giovedì 14 marzo 2013

L’ITALIA BEFFA L’INDIA E SI TIENE I DUE MARO’


IL GOVERNO ITALIANO NON VUOLE RISPETTARE IL PATTO DI FARLI RITORNARE ENTRO IL 22 MARZO, APPELLANDOSI AL DIRITTO INTERNAZIONALE

Dura da oltre un anno e chissà per quanto tempo ancora la vicenda dei due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di due omicidi in India. I due militari sono detenuti nel Paese indiano da febbraio dello scorso anno, tornando in Italia solo per le feste di Natale e per le recenti votazioni. Ma ora il Ministro degli esteri Terzi, appellandosi al diritto internazionale, ha fatto sapere che il Governo italiano non vuole farli ripartire, venendo meno così al patto col Governo di New Dehli che li vorrebbe rientrati in India entro il 22 marzo.

DI COSA SONO ACCUSATI -  I due fucilieri italiani sono sotto accusa per la morte di due pescatori indiani, Valentine Jalstine e Ajesh Binki, uccisi il 12 febbraio 2012 sulla loro barca al largo delle coste del Kerala. Secondo la ricostruzione a sparare ai due uomini sono stati Latorre e Girone che erano in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Inoltre, il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell'India.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA – Dopo un anno di collaborazione, il Governo italiano ha deciso di mostrare i muscoli, appellandosi al diritto internazionale. Così il Ministro degli esteri Giulio Terzi: «L'Italia ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull'India in virtù del diritto consuetudinario e pattizio - spiega la Farnesina in una nota - in particolare il principio dell'immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero e le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS) del 1982».

L’INDIGNAZIONE DEL GOVERNO INDIANO - «Il governo dell'India sostiene con fermezza di non essere d'accordo con la posizione espressa dal governo italiano sul ritorno dei due marine in India - ha fatto sapere New Delhi - L'India si aspetta dalla Repubblica italiana, come Paese impegnato nel rispetto della legge, che onori la dichiarazione giurata sovrana fornita da essa alla Corte Suprema». Secondo l'emittente indiana Ndtv il governo di New Delhi aspetterà fino al 22 marzo, data della scadenza del permesso concesso ai marò, prima di intraprendere azioni contro l'Italia.
Intanto il premier indiano, Manmohan Singh, ha definito la decisione italiana «inaccettabile». Il ministero degli Esteri ha convocato l'ambasciatore italiano, Daniele Mancini, il diplomatico che si era impegnato, a nome del governo di Roma, al ritorno in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, dopo la licenza in Italia per poter votare. Nell'incontro l'India ha manifestato il «fermo disaccordo» sulla posizione dell'Italia in merito ai marò e ribadito che si aspetta che essa rispetti l'impegno preso per il loro ritorno davanti alla Corte Suprema indiana. Il premier indiano Singh ha anche incontrato alcuni parlamentari del Kerala (lo stato indiano al largo delle cui coste il 23 febbraio sono stati uccisi i due pescatori della cui morte vengono incolpati Latorre e Girone) cui ha riferito senza mezzi termini che il Paese «attiverà tutti i canali diplomatici» per far tornare in India i due militari italiani. Anche il premier del Kerala, Oommen Chandy, ha preannunciato di voler esplorare tutte le strade legali per garantire giustizia ai parenti delle due vittime.

LA RABBIA DEI PESCATORI - Intanto a Trivandrum, sempre nel Kerala, i pescatori si mettono in sciopero e hanno bruciato le immagini dei militari italiani, l'opposizione sollecita una reazione decisa. Particolarmente duro il Bjp, il partito nazionalista indù, che nelle scorse settimane era stato molto polemico anche sullo scandalo di Finmeccanica e protagonista di una campagna contro Sonia Gandhi proprio perchè italiana. «Hanno bluffato, è un tradimento», ha detto il deputato portavoce, Rajiv Pratap Rudy che ha preannunciato che solleverà la questione in Parlamento perchè teme che il governo di New Delhi abbia in qualche modo «colluso» con quello italiano. Anche l'opposizione di sinistra pensa che qualcuno nel governo possa aver agito in tandem con Roma: «È un enorme complotto», ha detto un deputato dal Kerala.

LA POSIZIONE DELL’UE - Anche l'Unione europea è intervenuta nella questione: il portavoce dell'alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha auspicato che «si trovi una soluzione nel pieno rispetto della convenzione Onu sul diritto del mare e delle leggi internazionali e nazionali».

Difficile capire come siano andate le cose. Al di là della colpevolezza o meno dei due Marò, essendo accaduto il fattaccio in acque internazionali, l’India non può pretendere di tenere sottochiave ancora i due militari; come già fa da oltre un anno. Speriamo comunque che sia fatta giustizia per i due poveri pescatori.

3 commenti:

  1. BEN GLI STA, COSI' IMPARANO A FIDARSI DEGLI ITALIANI...
    TIE'

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  2. MA TU CHE MARò-N STAJ RICENN

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  3. è uno schifo giustizia per i pescatori indiani

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