Chandy, ha
preannunciato di voler esplorare tutte le strade legali per garantire giustizia
ai parenti delle due vittime.
LA RABBIA DEI PESCATORI - Intanto
a Trivandrum, sempre nel Kerala, i pescatori si mettono in sciopero e hanno
bruciato le immagini dei militari italiani, l'opposizione sollecita una
reazione decisa. Particolarmente duro il Bjp, il partito nazionalista indù, che
nelle scorse settimane era stato molto polemico anche sullo scandalo di
Finmeccanica e protagonista di una campagna contro Sonia Gandhi proprio perchè
italiana. «Hanno bluffato, è un tradimento», ha detto il deputato portavoce,
Rajiv Pratap Rudy che ha preannunciato che solleverà la questione in Parlamento
perchè teme che il governo di New Delhi abbia in qualche modo «colluso» con
quello italiano. Anche l'opposizione di sinistra pensa che qualcuno nel governo
possa aver agito in tandem con Roma: «È un enorme complotto», ha detto un
deputato dal Kerala.
LA POSIZIONE DELL’UE - Anche
l'Unione europea è intervenuta nella questione: il portavoce dell'alto
rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha auspicato
che «si trovi una soluzione nel pieno rispetto della convenzione Onu sul
diritto del mare e delle leggi internazionali e nazionali».
Difficile capire come siano andate le cose. Al di là della
colpevolezza o meno dei due Marò, essendo accaduto il fattaccio in acque
internazionali, l’India non può pretendere di tenere sottochiave ancora i due
militari; come già fa da oltre un anno. Speriamo comunque che sia fatta
giustizia per i due poveri pescatori.
(Fonte: Corriere
della sera)
BEN GLI STA, COSI' IMPARANO A FIDARSI DEGLI ITALIANI...
RispondiEliminaTIE'
MA TU CHE MARò-N STAJ RICENN
RispondiEliminaè uno schifo giustizia per i pescatori indiani
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