giovedì 4 aprile 2013

CARLO GIOVANARDI, IL PARLAMENTARE OMOFOBO, BIGOTTO E OSCURANTISTA


CRESCIUTO NELLA DC, POI PASSATO AL PDL, SI E’ FATTO NOTARE PER MOLTE DICHIARAZIONI DISCUTIBILI E OFFENSIVE

La Democrazia cristiana ha partorito nei suoi 50 anni di vita tanti parlamentari ipocriti, bacchettoni, bigotti. Del resto nel partito confluirono molti fascisti che cambiarono casacca all’indomani del crollo del regime, portando in esso ideali e valori tipici della destra sociale. Una differenza abissale con i nazisti, molti dei quali preferirono suicidarsi con la fine del Terzo Reich o fecero perdere le proprie tracce. Tornando ai democristiani, emblema di quel bigottismo retrò è senza dubbio Carlo Giovanardi, passato nel 2007 nel Pdl dimostrando con ciò ancor di più la sua  ipocrisia, visto che quel partito si è più volte distinto per comportamenti discutibili e fuori dalle righe. Tante le dichiarazioni shock enunciate in questi anni, ultima riferita a Federico Aldrovandi.

LEGGE CONTRO LE DROGHE LEGGERE – Se nel 2004 stende un ddl finalizzato ad imporre una chiusura anticipata dei locali notturni, bocciato però dal Parlamento, gli riesce meglio in tema di droghe leggere: nel febbraio 2006 riesce ad inserire la nuova legge sulle droghe (cosiddetta Legge Fini-Giovanardi) all'interno del pacchetto sicurezza per le olimpiadi invernali di Torino 2006. Con tale legge le droghe leggere, come la cannabis, vengono equiparate a droghe pesanti quali eroina o cocaina; vengono inoltre introdotte sanzioni penali anche per i consumatori, sanzioni che erano state cancellate dal referendum popolare del 18-19 aprile 1993 in cui si sancì la non punibilità dei consumatori.
A maggio 2008, in un'intervista al sito dei Circoli della Libertà, Giovanardi afferma l'intenzione di introdurre una legge che proibisca tout court qualsiasi manifestazione antiproibizionista: “Vogliamo dire basta alla cultura della droga. E per farlo vogliamo introdurre nell'ordinamento una norma che impedisca di fare propaganda, anche indiretta, a tutte le droghe, comprese quelle cosiddette leggere”.

CONTRO STEFANO CUCCHI - Il 9 novembre 2009 Giovanardi afferma a Radio24 che la morte di Stefano Cucchi, giovane deceduto in carcere a seguito di un arresto per possesso di 20 grammi di cannabis, le foto del cui cadavere dopo l'autopsia, diffuse dai genitori, ne mostrano il corpo segnato da evidenti lesioni, traumi e fratture, sia avvenuta a causa "della droga", in quanto "anoressico, drogato e sieropositivo" (il giovane non era sieropositivo). L'11 novembre Giovanardi si è scusato in una intervista a RadioDue con la famiglia del giovane. Il primo febbraio 2013 Giovanardi afferma: “Ilaria Cucchi sfrutta politicamente la tragedia del fratello” L'affondo dell'onorevole Pdl contro la candidata di Rivoluzione Civile in Emilia-Romagna: "Il ragazzo finì 17 volte in ospedale causa percosse dei suoi amici spacciatori". E ancora: "Era una persona malata, ma nessuna strada o aula parlamentare da dedicargli. Non è stato un esempio per i giovani".

CONTRO L’OMOSESSUALITA’ - Il 20 settembre 2010 Giovanardi, nella trasmissione KlausCondicio, dichiara che nei Paesi in cui sono state legalizzate le adozioni di bambini da parte delle coppie gay è "esplosa la compravendita di bambini e bambine". La dichiarazione ha spinto l'Arcigay a chiederne le dimissioni.
Il 23 aprile 2011 Giovanardi polemizza contro una pubblicità gay-friendly della svedese Ikea dichiarando "Il termine famiglia usato dalla multinazionale è lesivo della Costituzione italiana, perché per essa si deve intendere solo quella formata dal matrimonio tra uomo e donna". L'Ikea replica: "Quella fondata sul matrimonio è una delle famiglie. Noi ci rivolgiamo a tutte le tipologie". Dura risposta dell'opposizione: "Alimenta il clima di omofobia".
Il 12 febbraio 2012 Giovanardi, durante un'intervista a Radio24, paragona un bacio tra donne in pubblico a chi "fa la pipì per strada". Immediate reazioni di alcuni politici, quali Rosy Bindi, secondo la quale "Giovanardi non cessa di stupire per la sua mancanza di pudore e di equilibrio e per la sua pochezza", e Paola Concia che lancia un "mail bombing": "Scrivetegli che l'omofobia è una malattia". Il 25 gennaio 2013, nel corso di un'intervista afferma che "ci sono state persecuzioni di situazioni gay non un Olocausto dei gay".

CONTRO GLI ANIMALISTI - Durante un convegno da lui organizzato presso la Camera il 1 febbraio 2012 ha dichiarato: "Il vero problema è rilanciare e potenziare le nostre eccellenze, ma il settore zootecnico rischia di andare in crisi per una martellante campagna animalista che contesta alla radice, ad esempio, la possibilità di utilizzare le pelli di animali per il made in Italy. Di qui l’aggressione agli allevamenti, la presentazione di un ddl al Senato per proibire in Italia l’allevamento di animali da pelliccia e altre iniziative. Pur nel pieno rispetto della sanità degli animali non bisogna privilegiare gli animali rispetto agli uomini perché da ciò può dipendere la possibilità o meno di uno sviluppo economico."

CONTRO ALDROVANDI - Il 30 marzo 2013 Giovanardi afferma a Radio24 che Federico Aldrovandi non è morto per le botte e che non è stato massacrato. Nella stessa dichiarazione, afferma che il colore rosso visibile nella foto del defunto Federico Aldrovandi, non è riferibile a sangue, bensì al cuscino sul quale poggia la testa del ragazzo. A seguito di queste dichiarazioni la madre del giovane, Patrizia Moretti, annuncia una querela.

A quando la prossima perla? Siamo sicuri che non tarderà ad arrivare.

(Fonte: Wikipedia)

5 commenti:

  1. ma c'è ancora gente che sta ad ascoltare sto povero vecchio rimbambito???

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  2. Personaggi inutili...e senza senso!!!!

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  3. grande Luca, avevo giusto pensato a questa gran testa di cazzo... poi leggo l'articolo

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  4. l'ho letto soltanto perchè l'hai ideato in modo esemplare come sempre, amico mio... questo qua è un essere così ripugnante che al confronto il nano che tanto bistrattiamo ci fa davvero la figura da "Cavaliere": almeno fa quasi sorridere con le sue pagliacciate... Giovanardi, sei un gran coglione!

    Optimus

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  5. e ha pure gli occhi bovini.

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